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Esperienza Circoli PD - documento da Bologna
27.06.2008
Il contributo del circolo luogo Lavoro Unipol –Vico Crescimbeni al dibattito del Partito Democratico (12/6/2008)
La nota che segue è la sintesi di un dibattito che ha visto coinvolti gli iscritti del circolo.
Lo mettiamo a disposizione degli altri iscritti del circolo e del Partito Democratico , come contributo al dibattito in corso

1.Premessa

Lo spirito costruttivo e la voglia di fare e di nuovo che aveva animato tantissime persone, giovani e meno giovani, a partire dalle primarie dell’ottobre scorso , attraverso i congressi ,fino alla campagna elettorale, sta lentamente scemando, consumata dalle voci, dalle polemiche, dall’incertezza. La preoccupazione per un ritorno al passato è forte : un passato legato non tanto e non solo alle contrapposizioni fra i due maggiori partiti fondatori, quanto dalla presenza di singole voci, di gruppi che si costituiscono o si ricompongono.

Parole tante , proposte chiare e comprensibili poche, mentre la parte avversa dà segnali di concretezza , o come tali appaiono. Con questo stato d’animo i Democratici del Circolo V. Crescimbeni del Gruppo Unipol si sono confrontati sulla situazione politica attuale, e portano alla attenzione della Dirigenza del P.D. considerazioni e proposte, perché ritengono che siano i circoli, (e non i sondaggi ), le orecchie che possono portare la conoscenza delle esigenze, dei bisogni, delle attese e delle speranze della gente, è dai circoli che può venire una forte spinta verso il nuovo tramite la formazione di una nuova classe politica che non faccia più riferimento ai partiti di origine ma solo alla nuova formazione E’ con questa volontà che diamo mandato al responsabile del Circolo di rappresentare e sostenere queste considerazioni in tutte le istanze in cui sarà possibile esprimersi e contare.

2. I principi

Occorre stabilire e condividere unanimemente il principio secondo cui il Partito Democratico è l’espressione dei suoi iscritti, dei circoli e del popolo delle Primarie.

L’applicazione di questo principio, oltre a costituire una posizione teorica che immaginiamo condivisa da tutti, è l’unico modo per mantenere e ravvivare il coinvolgimento delle persone che Veltroni è riuscito a trascinare e a convincere del progetto PD. Si tratta di persone spesso estranee ai consueti circoli della politica e che devono essere valorizzate, coinvolte, sentite e infine portate a partecipare a decisioni democratiche. Durante la campagna elettorale questo significava trascinarle emotivamente in qualità di supporter. E’ stato importante, ha posto le basi per lavorare adesso.

Da oggi, ed in futuro , tutti,dirigenti, militanti storici e nuovi aderenti debbono sapersi mettersi in discussione , facendo attenzione a non cadere nel burocratismo e superando i modelli fin ora seguiti per mettere in atto questo nuovo modo di fare politica in cui tanti hanno creduto La democrazia deve partire anzitutto dall’interno del Partito.

3. Il partito

I Democratici hanno bisogno e sentono la necessità di ritrovare, come durante la campagna elettorale, un punto di riferimento forte e autorevole e quindi Walter Veltroni deve tornare a parlare alla gente, alla propria gente, certamente non con un tour elettorale, ma imponendosi, come lui sa fare, agli organi d’informazione in modo efficace ma semplice.

In quest’ottica la proposta di “tornare in piazza” in autunno può essere un importante passaggio.

In questa fase, più di altre, c’è più bisogno di una voce unica e ferma, per superare la delusione post elettorale e per gettarci alle spalle le giornaliere contraddizioni e l’esperienza dell’Unione.

Ciò non significa imporre il silenzio agli altri autorevoli esponenti del partito, ma il loro esprimersi e parlare deve essere in sintonia con il progetto del P.D.

In questo modo potremmo eliminare tante contraddizioni che mettono in difficoltà gli aderenti nel confronto quotidiano con i cittadini e con gli avversari, avendo altresì elementi per convincere altri ad aderire alle nostre proposte.

Percepiamo il rischio reale che le idee si trasformino in correnti o in fondazioni; in questo modo non si crea il nuovo, ma si replicano, nel peggiore dei modi, difetti che ci hanno già portato alla sconfitta e lontani dalla gente, difetti che ritenevamo superati dalle nostre scelte politiche, non ultime le primarie.

Sentiamo parlare in termini problematici del Congresso, della sua anticipazione.

Se serve si faccia, anche in tempi brevi, un Congresso anticipato, che serva, però, non a far prevalere una corrente sull’altra ma a decidere su tutto ciò che d’importante è in discussione, come la linea del partito, Laicità, Alleanze, Collocazione Internazionale……..

Facciamoci capire e diamo elementi alla gente, ai nostri iscritti, ai simpatizzanti, per dare loro delle chiavi univoche per capire ed agire politicamente; forniamo informazione e mostriamo comportamenti che sappiano contrastare la gran pubblicità in atto a favore del governo, facendo emergere con semplicità e in modo comprensivo le nostre idee e le nostre proposte.

Cerchiamo di non ripetere gli errori avvenuti durante gli anni del governo Prodi, sul cui operato stanno già lavorando da destra per distruggere ciò che si era ottenuto (ad esempio il protocollo sul welfare, sottoscritto da milioni di lavoratori) e che forse stiamo difendendo troppo poco (a proposito,non comprendiamo il perché e i tempi della scelta del Presidente Prodi di lasciare la Presidenza del Partito).

La necessità di migliorare i nostri livelli di comunicazione potrebbero portarci ad individuare a livello nazionale e territoriale dei portavoci, esperti in comunicazione, capaci di smascherare le contraddizioni avverse con interventi sistematici, ma è a livello politico che dobbiamo fare la maggior chiarezza.

Solo se saremo liberi dai condizionamenti che fino ad ora ci hanno e ci stanno limitando potremo emergere come forza politica e avere un ruolo, che ci potrà portare fra 5 anni al governo. Andiamo avanti nella scelta d’essere “Liberi”, le stesse esperienze elettorali con IDV e con i Radicali si stanno dimostrando in questi giorni (gli accordi hanno un senso?) più figlie del passato che speranza per il futuro.

Alle prossime tornate elettorali dovremmo presentarci “liberi” con un programma definito in confronto con i cittadini, non mercanteggiato né in fase di stesura né in fase di realizzazione; eventuali alleanze si potranno avere solo con l’accettazione del nostro programma e con l’impegno concreto di una sua piena attuazione.

In questo contesto è decisivo il compito dei Circoli a cui compete un ruolo importante per la scelta degli obbiettivi, dei dirigenti, dei rappresentanti. Siamo la prima istanza in grado di avere la percezione reale delle esigenze e delle attese dei cittadini e per dare loro una prospettiva positiva del futuro; e quindi, siamo il modo che il PD ha per porsi ed essere percepito come espressione della volontà popolare e non come casta politica.

4.Le primarie

Le Primarie sono lo strumento, da istituzionalizzare, per dare continuità alla volontà e alla necessità di contare e partecipare della gente, per determinare il nuovo dal basso. Sono il nostro primo esercizio di democrazia e quindi vanno sempre attivate, soprattutto in questa fase di costruzione del P.D.

L’esperienza delle ultime elezioni, Roma in testa, dovrebbe convincere anche i più scettici.

Importante che siano Primarie vere e percepite come tali, dove ogni candidato presenti e sostenga un SUO concreto programma, che affronti il presente che si proietti nel futuro con al centro i bisogni della gente e non solo il risultato economico. Primarie con dei tempi tali da permettere la discussione dei programmi di vedere le diverse visioni dei problemi, di comprendere necessità, ostacoli e prospettive.

Tutti i competitori devono assumersi l’impegno, a risultato concluso, a sostenere compatti il vincitore, il suo programma definitivo per la campagna elettorale, che potrà anche essere il frutto del confronto nelle Primarie.

La credibilità dei candidati, il confronto fra i programmi, la loro attuabilità e la capacità di risolvere in modo positivo e propositivo (e non supinamente ruffiano) i problemi della città e dei cittadini sono gli elementi che ci devono portare a scegliere i nostri candidati.

In questo modo, riconoscendosi nel programma , diventa più semplice e naturale appoggiare il candidato che vincerà le primarie, chiunque sia.

Non è un problema di nomi: è un problema di democrazia, di un metodo che vogliamo affermare e che ci differenzi dai nostri avversari e dal passato.

Attraverso le Primarie potranno emergere nuove figure che dimostrando capacità, impegno e qualità potranno assumere ruoli di dirigenza nel partito e creare nel breve periodo una nuova classe dirigente locale e nazionale, novità e ricambio sempre necessari per una forza politica che guarda al futuro.


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