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Partito Democratico, come non deve nascere
17.03.2007
A proposito di come il Partito Democratico NON deve nascere. Questa lettera
è un appello firmato da coloro i quali in Gayleft hanno deciso di non uscire
dal Partito dei DS e proseguire nel percorso del Partito Democratico.
"Lettera aperta a Prodi, Fassino e Rutelli"
Ci ricorda un antico proverbio che anche la pazienza ha un limite.
Credevamo di averlo già abbondantemente superato con le dichiarazioni della
senatrice Paola Binetti, che nei giorni scorsi aveva affermato in tv di
considerare l'omosessualità alla stregua di una forma di «devianza sociale».
Purtroppo ci siamo dovuti ricredere, leggendo le dichiarazioni del ministro
della Famiglia Rosy Bindi, la quale ha affermato con nonchalance che ritiene
sia preferibile «che un bambino stia in Africa, piuttosto che crescere con
due uomini, o due donne», poiché non si possono «creare in laboratorio né
orfani, né disadattati». Il tutto senza alcun rispetto né per le coppie di
genitori omosessuali, né per i loro bambini, né per un continente come
quello africano in cui i bambini spesso sono costretti a vivere in
condizioni difficili, malati e malnutriti. Perché una cosa è non condividere
la possibilità di adottare per gli omosessuali, posizione pur sempre
legittima, altra cosa è insultare quegli omosessuali che sono genitori e i
loro figli.
Ognuno, com'è naturale, ha pieno diritto di esprimere liberamente le proprie
opinioni e non siamo certo noi a mettere in discussione questo diritto. Il
problema, però, è che in queste settimane con queste persone ci accingiamo a
costruire un partito assieme. E al di là della libertà di opinione, che pure
è sacrosanta, è il rispetto della nostra dignità di cittadini che sta
venendo a mancare. Un partito è fatto di idee, valori, speranze condivise.
Lo si costruisce attraverso un'etica comune fondata sul rispetto dell'altro,
anche quando le opinioni magari non coincidono del tutto, nonché sulla
ricerca del confronto. Un partito non può che essere una comunità di donne e
uomini liberi che si rispettano e che scelgono di costruire percorsi
condivisi e battaglie comuni.
In questo momento noi purtroppo non ci sentiamo affatto rispettati, tutelati
da queste aggressioni continue che ci arrivano dall'interno, ora persino dal
nostro governo. Non ci sentiamo liberi. Siamo da mesi impegnati a costruire
ponti con altre culture, con l'obiettivo di costruire il terreno per
soluzioni condivise che facciano avanzare il livello di civiltà del nostro
paese, ma vediamo che altri non fanno altro che bruciarli questi ponti,
negandoci la nostra dignità, esprimendoci il loro disprezzo.
Vogliamo poter credere nella sfida del partito democratico. Ma vi chiediamo
garanzie certe, nero su bianco, a partire dallo statuto di quel partito. A
partire dai comportamenti quotidiani. A partire dal Manifesto fondativo, che
va riscritto assieme. Perché noi in un partito con chi ci discrimina e ci
nega anche solo il rispetto e la dignità non potremmo mai entrare.
Forse non sta a noi dirlo, ma un partito che nascesse senza di noi non
sarebbe altro che un partito più povero. Vi chiediamo risposte chiare e vi
preghiamo di non tacere, perché anche il silenzio sarebbe colpevole. Perché
non sarebbe altro che la conferma dei nostri timori.
Andrea Benedino, Anna Paola Concia, Franco Grillini, Fabio Astrobello,
Angela Barbagallo, Stefano Bucaioni, Celeste Buratti, Alfredo Capuano,
Alessio De Giorgi, Daniele Garuti, Nunzio Liso, Vanni Piccolo, Enrico Pizza,
Francesco Rocchetti, Agata Ruscica, Antonio Soggia, Ennio Trinelli, Marco
Volante, Alessandro Zan
Terza pagina
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