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Rilanciare i movimenti.
23.10.2003

PER UNA NUOVA POLITICA, PER IL RILANCIO DEI MOVIMENTI, PER UN’EUROPA DELLA PACE E DEI DIRITTI
Cari amici,

negli ultimi mesi, discutendo informalmente tra alcune persone impegnate a livello sociale e politico, è emersa la necessità di approfondire una riflessione sullo “stato dell’arte” dei movimenti e della stessa politica e, soprattutto, delle loro prospettive e dei possibili intrecci.
Una riflessione che, metodologicamente, riteniamo debba essere quanto più aperta e plurale possibile. In questa fase ci sembra che gli esiti di tale riflessione, dal punto di vista di apertura di un percorso stabile e della definizione di contenuti ed elementi programmatici, possano essere sì auspicati ma non preconfezionati.

Per questo proponiamo un percorso a tappe: l'adesione al testo riportato qui sotto e la successiva partecipazione all'assemblea pubblica del 23 novembre a Roma. Da lì confidiamo - ma assieme lo verificheremo – si potranno definire e condividere i passaggi successivi.

Un cordiale saluto

Sergio Segio

PS: per ragioni organizzative, le adesioni devono pervenire possibilmente entro martedì 28 ottobre

Per adesioni: tel: 02.8054907. fax. 02.89692116. Mail: societainformazione@noprofit.org

*******
PER UNA NUOVA POLITICA, PER IL RILANCIO DEI MOVIMENTI, PER UN’EUROPA DELLA PACE E DEI DIRITTI

In questi ultimi anni è cresciuta la speranza che, a partire dai nuovi movimenti, dal protagonismo sociale che li ha caratterizzati e dai contenuti critici da essi avanzati, potesse ravvivarsi e rinnovarsi anche l’azione delle attuali forme di rappresentanza politica e partitica.

Il dibattito, le iniziative e le proposte attorno alla questione della globalizzazione e dei suoi effetti hanno sicuramente arricchito culturalmente e interrogato politicamente lo scenario italiano, compresi pezzi significativi delle forze e partiti della sinistra e del sindacato.

Le grandi mobilitazioni poste in essere dalla CGIL, in particolare con il grande evento dei 3 milioni di cittadini che hanno manifestato per i diritti a Roma il 23 marzo 2002, testimoniano di quello stesso fermento e di una positiva interazione.

Così pure, il variegato mondo dell’associazionismo, della cooperazione sociale e del volontariato ha trovato in quei contenuti e in quelle manifestazioni nuova e necessaria linfa vitale e un luogo naturale per la propria pratica sociale, anch’essa bisognosa di verificarsi sul piano dell’autonomia, della capacità critica e dei processi di democrazia interna.

Lo stesso vale per i Cobas e il sindacalismo di base, l’area dei centri sociali, la sinistra sociale diffusa.

Conferme e nuovo impulso sono venuti anche alle forze e sensibilità da tempo attive sulle questioni ambientali ed ecologiste. Questioni che erano e rimangono centrali e vitali, che sono da imporre con forza nelle agende politiche e nei programmi di governo.

È un impasto virtuoso di differenze che ha poi trovato una larga rappresentazione nelle mobilitazioni contro la guerra, sfociate nella giornata europea e mondiale per la pace del 15 febbraio 2003, in cui oltre 100 milioni di persone sono scesi nelle piazze.

Questa fecondità di iniziative e il proliferare di nuovi soggetti non hanno, tuttavia, sinora prodotto un effettivo e significativo rinnovamento, da un lato, né una reale efficacia trasformativa, dall’altro.

Sia pure in misura e maniera diverse, tanto la politica nelle sue espressioni e dinamiche istituzionali, quanto i movimenti appaiono spesso viziati da un’autoreferenzialità di fondo, dalla tentazione dell’autosufficienza o dalla teorizzazione dell’impermeabilità l’una dagli altri.

Il che porta la politica a una navigazione a vista, a una povertà progettuale e a una coazione a ripetere e perpetuarsi uguale a se stessa, e i movimenti al progressivo inaridirsi delle proposte, della partecipazione e del consenso.

E, d’altra parte, ciò comporta per tutti l’insufficiente capacità di contrastare i processi in corso. Sia a livello globale (si veda appunto e ad esempio la questione della guerra in Iraq), sia per quanto attiene l’Italia, dove sembrano inarrestabili le derive di restringimento e snaturamento dei luoghi e delle procedure della democrazia, di aggressiva messa in discussione del pluralismo nell’informazione, della difesa dei ceti più deboli, dei diritti nel lavoro, dello stato sociale, dell’istruzione pubblica, della salute, delle politiche sui redditi, sulla previdenza e sull’equità fiscale, delle politiche penali e carcerarie e complessivamente dei problemi della giustizia, delle politiche sull’ambiente, l’alimentazione, l’acqua, i trasporti, il suolo e il territorio. Sempre più evidente e aggressiva è anche la politica neoautoritaria portata avanti dalla maggioranza di governo su vari temi: droghe, immigrazione, prostituzione, psichiatria, giustizia minorile.

Rispetto a questo insieme di questioni c’è un attacco a tutto tondo che ha già lasciato segni profondi nell’architettura costituzionale e, prima ancora, nella qualità della vita dei cittadini, i cui diritti e garanzie sono sempre più consegnati alle logiche del mercato e dunque sottratti a una dimensione universalistica.

Maggiore e più urgente si è pertanto fatta l’esigenza di trovare una nuova efficacia politica, di istruire e sperimentare nuovi percorsi che sappiano mettere in relazione i movimenti con le forze politiche organizzate. Va oltretutto considerato che il prossimo 2004 sarà anno di elezioni europee ed amministrative.

Le risposte a queste esigenze non possono essere precostituite a tavolino da alcuno. Nemmeno, crediamo, possano essere ipotizzate se non si mettono in discussione anche i modi, non solo i luoghi, della partecipazione e della decisione.

Un rinnovamento della politica, così come una diversa efficacia e maturità dei movimenti, passano necessariamente attraverso anche una diversa logica e forma della rappresentanza, caratterizzata da orizzontalità e compartecipazione. Non sono singoli leader che possono garantire o rappresentare il rinnovamento, che è tale proprio perché sa anche reinventare le forme e non solo focalizzare nuovi contenuti.

La verticalità e il leaderismo, l’accettazione passiva dei meccanismi di un sistema mediatico onnivoro e avvolgente che produce spettacolarizzazione e divorzio tra immagine ed effettività, forme e contenuti, programmi e valori, assieme all’autoreferenzialità, costituiscono tare mortali per ogni nuovo percorso politico.

Da questi pochi ma netti punti fermi pensiamo si possa e si debba partire in un percorso di riflessione e confronto, quanto più aperto e plurale possibile, orientato alla concretezza e auspicabilmente capace di innescare percorsi politici.

Proponiamo un primo appuntamento nazionale:

Domenica 23 novembre, ore 10

Centro Congressi Cavour, Via Cavour, 50/A, Roma

Assemblea pubblica aperta a tutti


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