Redazione1 |
20.01.2008 19:16
SAN DE GENNARO
di Antonio V. Gelormini
Se riuscirà a sciogliere, come neve al sole o come il sangue miracoloso del Patrono, le montagne di sacchetti di rifiuti che dilagano ed imperversano nelle piazze, nelle strade e nei vicoli di Napoli e dell’intera Campania, magari non un monumento, ma un posto di prim’ordine per la sua effige, accanto al Santo napoletano per antonomasia, non gli sarà certamente negato. Il neo Commissario Giovanni De Gennaro, civil servant in attesa di riscatto, ancora una volta è stato “fregato” dall’alto senso dello Stato (come gli ripetono spesso gli amici più cari). E dopo l’incresciosa storia dell’avvicendamento da Capo della Polizia, il paradosso vuole che il prefetto oggi passi da capo di Gabinetto del Viminale a Commissario straordinario per l’emergenza “monnezza” in Campania.
E’ stato detto che rappresenta la scommessa dell’Esecutivo. Che il suo incarico a tempo è la garanzia dell’incisività voluta dall’intervento del Governo. Sarà un’azione concertata, perché in un certo senso, con la sua nomina, è lo stesso Consiglio dei Ministri ad auto-commissariarsi. Troppi, tra i suoi componenti, hanno a lungo avversato la costruzione di termovalorizzatori e in particolare proprio quello di Acerra. Altri, come Alex Zanotelli, continuano ancora a manifestare per il NO a Pianura.
L’emergenza impone interventi pragmatici, per sgombrare il campo e affrontare, con meno assilli, le ipotesi di soluzioni strutturali a problemi mai affrontati nella loro complessa globalità. Perché è anche vero che ben 1.500 discariche abusive e nocive, chiuse dalla magistratura in Campania negli ultimi anni, non avevano mai provocato alcuna manifestazione di piazza o alcun insorgere di cittadinanze attive.
San De Gennaro, come il Commissario è già chiamato dai suoi conterranei, che per fortuna non perdono quello spirito brillante mai domo e perennemente creativo, avrà bisogno di tutta la collaborazione, responsabilità e solidarietà nazionale, per intervenire con efficacia su uno dei focolai incancreniti del corpo-Paese.
Mentre a Roma Romano Prodi incontrava le Regioni, per coinvolgerle nello sforzo comune, lui a Napoli con pudico imbarazzo incontrava i giornalisti. Anche perché: “E’ necessario inviare messaggi chiari alla popolazione”. E a leggere il piglio preoccupato, che trapelava dallo sguardo forzatamente sereno, il messaggio era davvero chiaro: “Ci mettiamo al lavoro. Molto si può fare, anche l’impossibile. Per questo ci stiamo attrezzando. Per quanto riguarda i miracoli, beh è inutile farsi illusioni!”
(gelormini@katamail.com)
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