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Principi universali dell'Uguaglianza
19.04.2007
I 14  PRINCIPI  UNIVERSALI  DELL'UGUAGLIANZA  E  DELLA  DEMOCRAZIA  NEL  3°  MILLENNIO

                      (www.5leviers.it)


Art.1
I diritti che appartengono ad ogni uomo, da quando nasce fino a quando muore, sono quello alla vita, alla libertà, alla proprietà, alla continuità del lavoro e del reddito lavorativo, alla salvaguardia della salute di tutto il pianeta, alla sicurezza.

Gli uomini, da quando nascono fino a quando muoiono, sono tutti liberi e uguali davanti alla legge.
Tale libertà e tale uguaglianza si perpetrano e si consolidano attraverso la democrazia, le leggi, il lavoro, lo Stato, il mercato, il capitale.
Il capitale non è solo il fine del mercato ma soprattutto il mezzo per l'uguaglianza sostanziale ed effettiva di tutti gli uomini del futuro.
Il capitale stabilizzato è il massimo strumento dell'uguaglianza sostanziale definitiva tra tutti gli uomini del mondo.

Il diritto alla vita si esplica anche respirando, bevendo, coltivando.
L'aria, l'acqua e la terra sono risorse che appartengono, nella loro totalità, a tutti gli uomini, e sono soggette a deterioramento e depauperamento.
Essendo tali, ogni singolo uomo ha diritto a che esse non siano contaminate, in nessuna parte del mondo.
Ogni individuo del mondo ha diritto a che il consumo di acqua venga razionalizzato per legge, al fine di essere equamente distribuita.
La contaminazione di aria, acqua e terra è un "crimine contro l'umanità", ed i contaminatori devono rispondere penalmente di tale reato.

Art.2
La democrazia è un diritto di ogni individuo, ma anche una situazione concreta di benessere, una situazione materiale.
La democrazia è fatta di diritti, di libertà, e di una concreta, precisa e certa condizione economica, che deve rendere effettiva la fruizione dei diritti e delle libertà, da parte di ogni individuo.
La garanzia concreta e certa di un lavoro dignitoso per tutti, è la condizione imprescindibile per l'esistenza di una democrazia.

Art.3
La democrazia dovrà consistere, per quanto riguarda il suo aspetto concreto, nella garanzia di almeno un posto di lavoro, (due, per le famiglie con figli) fino all'età della pensione, per ogni famiglia e per ogni cittadino single.
Ciò, al fine dell'eliminazione della povertà nella società. Solo così si raggiunge la partecipazione alla democrazia.

Il lavoro può essere fisso, a termine o a tempo parziale, ma il reddito deve essere sempre fisso, e fissato sempre al di sopra della soglia di povertà.
La temporaneità e la parzialità del posto di lavoro, devono essere sempre compensate dalla continuità del lavoro in sé, nel senso che la successione dei vari posti di lavoro a termine o parziali, deve essere continua.
Tuttavia, nel caso di vuoto lavorativo causato dal passaggio da un posto di lavoro all'altro, tale vuoto dovrà essere comunque retribuito, almeno in maniera sufficiente, e coperto dalla previdenza sociale.

Art.4
Il mercato è il più concreto e potente strumento della democrazia ("materiale").
Per tale motivo, esso deve essere libero.
La libertà del mercato si legittima in quanto essa è funzionale al raggiungimento di un concreto benessere materiale per tutti (in pratica, la piena occupazione obbligatoria).
Solo se il mercato viene indirizzato verso il suddetto risultato, e solo se non ostacola o reprime il raggiungimento di quel risultato stesso, allora esso può essere totalmente libero.
Intanto il mercato può essere pienamente libero, in quanto rispetti le suddette condizioni, essenziali per l'esistenza della democrazia moderna.
I creatori della ricchezza sono il mercato e lo Stato insieme.

Art.5
Lo Stato, per la parte di sua competenza, decide la direzione del mercato, al fine di rendere le decisioni economiche dei singoli, utili al raggiungimento del benessere materiale per tutti gli individui.
Dunque, compito e dovere assoluto dello Stato, è quello di predeterminare e decidere i concreti risultati finali delle azioni economiche che si svolgono nel mercato, ed anche delle azioni degli organi pubblici riguardanti l'economia.

Lo Stato, tranne che per alcuni aspetti, non avrà nessun potere di gestione nelle imprese. Egli agirà come semplice "socio" delle imprese, socio avente l'esclusivo interesse del maggior sviluppo possibile delle imprese private e della piena occupazione effettiva costante.

Art.6
Lo Stato, attraverso un particolare e scientifico metodo di coordinamento in un sistema, delle azioni degli operatori del mercato, ed anche di quelle pubbliche, dovrà rendere certi i risultati del mercato, cioè dovrà rendere certo il risultato del concreto benessere materiale per tutti.

Art.7
Per rendere utili le azioni del mercato, cioè per raggiungere il risultato di un certo e concreto benessere materiale per tutti, lo Stato dovrà programmare ed imporre un sistema di stabilizzazioni (automatico ed autoalimentatesi) nella propria politica economica.
Senza tale sistema di stabilizzazioni, quel preciso e certo risultato non si potrà raggiungerlo in maniera piena e concreta.

Art.8
Attraverso la piena attuazione del sistema di stabilizzazioni, lo Stato avrà il dovere di eliminare la povertà.

Art.9
L'attuazione del sistema di stabilizzazioni scientifiche automatiche, nel sistema socio-economico è un diritto costituzionale di ogni cittadino.

Art.10
Il diritto di ogni individuo a partecipare alla democrazia, viene esercitato sia attraverso il diritto al voto, sia con il diritto ad avere sempre la garanzia di un lavoro per il dignitoso sostentamento personale o dei propri familiari.
Solo chi ha un'autonomia economica partecipa alla democrazia.

Art.11
Ogni cittadino ha il diritto di diventare ricco o benestante.
Lo Stato ha l'obbligo di predisporre le misure concrete affinché tale diritto si concretizzi per tutti i cittadini (non solo per pochi).
Nel predisporre tali misure, lo Stato dovrà assicurare loro le stesse situazioni (o condizioni) di partenza.
Ogni cittadino ha il diritto di diventare ricco o benestante, e di poter coltivare il senso della prospettiva futura.

Il limite della libertà economica è il bene altrui. Essa trova anche un limite nella sua utilità, nel senso che essa è legittima fino a che serva a far raggiungere il benessere economico di tutti i singoli individui della società, cioè un lavoro continuo e dignitoso per tutti.

L'imprenditore deve esser messo, dallo Stato, nelle migliori e più vantaggiose condizioni possibili, soprattutto di partenza, per far sì che egli guadagni il più possibile, contribuendo in tal modo, il più possibile, alla piena occupazione effettiva e al benessere della collettività.

Art.12
Lo Stato accetta la forma più estrema di mercato (il capitalismo) e cerca di sfruttare al meglio i suoi aspetti positivi.
Tuttavia, lo Stato, attraverso specifici meccanismi economici, si obbliga a neutralizzarne gli aspetti negativi, affinché non compromettano il raggiungimento dell'obiettivo di un certo e concreto benessere materiale per tutti (piena occupazione obbligatoria) e dell'eliminazione della povertà.

La presenza e l'accettazione, da parte dello Stato, di forme estreme di mercato, si legittimeranno solo e soltanto a condizione che tali forme estreme non pregiudichino il suddetto obiettivo, fondamentale per la moderna democrazia.
Altrimenti, tali forme estreme, dovranno essere combattute, represse e soppresse dallo Stato, in quanto esse non consentiranno il raggiungimento dell'obiettivo fondamentale della moderna democrazia.

Art.13
Lo Stato deve predisporre, a favore di chi vuol fare l'imprenditore, delle condizioni economiche di partenza medesime, per tutti quanti loro.
Tali condizioni economiche devono essere concrete, e devono consistere nell'attuazione del modello d'impresa cosiddetto "ad affitto pubblico", il quale prevede imprese private di proprietà (potenzialmente temporanea ed eventuale) dello Stato.
Con tale modello lo Stato finanzierà, in maniera praticamente completa, la nascita delle imprese, rendendo davvero concreta e reale la loro libera (e paritaria) entrata nel mercato; rendendo così più concreta e reale la libera concorrenza perfetta.

Tutti dovranno avere la concreta possibilità di diventare imprenditori.
L'attività degli imprenditori e la ricchezza da loro prodotta, saranno fondamentali per il sistema socio-economico, in quanto esse saranno funzionali al raggiungimento dell'obiettivo primario di tale sistema, cioè quello della piena occupazione obbligatoria e dell'eliminazione totale della povertà.

Art.14
Le entrate tributarie "fondamentali" (cioè quelle da cui dipendono aspetti fondamentali della vita del paese e dei singoli cittadini, quali la sanità, il welfare, l'ordine pubblico e la giustizia) devono rispondere a criteri di imposizione fiscali diversi da quelli comunemente usati per le altre imposte (che si attengono ad un preciso e rigido collegamento logico tra la natura dell'imposta e la natura di ciò che l'imposta deve andare a colpire), e questo al fine della "oggettività estrema" di ciò che si va a colpire con l'imposta e per il fine della "certezza quasi assoluta" delle entrate fondamentali.
Al fine del raggiungimento di questi obiettivi, dovrà essere obbligatorio usare come principio generale dell'imposizione delle entrate tributarie fondamentali, quello della "ragionevole presunzione".

                      www.5leviers.it

Terza pagina
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