4.05.2004
Partito Democratico? Il futuro dell'Ulivo
La sconfitta elettorale dell'Ulivo e la vittoria di Berlusconi il 13 Maggio 2001 sembravano aver innescato una reazione a catena irreversibile di polemiche all'interno del centro-sinistra, sperperando in pochi mesi quel patrimonio di idee, progetti, culture (ed elettori!) comuni messi insieme per la prima volta da Romano Prodi nell'ormai lontano 1996.
Lo "spettacolo" era sotto gli occhi di tutti: fratture apparentemente insanabili tra chi è "più di centro" o "più di sinistra", segretari di partito che attaccano colleghi della stessa coalizione per difendere il proprio orticello, esponenti non meglio identificati che cercano maggiore visibilità gettando benzina sul fuoco, divergenze sui programmi, sui metodi, sui tempi, su tutto.
E intanto il Cavaliere ha fatto i comodi suoi, alla faccia loro (e soprattutto nostra).
La gente comune, gli elettori che si richiamavano all'area di centro-sinistra, pur scandalizzati dalle manovre anti-democratiche del governo Berlusconi (e dalla sua scarsa o nulla legittimità costituzionale), non hanno trovato nei loro referenti politici la compattezza e la convinzione che sarebbero state necessarie per contrastare al meglio la cosiddetta "Casa delle Libertà ". Tutto questo si è tradotto in un diffuso senso di impotenza e in una frustrazione che ha costretto tutti, per troppo tempo, al silenzio.
Un silenzio di cui erano colpevolmente responsabili i dirigenti stessi dell'Ulivo.
Ma nonostante l'aria di disorientamento generale, qualcosa, lentamente, si è mosso: da più parti (e non certo dall'alto) si sono levate voci di protesta e di spinta a "FARE qualcosa", a "DIRE qualcosa" di concreto, di radicalmente diverso dalla guerra inutile e autodistruttiva a cui abbiamo assistito e continuiamo ad assistere qualche volta, anche su temi importanti.
Lo hanno testimoniato nuovi movimenti, associazioni, gruppi d'interesse, uomini di spettacolo e di cultura che hanno ripreso a organizzarsi e a organizzare da soli ciò che manca: una vera alternativa di Governo.
La cosiddetta "Piazza", insomma, si è rimessa in movimento, e la scossa di Moretti è stata solo la miccia che ha spinto uomini e donne a chiedere a gran voce un Cambiamento.
Si è chiesto insomma ai dirigenti dell'Ulivo di cogliere questa opportunità unica che è stata offerta loro "dal basso", con la consapevolezza che solo un soggetto politico unitario avrebbe potuto avere speranze di successo.
Con la proposta di una Lista Unitaria per le Europee, bisogna riconoscere a Romano Prodi il merito di aver accolto le richieste e le speranze di unità della gente e di averle concretizzate in un soggetto politico nuovo, che al momento però riamane un'unione "di comodo", di contenuti e di "contenitore" ancora non ben definiti.
A nostro giudizio questo non basta.
L'unica possibilità che l'"ex" Ulivo ha per condurre un'opposizione degna di questo nome -e per tornare a vincere- è la creazione di un unico soggetto politico (di area riformista ma NON SOLO), non semplicemente una "lista" o un "gruppo unico": un PARTITO DEMOCRATICO, che riunisca sotto un solo nome, un solo simbolo e un solo programma TUTTI gli esponenti politici che si dichiarano di "centro-sinistra".
Un progetto nuovo, di cui si parla da tempo ma di cui non si è mai realmente discusso (a parte le interessanti recenti proposte di Michele Salvati), per le solite meschine "piccole" paure di chi non vede al di là del proprio partito.
Un progetto che, in quanto simbolo di novità , concretezza e compattezza, potrà ridare slancio all'opposizione, attraverso una maggiore partecipazione e coesione degli uomini politici, degli elettori e di tutti quelli che non vogliono assistere azzittiti dal rullo-compressore ideologico dell'attuale governo.
Non dimentichiamo inoltre che in Italia esiste una grossa anomalia: un sistema maggioritario per definizione spinge a una semplificazione dello scenario politico, imponendo la creazione di due/massimo tre schieramenti. In Italia invece, per ragioni soprattutto storiche e di cultura politica, la situazione è ancora molto confusa, nonostante le differenze REALI di programma all'interno dei due schieramenti siano minime.
La creazione di un unico PARTITO di centrosinistra gioverebbe quindi non solo a chi si riconosce in quell'area politica (con l'ambizione di "catturare" elettori nuovi o delusi) ma anche a tutti gli Italiani, che guadagnerebbero una situazione nettamente più chiara e semplice.
Non pretendiamo di DEFINIRE nei minimi termini la forma e la "missione" che deve avere questo nuovo soggetto: questo, giustamente, spetta ai politici di professione.
Ci prendiamo il diritto, però, attraverso una libera DISCUSSIONE, di sollecitare e stimolare i parlamentari e i dirigenti dell'Ulivo a un vero "salto in avanti" che, se non verrà compiuto, porterà a un sempre maggiore distacco della società civile dalla politica, a una perenne sconfitta del centro-sinistra e a una incontrastato dominio berlusconiano per chissà quanti anni ancora.
Claudio Vaccaro
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