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Dalla sindrome del Titanic al Panico (Ciro Ramaschiello)
7.05.2008
La sconfitta politica pone in agenda l’autocritica per ricercare gli errori che l’hanno determinata e forse l’approfondimento su dove e come i vincitori hanno fatto breccia nell’elettorato. E’consueta la sintesi con il “non siamo stati capiti” o come nei casi di massima apertura politica la deduzione che i vincitori abbiano saputo meglio cogliere e/o leggere le richieste della società. Nei casi peggiori invece imputare l’insuccesso alla perdita di valori della società e/o ad una comunicazione manipolata, che parla alla pancia anzichè alla testa ed alle coscienze.

Questi aspetti certamente contengono parti di verità, magari con diversi livelli gerarchici di importanza e di intensità, ma in questa fase storica sono chiavi di lettura inadeguate se non forvianti per capire cosa trasuda dalla società e non solo da quella italiana.

Scenario italiano:
I risultati elettorali si alternano freneticamente, non solo invertendo le maggioranze ma anche con scossoni sempre più devastanti ai partiti, che hanno già causato, nel recente passato la scomparsa della maggior parte di quelli della prima repubblica ed ora anche della seconda, vale a dire: la sinistra arcobaleno non c’è più, il resto del centro sinistra si è salvato grazie alla creazione del PD, la stessa PDL non è cresciuta nonostante abbia vinto le elezioni ed un partito territoriale come la Lega ha raccolto grossi consensi. Succede inoltre che ai sindacati tradizionali ( CGIL, CISL, UIL) si ritrovino iscritti lavoratori (in calo) che aderiscono solo perché “al momento” queste organizzazioni sono meglio riconosciute ai tavoli delle trattative, mentre molti iscritti danno il voto a forze politiche ideologicamente non affini. (votano ad esempio Lega nord).

Sindacati come l’ UGL acquisiscono crescenti consensi praticando politiche non ideologizzate e interrompendo ogni collegamento con partiti di riferimento, entrano cioè, nel merito delle sole problematiche dei loro iscritti e continuando per giunta a lavorare senza mischiarsi col mondo politico. Diversamente sono 700 mila i delegati sindacali staccati a spese dei lavoratori mentre un terzo dei parlamentari proviene dai sindacati. Anche questa è casta.

In Spagna vi è stata la riconferma della sinistra grazie all’innovazione, alla discontinuità e al buon lavoro di Zapatero, ma all’interno di un contesto paese in fase di progresso economico-sociale.

In Inghilterra i Laburisti hanno subìto una epocale sconfitta nonostante non avessero governato male e perdendo persino il comune di Londra dove il sindaco laburista uscente si era comportato decorosamente, mentre quello conservatore entrante è normalmente ritenuto una persona poco seria ed affidabile. Al contrario della Spagna, però, con un quadro socio-economico di paese in declino e comunque con molte certezze di benessere a rischio.

Si può azzardare che i tradizionali modelli di analisi e di autocritica abbiano maggiore validità in contesti sociali stabili, dove gli alti e bassi rientrano in una tendenza generale che nei tempi medio lunghi sia comunque orientata alla crescita ed al miglioramento.

La fase di regresso e declino, nella quale la percezione generale viaggia (e non solo percezione), paventa un rischio di irreversibilità al peggioramento cronico che dà spazio ad un sentimento che nasce dalla pancia e che non sentendosi compreso dalla classe politica, esplode con insofferenza e rifiuto verso chi e cosa è preposto a lavorare per il miglioramento delle sue condizioni di vita (antipolitica).

Questo caos favorisce elettoralmente chi è all’opposizione e chi a colpi di slogan afferma che risolverà in breve i problemi. Il centrosinistra ed in misura minore il PD, danno la sensazione di vedere i problemi ma si dimostrano incapaci di soluzioni concrete, diversamente la destra cogliendo il disagio, “spara” soluzioni senza dare l’impressione di avere capito i problemi, guardano il dito e non la luna.

In tutto questo si è inserito la Lega che opera sul territorio cercando di combattere gli effetti mettendoli sullo stesso piano operativo con le cause.

I paesi che godono ancora di benessere ragionevolmente stabile (tipo gli USA) oppure che vivono in una fase tendenzialmente di miglioramento (come la Spagna) e non hanno ancora ne toccato ne percepito il rischio o l’inizio di un decadimento economico e/o di costume che metta a repentaglio i propri stili di vita, hanno reazioni più composte rispetto al voto. Diversamente, dove questa percezione è acquisita, la reazione diventa scomposta e violenta.

La Rabbia
Per lungo tempo, i cittadini hanno accumulato malessere e nausea in conseguenza di una gestione pubblica fatta di sperperi ed appropriazioni indebite, da parte di caste parassite e ciò che in passato è stato mal tollerato, non lo è più, anche per la carenza di risorse per alimentarle.

Oggi l’elettore votando mena fendenti, reazione ancora democratica, corrispondente ad una richiesta di aiuto, una fase che può precedere quella ultima, di autodichiararsi schiavo di qualcuno e/o qualcosa in cambio di un po’ di ordine………

Dal macro al micro:Il mondo bussa alla nostra porta. Ci sono eventi epocali che stanno sconvolgendo il mondo fino ad entrare in casa nostra: fenomeni migratori, incremento esponenziali dei consumi energetici ed alimentari, crescita demografica, carenza delle risorse naturali, inquinamento,ecc. che pongono quesiti difficili, che richiedono classi politiche preparate e lungimiranti, capaci di lavorare in coordinamento con i loro cittadini.

Le valutazioni di questi fenomeni formulate su basi ideologiche, come accadeva nell’800 e 900, sono destinate a frantumarsi, in assenza di una guida democratica lungimirante, inducendo nei cittadini “panico” da sopravvivenza, come se si stesse raggiungendo il fondo, condizioni nelle quali l’agitarsi causa guai peggiori: “qui la politica deve fare il salto di qualità”.

Processo che deve passare attraverso il recupero del rapporto fiduciario dei politici verso i cittadini, ottenibile solo attraverso un concreto radicamento, sviluppando capacità di ascolto, risolvendo quelle priorità che i cittadini pongono e combattendo il vero nemico della società italiana che è il parassitismo pubblico e privato, burocratico e di potere, in tutte le forme di casta con le quali si manifesta.

Diciamo qualcosa di centrosinistra.
Cominciamo col dire da dove non conviene partire. Non conviene dalle ideologie, né da generiche considerazioni sulla società, fondate su dati essenzialmente demoscopici, utili solo per analizzare andamenti ma inadeguati per prendere decisioni e/o governare.

Partendo dalla considerazione che” il cittadino è il fine” e che politica ed istituzioni sono il mezzo, ne segue che da essi si parta per arrivare alle istituzioni e non viceversa. Essere riformatori liberaldemocratici di sinistra quale ilPD dovrebbe essere, vuol dire: mettere i cittadini al centro di ogni processo sociale, fornirgli assistenza e servizi per fare in modo che tutti godano delle stesse opportunità (prima fra tutte sicurezza, istruzione e sanità) potendo liberamente concorrere senza sovrappesi nella costruzione del benessere personale e collettivo, consentendo mobilità sociale,coniugando interesse personale e bene comune.

Essere di centrosinistra e più in particolare del PD, vuol dire disporre di una base ideale che si fa strumento di lavoro per il cittadino e la collettività.

Più in generale offrire un servizio pubblico non vuol dire necessariamente che l’operatore debba essere pubblico.

Rimane la scelta di chi (pubblico, privato, volontariato) e a quale livello (comune , regione, stato,) può offrire il miglior servizio, al costo più basso per la collettività, anche in una prospettiva di lungo periodo, badando che lo smantellamento pubblico non esponga a ricatti privati.

Ci sono cose che il pubblico può fare meglio del privato e viceversa.

Qualunque sia la soluzione i cittadini devono avere chiara la percezione che il tutto stia procedendo nel miglior modo possibile per lui e nell’interesse generale.

Rapporto Fiduciario
Il recupero del rapporto fiduciario dei politici verso i cittadini è indispensabile non solo per per impedire all’antipolitica di alzare la testa ma anche quale condizione necessaria affinchè la complessità delle questioni, oltre che necessitare di politici lucidi, trovi cittadini attenti. La fiducia si guadagna passando attraverso l’eliminazione di ogni forma di casta formatasi in seno alla politica ai sindacati, alle cooperative, alle società partecipate, agli ordini professionali, nelle comunicazioni; così come negli enti e le burocrazie inutili, nelle pubbliche consulenze, nei privilegi professionali e di categorie, cancellando balzelli, e tutte le forme di elusione (sono le evasioni di furbi e potenti), ecc.

Per avere credibilità dai cittadini bisogna dimostrare di avere a cuore le loro stesse questioni e di dare priorità a quelle cose che sentono basilari e che chiedono (oggi sicurezza, potere d’acquisto e sgravi fiscali).

Sulla base di questa credibilità la classe politica deve poi prospettare soluzioni che spesso sono di natura complessa (ad esempio il tema della pressione fiscale non può prescindere dal parlare del debito pubblico e tagli di spesa, oppure non tutte le questioni di sicurezza si risolvono solo attraverso un rafforzamento delle forze di polizia).

Intercettare le istanze dei cittadini può essere inutile (come ci è successo per troppo tempo) quando non ne sono chiare le urgenze, le sue priorità ed intensità.

Ai cittadini che denunciano disagio sociale e/o economico, non si può dire di avere pazienza perché il tutto rientra in una dinamica mondiale di globalizzazione dove i loro disagi altro non sono che gli effetti collaterali, bisogna invece combattere questi disagi.

Quando amministratori attenti provano a risolvere problemi dei loro concittadini come nel caso di Bologna con Cofferati, non lo si dovrebbe aggredire ideologicamente come fosse un tiranno, mentre i suoi cittadini ne apprezzano, credo giustamente, l’operato.

Conclusioni
Le chiavi di lettura politica del 900 della società, hanno perso molto della loro validità.

I cittadini devono essere il fine e la politica un mezzo per assecondarne benessere, sicurezza ed aspirazioni coniugando interessi individuali e collettivi.

La classe dirigente ha un lavoro immane da compiere, ovvero far fronte a società e problemi sempre più complessi e per questo urge che recuperi un rapporto fiduciario solido, che le consenta di farsi ascoltare, riconquistando la credibilità ed il radicamento persi.

Se la politica non riuscirà a mettere mano in modo efficace ai problemi prioritari (sicurezza, potere d’acquisto) perderà ogni credibilità col rischio di offrire i cittadini su un piatto d’argento a chi fornendo un po’ di sicurezza chiederà loro di rinunciare alla Libertà.

Ciro Ramaschiello


Terza pagina
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