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Una Scuola per la Buona Politica a Torino
2.11.2007
E' diffusa la percezione di un generale impoverimento, se non deterioramento, della vita pubblica nelle democrazie contemporanee, e soprattutto nel nostro paese.

Alcune delle cause della patologia non sembrano difficili da individuare: la drammatica difficoltà del sistema educativo scolastico a fronteggiare lo sfaldamento culturale nella società e nelle famiglie, la colonizzazione televisiva delle coscienze, la grave carenza di informazione plurale, seria e indipendente, la crisi delle organizzazioni di massa come partiti e sindacati, in cui un tempo avveniva una parte importante della formazione politica dei cittadini.

In queste condizioni, quella che Norberto Bobbio considerava la più importante promessa non ancora mantenuta della democrazia, la nascita e la crescita del "cittadino educato", sembra destinata a rimanere disattesa.

Ma la democrazia non può vivere senza cittadini "educati": informati e consapevoli, dotati di spirito critico almeno quanto basta per sfuggire alla miopia del proprio particulare e per non farsi irretire nelle superficialità e negli inganni di una comunicazione politica spesso distorsiva e scadente.

Per crescere, i cittadini educati hanno bisogno di spazi, strumenti e occasioni di formazione e autoformazione.

Sulla base di queste considerazioni, i quattro Istituti torinesi di cultura, intitolati rispettivamente a Gobetti, Gramsci, Rosselli e Salvemini, hanno convenuto sull'opportunità di creare a Torino una Scuola per la buona politica, prendendo a modello la Scuola omonima creata a Roma dalla Fondazione Basso, ed hanno deciso di avviare una collaborazione scientifica con la Scuola romana, nonché di stimolare insieme con essa una moltiplicazione di iniziative analoghe in altre sedi, nella prospettiva di istituire una estesa rete di Scuole a livello nazionale.

Obiettivo della Scuola è l'attivazione di una sfera pubblica, ossia di uno spazio di discussione per la rivitalizzazione di una opinione pubblica critica, diffusa ed estesa.

L'autonomia morale e intellettuale che contraddistingue i nostri Istituti di cultura impone di perseguire questo obiettivo in modi e forme del tutto indipendenti da partiti e prospettive di partito e più in generale da progetti o interessi di gruppi e/o istituzioni politiche nazionali o locali.

Perciò la Scuola, nella sua struttura e nelle sue attività, intende differenziarsi chiaramente dalle numerose iniziative in apparenza simili che stanno pullulando in Italia.

La Scuola intende inoltre differenziarsi anche dall'impostazione seguita da altre istituzioni culturali, universitarie o para-universitarie, che adottano il cosiddetto modello "dell'eccellenza", in quanto non si propone compiti di "alta formazione", bensì di educazione ed auto-educazione alla cittadinanza democratica, richiamando l'attenzione attiva dei suoi fruitori su questioni rilevanti per il cittadino come tale, che voglia essere un soggetto critico e incisivo nella società civile e nella società politica.

La Scuola intende privilegiare come allievi-interlocutori le figure dei "mediatori", con particolare attenzione al mondo delle professioni educative e comunicative, e cioè ad insegnanti, soprattutto ai più giovani, a giornalisti, ma anche a pubblici amministratori delle più diverse sedi e livelli e a soggetti che operano nel mondo del volontariato civile.

Verrà richiesta una vera e propria iscrizione, regolata da un apposito bando, e il pagamento di una quota individuale di €100. Le domande di iscrizione verranno vagliate da una apposita commissione.

E' ragionevole pensare che la Scuola possa accogliere un numero di studenti non superiore a 50.

Ispirandosi al modello romano, la Scuola istituisce ogni anno un semestre di attività didattiche, tutte dedicate ad un problema di vasta portata ma convenientemente determinato e preciso, articolandolo in sei temi specifici che saranno oggetto delle singole unità didattiche.

Ogni mese verrà svolta una sola unità didattica, concentrata in una sola giornata di studio.

Ciascuna unità didattica comprenderà:

a) una lezione di un'ora tenuta da uno o due docenti esperti del tema specifico in oggetto, seguita da un'ora di dibattito con gli allievi;

b) un seminario di due/tre ore sul medesimo tema, preparato e condotto da altri due o tre docenti.

Il primo anno didattico della Scuola, che si svolgerà nel semestre gennaio-giugno 2008, sarà dedicato al tema generale Democrazia: eleggere, rappresentare, deliberare, decidere.

Il tema verrà articolato nei seguenti nuclei problematici, che saranno oggetto delle sei unità didattiche:

1. Democrazia, elezioni, partiti
2. Democrazia e nuove forme di partecipazione
3. Democrazia e populismo
4. Democrazia e mercato
5. Democrazia, laicità e società multiculturale
6. Democrazia ed Europa

Le direttive per l'istituzione della Scuola e per l'avvio delle sue attività, per la determinazione dei programmi e dei tempi e modi della loro attuazione, per la scelta dei temi e dei docenti sono state affidate alla cura di un Comitato organizzativo, composto da rappresentanti dei quattro Istituti di cultura torinesi. Michelangelo Bovero ha assunto la funzione di coordinatore delle attività didattiche della scuola.

*****

Scuola per la buona politica di Torino

PROGRAMMA DIDATTICO
gennaio – giugno 2008

1. Democrazia, elezioni, partiti
Quanto e come incidono i diversi sistemi elettorali sulla configurazione del sistema dei partiti e sulle forme della rappresentanza? Come si possono bilanciare il principio della rappresentatività democratica e l’esigenza di stabilità delle maggioranze e dei governi? Come è possibile coniugare efficienza decisionale e partecipazione democratica? La democrazia, per funzionare, richiede sistemi bipartitici o almeno bipolari? Come valutare, dal duplice punto di vista della democraticità e dell’efficienza decisionale, le ricorrenti e differenti proposte di investitura diretta dei capi dell’esecutivo?

31 gennaio 2008
Lezione: Giovanni Sartori
Discussione: coordina Michelangelo Bovero
Seminario: conducono Valentina Pazé, Piero Meaglia, Massimo Cuono

2. Democrazia e nuove forme di partecipazione
Nuovi strumenti di partecipazione sono stati ipotizzati, e spesso “testati”, in questi anni di crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni rappresentative: consulte, giurie di cittadini, sondaggi e forum deliberativi, bilanci partecipativi, che coinvolgono semplici cittadini e/o rappresentanti di comitati civici, di associazioni di categoria, di enti locali, ecc. Riescono simili istituti a fare pesare gli orientamenti della società civile o non finiscono per risolversi in riti di legittimazione di una classe politica che continua a riservare a sé le scelte rilevanti? Quanto sono effettivamente rappresentative alcune di queste nuove arene deliberative? Quali rapporti intrattengono con le forme consolidate della rappresentanza democratica? Devono essere considerate come istituzioni alternative o complementari? Quanto risultano efficaci nel produrre buone decisioni collettive?

28 febbraio 2008
Lezione: Luigi Bobbio
Discussione: coordina Alfonso Di Giovine
Seminario: conducono Valentina Pazé e Stefania Ravazzi

3. Democrazia e populismo
Il tema verrà affrontato entro due prospettive differenti e complementari. Da un lato, è necessario un chiarimento delle nozioni stesse di populismo e di “antipolitica”, per poter procedere ad una analisi orientata da interrogativi come i seguenti: quali sono i volti e le dimensioni del populismo contemporaneo? Quali le condizioni sociali, culturali, istituzionali che favoriscono l’ascesa di partiti e movimenti populisti? Sino a che punto fenomeni e dinamiche dell’antipolitica populista possono convivere con i principi e le regole della democrazia? Dall’altro lato, è opportuna un’analisi delle politiche economiche tipiche dei regimi populisti, con particolare riferimento al fenomeno dell’indebitamento pubblico creato dai governi di destra e alle sue ricadute sulle scelte della sinistra, spesso costretta a politiche “impopolari” di risanamento del bilancio e a derive tecnocratiche. Ne consegue una ridefinizione dell’identità storica di destra e sinistra?

27 marzo 2008
Lezioni: Alfio Mastropaolo e Gian Luigi Vaccarino
Discussione: coordina Claudio Vercelli
Seminario: conducono Valentina Pazé e Gabriele Magrin

4. Democrazia e mercato
Verranno messi a confronto due punti di vista diversi. Per un verso, pare necessario inquadrare il problema del rapporto tra le istituzioni democratiche e le dinamiche economiche in ambito nazionale e internazionale, con particolare riferimento alle dimensioni articolate e interconnesse della globalizzazione: si può temere che la società globale di mercato stringa la democrazia in un “abbraccio mortale”? Per altro verso, si tratta di chiarire il ruolo delle varie Authorities indipendenti nel regolamentare il mercato e salvaguardare l’equilibrio dei poteri indispensabile ad un corretto funzionamento della democrazia. Rispetto alle forme storiche della democrazia economica, in che modo vengono ridefiniti i confini tra sfera della decisione democratica e sfera del mercato? Come si possono prefigurare forme di regolazione dell’economia in grado di conciliare efficienza ed equità?

10 aprile 2008
Lezioni: Marco Revelli e Filippo Cavazzuti
Discussione: coordina Sergio Scamuzzi
Seminario: conducono Valentina Pazé e Lino Sau

5. Democrazia, laicità e società multiculturale
Quali nuovi problemi pone alle istituzioni liberal-democratiche la composizione sempre più multiculturale e multireligiosa delle nostre società? Quali risposte dovrebbe dare lo Stato alle richieste di riconoscimento pubblico avanzate da comunità religiose, in particolare dalla chiesa cattolica e dalle comunità islamiche? E’ compatibile con la democrazia l’attribuzione di rilevanza pubblica a identità collettive pre-politiche? L’obiettivo dell’integrazione degli immigrati e più in generale delle minoranze etnico-culturali nella nostra società va perseguito anche attraverso la previsione di “diritti culturali”, da affiancare ai classici diritti dell’uomo e del cittadino? Serve in Italia una nuova legge sulla libertà di religione?

22 maggio 2008
Lezione: Luigi Ferrajoli
Discussione: coordina Marco Brunazzi
Seminario: conducono Valentina Pazé e Ermanno Vitale

6. Democrazia ed Europa
Sarà anzitutto utile fare il punto sullo stato di avanzamento, o di stallo, del processo di integrazione delle istituzioni politiche europee, per poter procedere a stimolare la riflessione intorno al tema specifico della democrazia in Europa. Quali risultati ha prodotto la discussione sul “problema democratico” delle istituzioni europee? Quali canali di visibilità e di ascolto esistono o potrebbero essere predisposti per veicolare le istanze della società civile europea? Quale destino hanno avuto le istanze di federalismo presenti nel progetto originario di integrazione europea? Quali istituti ne conservano l’ispirazione originaria? Quale funzione e quale efficacia è riuscita ad ottenere la Carta di Nizza? L’Europa si è “costituita” o si va costituendo come un vero soggetto politico?

26 giugno 2008
Lezione: Elena Paciotti
Discussione: coordina Luigi Bonanate
Seminario: conducono Valentina Pazé e Patricia Mindus


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