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Attacco alla libertà di stampa
7.04.2010

Attacco alla libertà di stampa :Tremonti raddoppia i costi postali
Con un blitz a sorpresa il Governo ha eliminato il regime delle agevolazioni tariffarie. Per tutta l'editoria un colpo da almeno 200 milioni di euro di costi aggiuntivi. Protestano le associazioni di settore mentre si teme per i livelli di produzione e l'occupazione per un'editoria già in crisi

In silenzio, e a poche ore dalle elezioni, i ministri Tremonti e Scajola hanno colpito al cuore la stampa italiana (già alle prese con difficili operazioni di ristrutturazione aziendale) cancellando le tariffe agevolatele per le spedizioni postali. Con un decreto del 30 marzo che è entrato in vigore il 31 (con un’urgenza che non si capisce a cosa sia dovuta) il Governo ha di fatto più che raddoppiato i costi di spedizioni di quotidiani e riviste distribuite in abbonamento postale (con un aggravio di costi di almeno 200milionid euro), mettendo di fatto in crisi la gran parte degli editori italiani che sono già alle prese con un calo di lettori e pubblicità per la recessione. Se non fosse che di queste prove di forza il Governo ne ha già fatte in passato, salvo poi trovare una via d’uscita che garantisse l’attività anche di chi non fa televisione, ci sarebbe da denunciare un vero e proprio attentato alla libertà di stampa.

E tutto ciò, altro sospetto che in molti dicono a mezza voce, per colpire i sindacati e le associazioni no profit (che sono da tempo nell’occhio attento di Tremonti perché sospette di non essere sempre allineate col Governo) che godono, al pari delle società editrici di queste agevolazioni per le spedizioni postali delle loro pubblicazioni. Il tutto, va ricordato, in un contesto che vede le poste come unico soggetto monopolista da cui dipende la distribuzione della stampa italiana. E ciò alla faccia del libero mercato e della concorrenza.

Il problema è che a fronte di un raddoppio dei costi di spedizione (alla faccia della riduzione delle tasse…) molti case editrici saranno nell’impossibilità di trasferire sui lettori questi costi (pensiamo agli abbonamenti annuali in corso) aggiungendo nuove perdite a quelle già pesanti finora accumulate. Per la stampa tecnica e specializzata (che è uno dei motori dell’aggiornamento in tutti i settori produttivi del Paese) si arriverà invece ad una riduzione delle tirature e diffusioni, con perdite secche di posti di lavori nelle redazioni, nelle tipografie e in tutti i servizi legati alla comunicazione. E questo, si badi bene, in assenza totale di quei provvedimenti da tempo richiesti di investimenti nella larga banda di Internet che permetterebbe di garantire nuove modalità di informazione.

Comprensibile che su queste basi ci sia stata una dura presa di posizione di tutte le associazioni degli editori (mentre finora tacciono stranamente quelle dei giornalisti e dei tipografi, quasi che la cosa non debba loro interessare …). «Siamo profondamente indignati per un provvedimento improvviso, non annunciato e che per la sua applicazione immediata sconvolge tutte le pianificazioni commerciali del mondo dell'editoria libraria» dice ad esempio il presidente dell'Associazione italiana editori (Aie) Marco Polillo, secondo il quale «al di là del merito e delle ragioni dell'iniziativa siamo allibiti del fatto che in nessuna occasione né Poste, né gli organi istituzionali competenti ci abbiano dato la minima indicazione di una decisione imminente e sconvolgente per il nostro settore. Le ricadute saranno pesanti non solo in termini economici per la vita delle case editrici, ma anche per la cultura e l'informazione del paese: il canale postale è infatti uno strumento fondamentale di diffusione dei libri, soprattutto in quelle zone d'Italia non servite da librerie».

La Fieg, Federazione italiana degli editori di giornali, protesta per parte sua contro il decreto ministeriale ed esprime «preoccupazione e assoluta contrarietà a tale misura», di cui chiede «un ripensamento quanto meno su tempi e modi». La sospensione delle tariffe agevolate «avrebbe l’insostenibile effetto di far gravare sugli editori un nuovo onere» e per di più «di farlo retroattivamente, e cioè imponendo la tariffa piena anche agli abbonamenti in corso, retti da condizioni non più negoziabili. Sarebbe un pesantissimo aggravio di costi per i già difficili bilanci delle imprese che si avvalgono del servizio postale». In alternativa, la Fieg chiede un intervento che «in un ragionevole arco temporale preveda una progressiva riduzione della misura dell’agevolazione, fino al raggiungimento di un livello sostenibile per lo Stato e gli editori». La Fieg si dice «pronta a un confronto immediato» che riguardi, fra l’altro, «l’apertura al mercato dei servizi di recapito dei giornali in abbonamento».


L’Anes, l’Associazione della stampa tecnica e specializzata, denuncia invece «la gravissima decisione, sia nei contenuti sia nella tempistica, che ha colto di sopresa tutte le associazioni della filiera che, come ANES, stavano da mesi conducendo una battaglia politica in difesa del mantenimento delle agevolazioni, seppur con la previsione di aumento delle tariffe che era stata annunciata. In questi termini, si tratta pertanto di un provvedimento improvviso, di cui gli organi istituzionali preposti non hanno dato alcuna indicazione - nè possibilità di confronto ed intervento - alle associazioni che rappresentano il mondo editoriale. ANES, con il supporto di RETI e in sinergia con le altre associazioni, continuerà a mettere in campo tutte le forze per perseguire l'emanazione di un successivo decreto, così come enunciato all'art. 2 del decreto odierno, che reintroduca lo strumento dell'agevolazione per i restanti mesi del 2010».

Segnaliamo infine che gli uffici postali, anch'essi colti di sorpresa dall'emanazione di questa nuova direttiva, stanno conseguentemente bloccando tutte le spedizioni dei periodici in tariffa agevolata, bloccando in alcuni casi la libertà di espressione e di comunicazione...

fonte: http://www.italiaatavola.net:80/articoli.asp?cod=14789


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