«Noi siamo pronti a cercare un' intesa parlamentare con la maggioranza, con l' obiettivo di rafforzare i poteri della vigilanza a difesa dei risparmiatori. Ma va sgomberato il campo da un problema di fondo: il governo non può cavalcare il caso Parmalat per deformare gli assetti istituzionali del Paese».
E' un' offerta vincolata quella che Pierluigi Bersani propone al centrodestra. Un' apertura, ma anche un' avvertimento:
«La nostra non è una difesa sacrale della Banca d' Italia - spiega il responsabile economico dei Ds - però non è concepibile trasferire da via Nazionale all' esecutivo il ruolo di garanzia della stabilità del sistema bancario».
Scusi Bersani, anche lei parla di Bankitalia, banche e assetti istituzionali. Ma allora è vero, come dice qualcuno, che i risparmiatori sono in fondo al vocabolario del centrosinistra...
«Guardi, il problema della stabilità bancaria non è un dettaglio. Ormai in Italia gli istituti di credito sono azionisti di peso in moltissime imprese, a cominciare dalla Fiat: se si impone un clima che paralizza l' operatività delle banche, saranno guai. Invece sarebbe il caso di metterle in condizione di trovare partner industriali, anche esteri, che collaborino al rilancio delle aziende».
Ancora banche e ancora aziende. E i risparmiatori?
«A chi accusa il centrosinistra di aver trascurato i risparmiatori vorrei ricordare che dal caso Enron in poi, noi sosteniamo l' opportunità di rafforzare la Consob, rendendo più ficcante il potere d' indagine e quello sanzionatorio, e di regolare con efficienza il ricorso ai paradisi fiscali. Senza contare che sono stati i governi di centrosinistra ad allestire il funzionamento delle authority di settore e a varare la legge Draghi. In tre anni, invece, le uniche cose fatte dal centrodestra sono la derubricazione del falso in bilancio e una riforma del diritto societario sbagliata».
Se il clima è questo, come fa a parlare di collaborazione con la maggioranza?
«Perché siamo disponibili a rivedere il sistema dei controlli. Ma certo non possiamo condividere quello che si legge sulle intenzioni del ministro Tremonti, vale a dire una super-authority con lo statuto varato dal governo e con un presidente nominato sempre da Palazzo Chigi. Così l' esecutivo può mettere mano direttamente nel sistema creditizio e finanziario, deformando inoltre le garanzie di indipendenza delle istituzioni. è la linea già avviata con il decreto taglia-spese e con la Finanziaria varata umiliando il ruolo del Parlamento».
Che idea si è fatto dello scandalo Parmalat? Lei conosce bene l' imprenditoria emiliana: si tratta davvero di un caso imprevedibile?
«Stanno emergendo fatti al di là dell' immaginabile, quindi mi sembra difficile pensare che qualcuno possa dire oggi "lo sapevo". Certo, si intuiva la difficoltà di Parmalat nel sostenere un' espansione notevole, in un settore come quello agroalimentare dove guadagnare è molto difficile. Ma erano difficoltà percepite non a questi livelli di patologia».
Il timore è che casi come la Cirio o la Parmalat possano essere la punta di un iceberg...
«Una patologia così evidente non significa che sia estesa a tutti i livelli. Certo, esiste una fisiologia precaria del sistema. In questi anni né il capitalismo familiare né quello di Stato hanno risolto il problema endemico dell' industria italiana: il reperimento delle risorse essenziali per la competizione. Così si sono stressati i due canali tradizionali, il credito e l' emissione di obbligazioni, con una vigilanza e con i risparmiatori privi degli anticorpi adeguati».
E' l' immagine del declino industriale che il presidente Ciampi ha esortato a combattere. Come se ne esce?
«Cambiando la rotta scelta da questo governo che ha abbassato l'asticella delle regole per le imprese, che ha puntato sul taglio delle tasse, peraltro non realizzato, che ha frenato le liberalizzazioni».
Questi gli errori del governo. Le vostre proposte?
«Favorire la dimensione europea delle imprese, aiutare quelle che hanno un marchio competitivo all' estero, maggiore severità sulle regole contabili e fiscali, incentivi orientati a obiettivi condivisi».
Un' ultima domanda su Parmalat. Come giudica il provvedimento del suo successore, Marzano?
«Prevedo problemi a Bruxelles: certe iniziative vanno varate dopo aver trattato con la Commissione europea. Conveniva limitarsi ad un' accelerazione della Prodi-bis».