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Il Teatro Fara Nume
7.04.2005

Il Teatro FARA NUME
Via Baffigo 161 - OSTIA PONENTE
Tel. 06-56.12.207
presenta
La Compagnia di Danza Contemporanea
ESPRESSIONE DANZA
Diretta da
ALESSANDRA GRASSO
in
"DALLA PARTE DELL'OCCHIO"
MUSICHE eseguite dal vivo dal
Maestro ANDREA SERAFINI
VENERDI 8 APRILE ore 21,00
SABATO 9 APRILE ore 21,00
DOMENICA 10 APRILE ore 18,00

INFORMAZIONI ,PRENOTAZIONI e PREVENDITA
presso ESPRESSIONE DANZA - Via Di Dragone 362-362/a - tel. 06-523-11-524
presso Teatro FARA NUME - Via Baffigo 161- tel. 06-56.12.207
ENTRATA GRATUITA per i minori di anni 12 accompagnati da un genitore






Dalla parte dell?occhio

L?occhio guarda per questo è fondamentale. È l?unico che può accorgersi
della bellezza.
La visione può essere simmetrica lineare o parallela, in perfetto allineamento
con l?orizzonte. Ma può essere anche asimmetrica, sghemba, capricciosa,
non importa, perché la bellezza può passare per le più strane vie, anche
quelle non codificate dal senso comune.
E dunque la bellezza si vede perché è viva e quindi reale. Diciamo meglio
che può capitare di vederla. Dipende da dove si svela. Ma che certe volte
si sveli non c?è dubbio.
Ed ecco perché bisogna stare dalla parte dell?occhio.
L?occhio che osserva, scruta i dettagli e l?orizzonte insieme, vede le piccole
e le grandi cose, il gesto minimo e l?azione prolungata.
E la cecità allora? No, la cecità non è un problema, almeno fino ad un certo
punto. Il cieco vede gli odori, riconosce i movimenti dell?aria, si accorge
con la sua sensibilità. Perché la bellezza quando appare sposta tutti i
sensi. E si sa anche far ascoltare. No, la cecità non è un problema.
Il problema è avere occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono,
nemmeno l?ordito minimo della realtà. Occhi chiusi. Occhi che non vedono
più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente.
Forse perché non credono che la bellezza esiste. Ma sul deserto delle nostre
strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi
d?infinito desiderio.
Barbaro, Sperdutezza, ?.

La riflessione di Barabaro ci è parsa particolarmente adatta per proporre
il nostro lavoro. Ciò che presenteremo il 19 febbraio vuole essere infatti
un invito a stare dalla parte dell?occhio attraverso la danza.
Tutto ciò che vive possiede un proprio movimento che agisce la bellezza
dell?essere. Ogni forma vivente esprime un proprio respiro, un proprio modo
di mostrare la vita che la anima.
Il movimento è quindi qualcosa che appartiene profondamente alla natura
ed è attraverso esso che si compone in ogni istante l?eterna poesia di forme
e colori dei suoi scenari. Comunicare questo vuol dire farsi portatori di
un messaggio semplice ma veramente significativo.
In tal senso ci piace definirci un gruppo in movimento: l?attenzione che
ad esso poniamo, la sperimentazione delle sue diverse modalità e dinamiche
costituiscono una ricerca che può avvicinare il danzatore e lo spettatore
a un incontro dal quale può nascere l?esperienza della bellezza. In questa
ricerca non è la composizione estetica del gesto danzante, né alcun tipo
di virtuosismo tecnico, che vogliamo trovare ed elaborare. Il nostro è piuttosto
un laboratorio nel quale ciascuno si mette in gioco insieme agli altri per
scoprire la propria profonda appartenenza al movimento e per arrivare ad
acquisirne una consapevolezza sempre maggiore al punto da volersi fare espressione
e comunicazione. Ecco cos?è per noi la scena: il momento della condivisione,
il tempo magico di un racconto, l?attimo in cui un gruppo in movimento diventa
il movimento di un gruppo.



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