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XVII Conferenza Internazionale sull’AIDS Mexico City, 3-8 Agosto
4.08.2008
dalla conferenza: Alessandra Cerioli, responsabile Area salute della Lega Italiana per Lotta contro l’AIDS (a.cerioli@lila.it www.lila.it)

3 agosto

Si è aperta oggi a Città di Messico la XVII Conferenza Internazionale sull’AIDS (IAC), la prima in un paese dell’America Latina.

La Conferenza è organizzata dalla IAS (International AIDS Society) in collaborazione di partners locali quali il Governo Federale Messicano, il Distretto federale di Città di Messico, la comunità scientifica messicana e la comunità delle persone che vivono con l’HIV (PLHIV) e internazionali quali l’UNAIDS (Programma congiunto delle Nazioni Unite sull’HIV e l’AIDS) in co-sponsor con l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), l’ICASO (International Council of AIDS Organization), il GNP+ Global (Network of People Living with HIV/AIDS), l’ICW (Woman Living with HIV/AIDS), il Word YWCA, l’Asian Harm Reduction Network.

Il programma della conferenza, come sempre, ruota attorno a tre fondamenti principali: la scienza, la comunità delle PLHIV e la leadership politica. I principali temi trattati saranno: scienza di base, trattamenti e ricerca clinica, epidemiologia e prevenzione, aspetti sociali ed economici, politica.

Sono previsti 22.000 delegati che arriveranno da tutto il mondo richiamati dallo slogan di questa edizione:

Azione Universale Adesso (Universal Action Now).

Come ricorda Pedro Cahn, presidente della IAS, fu nel 2005 che i leader mondali, sotto la guida dell’ONU, promisero che il 2010 sarebbe stato l’anno dell’accesso universale alla prevenzione al trattamento per tutte le PLHIV. A tre anni da quell’evento - se si vuole raggiungere entro due anni quest’obiettivo ambizioso - è necessario e urgente unire gli sforzi di tutti i soggetti coinvolti nella lotta contro la pandemia.

I dati ci dicono che alla fine del 2007 vi erano 33 milioni di PLHIV nel mondo dei quali 2,7 milioni infettatisi nell’anno, per un totale di 2 milioni di persone morte di AIDS. La Repubblica Sudafricana rimane lo Stato più colpito e 2/3 delle persone sieropositive vivono nell’Africa Sub-Sahariana. Sono circa 3 milioni di persone che ricevono i trattamenti nei paesi con risorse limitate e questo numero rappresenta solo il 31% dei 9,7 milioni di hiv+ che hanno bisogno di una terapia antiretrovirale.

Per la prima volta la Conferenza si svolge in America Latina, ed è in particolare nell’America centrale/caraibica che si stima siano 230.000 le persone sieropositive, delle quali 20.000 infettatesi nel 2007. La zona caraibica risulta essere la seconda area con la più alta prevalenza: l’1,1% dopo l’Africa Sub–Sahariana.

In America latina il numero delle persone hiv+ sale a 1,7 milioni, delle quali 140.000 infettatesi entro l’ultimo anno. Gli Stati più colpiti sono Argentina, Messico, Brasile e Colombia.

La via di trasmissione più frequente è quella sessuale. Benché il contagio eterosessuale sia quello più frequente, la trasmissione tra MSM (uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini) sta aumentando vertiginosamente soprattutto in Bolivia, Ecuador e Perù. Il 64% della PLIHV riceve il trattamento ed è una quota importante se si pensa al 30% dell’Africa Sub-Sahariana e al 25% dell’ Sudest Asiatico. Ma i dati dell’America Latina vanno letti con attenzione perché l’accesso ai trattamenti a alla prevenzione è molto diversa tra paese e paese. Si va dal Brasile dove l’ottimo programma governativo ha permesso di rendere accessibile gratuitamente la terapia antiretrovirale ad altri stati in cui la situazione è ancora disperata (per es. Haiti).

Per studiare come frenare in questa regione l’avanzata (soprattutto tra i giovani) dell’infezione, nella settimana precedente la Conferenza sono stati tenuti molti meeting istituzionali.

Tra gli altri è stato importante l’incontro del 1° agosto della maggioranza dei ministri della salute e dell’educazione latino-americani: nel documento finale la sessualità è stata riconosciuta formalmente come una parte rilevante dell’essere umano durante tutta la vita e si è preso atto dell’alta percentuale di giovani che inizia la vita sessuale attiva in giovane età. Di conseguenza i governi presenti si sono impegnati ad inserire la salute sessuale - intesa anche come rispetto del genere e dei differenti orientamenti sessuali - come parte integrante di tutti i programmi educazionali dell’infanzia. Dopo un intenso dibattito che ha visto alcuni oppositori quali la Giamaica e il Belize, che pretendevano che venisse menzionata l’astinenza sessuale come uno dei metodi di prevenzione della trasmissione del virus, è stata approvata da 26 paesi sui 34 della America Latina la dichiarazione di intenti “Prevenire con l’educazione”. La dichiarazione non contiene la parola astinenza ma, per accontentare tutti i governi partecipanti (tra cui alcuni stati centroamericani che considerano l’omosessualità una malattia e sono contrari all’uso del condom anche tra gli eterosessuali), si è aggiunta una frase molto generica che riconosce il valore della famiglia ma anche il rispetto di tutti gli orientamenti sessuali.

Si può considerare questa dichiarazione come uno dei primi successi della XVII Conferenza e un grande risultato del governo messicano che ha organizzato il meeting.

In Messico alla fine del 2007 si contavano 198.000 persone sieropositive e, nel primo semestre del 2008, il 21% delle nuove diagnosi riguarda donne eterosessuali, molte delle quali infettate dal partner fisso. Nel paese sono 46.000 le persone in trattamento in carico al servizio sanitario pubblico ed è proprio per arginare i costi e per aumentare il numero delle persone in trattamento che alla vigilia della Conferenza il governo messicano ha minacciato di importare farmaci antiretrovirali generici.

Dopo la minaccia annunciata, la Merck Sharp & Dome ha annunciato che ridurrà del 41% il Sustiva e del 37% quello del nuovo inibitore delle integrasi Raltegravir. La contrattazione sta continuando anche con altre aziende farmaceutiche.

Questa è la mia quarta Conferenza Internazionale sull’Aids ma, a differenza delle volte precedenti, quest'anno mi sono presa l'impegno di seguire in particolare i lavori sulle strategie di prevenzione sia dal lato scientifico che politico, compresa la "positiv prevention" prevenzione per le persone sieropositive, criminalizzazione della trasmissione. Inaspettatamente il giorno prima della partenza mi è arrivata anche la nomina dal parte del Sottosegretario alla Salute a rappresentare la Commissione Nazionale AIDS (CNA) alla Conferenza.

ore 19 inizia la cerimonia di apertura

Come da rituale è Pedro Cahn che apre a cerimonia ricordando a tutti i governi che la lotta contro l'AIDS deve essere indirizzata contro il virus e non contro le persone sieropositive.

Il messaggio è molto chiaro ed è diretto ai 67 stati che negano l'entrata o la residenza alle persone sieropositive. Nell'ultimo anno vi è stata una forte pressione sia a livello del Parlamento europeo sia della IAS affinché il governo statunitense rimuova la restrizione dell'entrata nel paese per le ILAIDS, e proprio in questi giorni è arrivata la notizia che gli States stanno approvando un progetto di legge che rimuoverà il divieto.

Tra il materiale in dotazione ai delegati della Conferenza vi è un opuscolo fatto come un passaporto con la lista di tutti i paesi che hanno qualsiasi tipo di restrizione all'ingresso.

L'opening prosegue con molti rappresentanti di Stato - tra cui Botswana, Mozambico, Saint Kitts e Nevis (Caraibi) e ovviamente Messico -, Margaret Chan direttrice dell’OMS, Peter Piot direttore esecutivo dell’UNAIDS, seguito da Ban Ki-Moon segretario generale dell'ONU.

Ogni intervento ripete quello che ormai sta diventando un vero e proprio mantra di tutti questi eventi: la lotta contro la pandemia si vince solo se si garantiscono l'accesso alla prevenzione e al trattamento per tutti quelli che lo necessitano; lottando contro stigma e discriminazione; assicurando i diritti umani alle persone che utilizzano sostanze per via iniettiva, alle persone che si prostituiscono e ai migranti.

La vera sorpresa della cerimonia è nel discorso pronunciato dal presidente della Repubblica messicana Calderon, quando annuncia il progetto del suo governo per contrastare l'infezione: integrazione nell’educazione dei giovani introducendo nelle scuole dei programmi di salute sessuale; acquisto di milioni di preservativi maschili e femminili da distribuire gratuitamente; introduzione nel paese dei farmaci antiretrovirali (ARV) generici, infatti Calderon - citando la Rivoluzione messicana e il festeggiamento del bicentenario del 15 settembre - comunica di aver rimosso la legge che impediva la loro importazione e afferma che, per raggiungere l'obiettivo dell'accesso universale ai trattamenti per il 2019, almeno per il Messico non c'è altra via.

Nella sala stampa da dove seguo la cerimonia tutti i giornalisti sono in agitazione dalla notizia. Calderon parla in spagnolo e in sala non c'è la traduzione in inglese: ci stiamo tutti chiedendo se abbiamo capito bene. Domani le agenzie riporteranno il discorso e lo sapremo.

Tra tante parole, finalmente la messa in pratica di Azione Universale Adesso.

Lega con i neonazi al congresso anti-Islam di Roberto Bianchin, Repubblica - 4 Agosto 2008

MILANO - La campagna contro l´Islam si allarga all´Europa. Movimenti conservatori, di estrema destra, ma anche di stampo apertamente neonazista, hanno organizzato per il 19 e 20 settembre prossimi a Colonia, in Germania, un «Congresso contro l´islamizzazione». Per dire no alla costruzione delle moschee nelle città europee, ma anche per opporsi, con una risposta «nazionale e identitaria», alla strisciante «islamizzazione delle nostre città».

Al congresso, promosso dal movimento xenofobo tedesco «Pro Koln» diretto dall´avvocato Markus Beisicht, sono annunciate, tra gli altri, le partecipazioni del presidente del «Front National» francese Jean Marie Le Pen, e dell´eurodeputato Mario Borghezio per la Lega Nord, l´unico partito italiano rappresentato. Borghezio conferma l´adesione. I dirigenti leghisti dicono invece di non saperne nulla.

«Da come mi è stato presentato, si tratta di un convegno che ha come obiettivo quello di opporsi alla costruzione di una moschea a Colonia - spiega Borghezio - e per me tutto quello che va contro le moschee, va bene». «So che saranno presenti forze conservatrici e movimenti di destra, anche estrema - aggiunge - ma non mi risulta la partecipazione di gruppi neonazisti. Qualora ci fossero, potrei anche cambiare idea e ritirare l´adesione».

Il fronte dei partecipanti, secondo il sito informativo francese «Rue 89», raccoglie un po´ tutta la galassia dell´estrema destra europea. Si va dal partito indipendentista fiammingo Vlaams Belang diretto da Filip Dewinter, nato sulle ceneri del Vlaams Blok, sciolto dall´Alta Corte belga per incitamento alla discriminazione e all´odio razziale, al movimento «orgogliosamente neonazista» dell´Npd.

Secondo alcuni osservatori, al congresso sono attesi più di mille estremisti di destra. L´obiettivo degli organizzatori di «Pro Koln», un movimento che raccoglie elementi provenienti dal Npd, dai Republikaner e dalla «Deutsche Liga fur Volk und Heimat», sarebbe non solo quello di opporsi alla costruzione della moschea di Colonia-Ehrenfel e di catturare voti per le prossime elezioni tedesche con una propaganda di stampo razzista. Ma anche, o soprattutto, quello di scatenare in tutta Europa una feroce ondata anti-Islam. Secondo lo storico francese Jean-Yves Camus, uno dei maggiori studiosi dei movimenti dell´estrema destra, «numerose formazioni politiche nazionaliste e xenofobe» si sarebbero riunite ad Anversa nei mesi scorsi per lanciare un movimento contro «l´islamizzazione delle città».


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