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ReD: Ci sono andato... |
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26.06.2008
D'Alema torna ossessivamente su un punto: ReD non è una corrente.
Va bene (anche per stanchezza..) ammettiamo che sia così.
Ma allora mi chiedo: perché l'elaborazione delle nuove idee che propone non si può svolgere nel PD?.. magari nei Circoli, per dire una fesseria...
Mi nasce il dubbio che, nella sua visione, i Circoli siano per le masse e le Associazioni per le elite. Di qua la struttura, di là il pensiero.
Hardware e software, insomma, come dirà in un altro passaggio.
Questa supremazia è involontariamente evocata da D'Alema quando assicura che è da tempo che non ha cariche di partito, né gli interessano. Come a dire: non ho alcun potere, né lo cerco.
E qui, avverto l'unico momento di fastidio dell'incontro, perché D'Alema sa benissimo l'enorme potere di cui dispone e volendolo minimizzare, non fa altro che ostentarlo.
In un altro passaggio dice che non vuole rompere le scatole a Veltroni.
Ma così sta creando un "partito clone" ("con sedi in tutta Italia..."), per far capire la differenza che esiste tra come dovrebbe essere organizzato un soggetto politico in grado di produrre idee nuove e la situazione attuale del PD.
Qui, però, gli riconosco uno sforzo innovativo che andrebbe colto, perché bisogna dare atto a D'Alema e i suoi collaboratori di essersi posti con impegno il problema di come valorizzare l'enorme domanda di partecipazione suscitata dal PD, ma ancora inascoltata..
Il limite è che invece di aver portato la questione all'interno del PD, D'Alema si è messo in proprio; marcando un'autonomia organizzativa così spinta, da essere anche politica.
Morale: se per proporre un modello diverso di azione politica, D'Alema sente l'esigenza di creare un'associazione extra-corporea rispetto al PD, con tanto di "doppia militanza" (Pollastrini), allora forse non ci sarà una corrente, ma c'è un problema.
A presto
Massimo
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