10.02.2007
CHE IMBARAZZO QUEL MARIA
di Antonio V. GELORMINI
Adesso Silvio Berlusconi dirà che è stato frainteso e che la battuta sui gay non aveva nulla a che fare con il loro collocamento a sinistra. Il suo era solo lo scontato riferimento, comunemente usato, per indicare “quelli che stanno dall’altra parte”, magari avvicinando anche l’immancabile dito all’orecchio.
Il sospetto che la gaffe di Monza non sia tale, ma faccia parte di quelle mosse studiate apposta per fare notizia e rubare la scena, cosa che gli riesce mirabilmente ogni volta, è piuttosto fondato. Posto che sia alquanto inverosimile la sorpresa per il nome del candidato sindaco, al suo fianco sul palco, Marco Maria Mariani. Difficile pensare, infatti, ad un Cavaliere ignaro del comunissimo uso di Maria, quale secondo nome, in Italia e non solo.
Davvero difficile se si pensa che ad un invaghito Enrico Maria Salerno lui stesso soffiò la passione e la bellezza di un’avvenente Veronica Lario, in uno storico teatro milanese. Difficile pensare che all’uomo di televisione siano sconosciuti attori come Klaus Maria Brandauer, Adalberto Maria Merli, Orso Maria Guerrini o Gian Maria Volonté. Improbabile che l’editore non conosca una griffe come Franco Maria Ricci. Decisamente impossibile che a un milanese praticante possa sfuggire la figura carismatica del cardinale Carlo Maria Martini.
Il passaggio sui gay era già confezionato e aspettava solo un appiglio per poter essere esibito. L’imbarazzo del candidato sindaco leghista, che cercava di giustificare il Marco Maria, ritenuto forse poco virile, deve essergli apparso come quello più opportuno. E non ha perso occasione.
“Livello da sabbiature”, avrebbe detto il comico Pazzaglia sollevando appena da terra il palmo della mano. Ma tanto è bastato per conquistare la razione quotidiana di spazio multimediale.
(gelormini@katamail.com)
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