27.01.2006
UN LEADER INAFFIDABILE di Antonio V. GELORMINI Inaffidabile. Trattato alla pari di un debitore moroso, che le studia tutte per non far fronte ai suoi obblighi, che cerca di dilazionare il più possibile la liquidazione del dovuto e spera con forza nell’arrivo, prima o poi, di un provvidenziale condono. Reto pede, curiosa espressione dialettale meridionale, usata in genere per apostrofare chi viene meno alla parola data. Prerogativa già venuta alla luce con la verifica delle promesse non mantenute dal premier e degli impegni presi e non assolti col famoso “contratto con gli italiani”. “Si vota ad aprile secondo gli accordi”, aveva continuato ad affermare fino a qualche giorno fa. Poi, come quei ragazzi che non vogliono chiudere la partita, perché stanno perdendo, ha cominciato col chiedere di prolungare il tempo di gioco, fino a minacciare l’ormai abituale “rovesciamento del tavolo”, pur di non cedere all’evidenza dei fatti. L'ossessione all’ubiquità nel maggior numero di trasmissioni televisive e radiofoniche, accompagnate dall’irrefrenabile tendenza al monologo debordante, gli ha reso evanescente la prerogativa degli uomini d’onore, facendogli dimenticare cosa voglia dire: “Avere una sola parola”. Il Capo dello Stato si è visto costretto, quindi, a pretendere un “pagherò” e non sicuro della solvibilità del firmatario, ha pure chiesto l’avallo e la garanzia di una solenne dichiarazione pubblica di impegno. Una comunicazione formale, per le rassicurazioni reclamate dal Colle. Mai si era arrivati ad una tale situazione di marcata diffidenza fra due dei più importanti organi costituzionali della Repubblica Italiana. Questo teatrino istituzionale dimostra in forma tangibile quali rischi si profilano con la sconsiderata riforma di recente approvata, nota ai più come devolution, e quale importanza avrà l’appuntamento referendario, ultimo baluardo a difesa di una Carta Costituzionale sfregiata e violentata. Intanto, il cerone bronzato abbonda sull’espressione non più tanto sorridente del premier, che continua a moltiplicarsi sugli schermi, nello strenuo tentativo di recuperare tutto il recuperabile, cercando di rastrellare consensi soprattutto fra gli alleati. Per ogni esagerazione, si sa, prima o poi arriva l’effetto nausea. E gli italiani cominciano a risentirne. Gli indici d’ascolto mostrano una calma piatta e i sondaggi parlano di una montagna che partorisce l’ineffabile topolino. L’effetto stupor mundi del Cavaliere, che incollava e ammaliava i telespettatori, è in calo evidente. Oggi al suo apparire cambiano canale senza pietà . La sindrome da dissolvenza o “l’angoscia di sparire”, come l’ha definita Umberto Galimberti, ormai ha preso piede, crea panico e provoca reazioni scomposte. Sarà davvero dura fino al 9 aprile. (gelormini@katamail.com)
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