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Lettera aperta a Rosy Bindi di A.De Porti
28.01.2007

Cara Rosy Bindi,  in veste di  ex-Ministro della Sanità, 

io sono un vecchio Tuo estimatore politico, ex-Venezia ed ora Feltre-Belluno, ben conosciuto dagli On.li  Fistarol, Crema, Bressa e tanti altri (tanto per citare quelli che stanno in parlamento, vicini a Te).

Sulle liberalizzazioni di Bersani sono perfettamente d’accordo e mi auguro che si persegua sulla strada imboccata, anche se ciò non viene abbastanza capito dalla gente comune. Domanda: “Perché non si riforma la sanità dalla a alla z in modo che sia davvero la domanda di sanità ad essere soddisfatta e non chi fa l’offerta”, tanto per adoperare una dialettica di tipo economico  ?  E mi spiego, in quanto, anche qui,  la gente comune non capisce o forse capisce sin troppo bene ma non possiede gli strumenti per farsi ascoltare.

Tu un giorno dicesti, proprio qui a Belluno, in Sala Muccin,   da Ministro della Sanità, che la buona sanità sta nella mediocrità.  Ed io Ti ho battuto le mani perché avevi ragioni da vendere.

Non sarà facile la riforma che io propongo, ma  penso che se si incominciasse a cambiare la filosofia della gestione sanitaria, invertendo il privilegio della classe medica (in questo caso di chi fa l’offerta) rispetto al paziente (e cioè di chi fa  domanda di sanità) le cose cambierebbero in un battibaleno, forse dimezzando i costi della gestione sanitaria. (Ometto di parlare del discorso “medici di base” in questa sede, di cui non condivido la loro strutturazione, con tutto il rispetto per la loro alta professionalità)

Ecco le prime cose da fare.

Primo. Chi opera nelle strutture pubbliche  (chiunque esso sia, primario, medico qualunque ecc.ecc), se vuol esercitare la professione privata lo deve fare per conto proprio, ai suoi domicili, extra-moenia,  e senza utilizzare le strutture pubbliche pagate dai cittadini e non da loro medici; io penso che questo privilegio arrechi un beneficio incommensurabile ed illegittimo  a chi si avvale di strutture  pubbliche per operare nel privato, a seconda della convenienza, circostanza sinora tollerata perché è difficile mettersi contro un medico, specie se primario….ed anche perchè – diciamocelo senza paura – il medico si trova sempre in posizione psicologicamente dominante rispetto ad un paziente che, al contrario, si trova in posizione di necessità  (e questa è una leva che, se non è psicologicamente ricattatoria, poco ci manca)  Sarebbe come, tanto per fare un esempio banale,  se un meccanico lavorasse a casa propria e poi magari andasse ad utilizzare dal suo datore di lavoro gli strumenti che gli mancano a casa….o giù di lì.

Secondo.  Bisogna assolutamente evitare e punire se del caso, chi si rende colpevole di questo fatto, a dir poco delinquenziale  (diciamocelo una volta per tutte): non è assolutamente accettabile che una prenotazione venga fissata mesi e mesi dopo,  anche 6-7, quando invece, se richiesta privatamente  nello stesso ospedale e magari con lo stesso medico, si possa ottenere in giornata !  Questa è malasanità da perseguire legalmente !

I signori medici non devono restare seduti in varie poltrone, ma devono scegliere,  restando obbligati ad un doveroso e verificabile aggiornamento, pena la loro defenestrazione. Come avviene in tutti i contesti della vita sociale. O non lo facciamo perché abbiamo paura,   in caso di bisogno…

Gli sprechi, amici miei, non sono nelle...garze o in un po’ di alcol in più, ma in questo andazzo incivile ed inaccettabile !

Se uno schieramento politico dovesse por mano ad una riforma civile  della specie, siatene certi, otterrebbe risultati plebiscitari…ed i costi verrebbero dimezzati !

                                                                                                               ARNALDO DE PORTI


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