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Benedetto 16 ... ottobre
18.10.2005
Cosa chiedono i 4 milioni e mezzo della Primaria - Unità, certo, ma non solo - Cambiare se stessi per cambiare il Paese - Vietato tornare indietro - Una straordinaria richiesta di Ulivo
Non mi convince il dibattito che sta seguendo la splendida giornata del 16 ottobre.
Si dice: inaspettato. Si, forse nessuna sperava in numeri così straordinari. Ma qualcuno ci credeva, e ci ha lavorato, per anni. Altri meno. Altri ci si sono trovati un po' costretti. Ed altri ancora hanno fatto davvero poco, quando non hanno tirato indietro.
Non é un peccato. Non é un richiamo morale, tantomeno moralistico. E', come sempre, questione di scelte politiche. Che però, se siamo seri, devono comportare delle conseguenze.
Che si dica, almeno 'scusate, ci eravamo sbagliati!'.
E' un segnale ineludibile quello che é scattato in questo benedetto 16 ottobre.
Chiedo e mi chiedo: ci sarà bene un motivo per il quale nessuno - nessuno - tra i dirigenti massimi dei partiti dell'Unione (ma, credo, anche tra quelli intermedi) aveva nemmeno lontanamente previsto un fatto del genere.
Cioé a dire: 4milioniemezzo di italiani (ancora di più: 4milioniemezzo di elettori del 'tuo' elettorato!!) hanno deciso nei giorni scorsi - parlandone in famiglia, valutandolo in ufficio, discutendone attorno ad una pizza - di andare a votare alle Primarie ..... e nessuno di questi dirigenti se ne accorge! Sarà un problema o no?! Significherà qualcosa o no?!
Segnala, quantomeno, che i partiti hanno bisogno di guardarsi dentro, di capire dove stanno andando. Dove sono le loro antenne. E di che cosa parlano, quando parlano.
Cambiare si deve, cambiare si può.
Non credo che la cifra più significativa di questo benedetto 16 ottobre sia la richiesta - sic et simpliciter - di unità.
Sarebbe una risposta parziale, un'interpretazione monca
Fin per la carità, anche di quello si tratta. E' stato moltiplicato per centinaia e centinaia di volte il messaggio dei 20mila del Palavobis quando, ai primi del dicembre scorso, urlavamo a squarciagola 'Unità' ai dirigenti dell'Unione. Sembrava una sorta di 'giuramento di massa' che però, passato lo giorno, si é arenato nelle secche della politica politicante, fino ad arrivare alla cicoria del maggio 2005 e della doccia gelata che ne é seguita.
Ma 4 milioni e mezzo di elettori del centrosinistra non sono andati a fare tranquillamente e serenamente la fila ai seggi della Primaria 'solo' per chiedere unità!
Hanno invece deciso di decidere. Ed hanno deciso di utilizzare appieno ed alla grande lo strumento che veniva loro proposto - dopo mesi e mesi di tira e molla.
Hanno capito che non di americanata si trattava, ma di strumento per rinnovare la politica. Ed hanno intuito il rischio: usiamolo bene questo strumento, altrimenti si corre il rischio che, come ce lo hanno fatto vedere, così ce lo faranno sparire.
Ed allora si sono mossi, in 4 milioni e mezzo, per dire: le primarie da oggi in poi sono nostre, e guai a chi ce le tocca! E si é mossa anche la famosa 'casalinga di Bari' che, qualche mese fa, per testimonianza diretta di qualche dirigente dell'Unione, si sarebbe chiesta se le Primarie "erano casa da mangiare".
Le Primarie non come sfizio, ma come vero e proprio strumento del cambiamento della politica. Certo: strumento, non fin! Ma strumento vero - uno dei pochi, se non l'unico - che potrebbe permettere una seria riforma della politica e, dunque, una vera rinascita del ruolo dei partiti. Di cui c'é sinceramente tanto bisogno. Quello originario, quello che fa riferimento alla nostra Costituzione democratica. Non quello che si é venuto determinando, via via, in questi anni difficili.
Certo, le Primarie costano. Costano in termini di potere. Le Primarie (come metodo e come strumento, nella definizione di tutte le candidature!) non sono indolori, mettono in gioco una questione di potere vero e reale.
Mettono in discussione il 'chi decide cosa' nelle decisioni che contano, quelle che riguardano la costruzione della classe dirigente dei partiti e, di conseguenza, delle istituzioni. Questa é la realtà.
E fino a quando chi dirige un partito o una coalizione non saprà fare i conti con questa realtà, dura ma ineludibile, i partiti rischieranno di restare avviluppati nella propria crisi di fondo (di credibilità, di appeal, di radicamento).
Ecco allora il messaggio che ci viene da questo benedetto 16 ottobre: unità, certo. Ma unità nella chiarezza. Unità nella determinazione di vincere contro la destra e di saper/poter governare dopo aver vinto.
C'é una formidabile richiesta di Ulivo dietro la Primaria ed il suo entusiasmante risultato! Un Ulivo che sappia tornare alle sue radici, che erano tutto fuorché mantenimento dello statu quo, che predicavano un rinnovamento profondo della politica, un ampiamento concreto della democrazia condivisa.
Non un Ulivo qualsiasi. Non un Ulivo cartello elettorale. Non un Ulivo frutto delle estenuanti mediazioni al ribasso.
Ma un Ulivo che 'tiene insieme' sapendo decidere. Ed un Ulivo che sa cambiare se stesso perché vuole cambiare il Paese.
Iniziando dalla selezione del suo ceto politico dirigente.
Iniziando dalle selezione dei candidati alle politiche, o dalle elezioni dei sindaci e dei presidenti.
Ecco perché la Primaria di questo benedetto 16 ottobre non potrà restare l'unica.
Sarebbe arduo dire ai 4 milioni e mezzo "scusate, ragazzi, abbiamo scherzato...... La ricreazione é finita. Ora si torna alle cose serie". Si rischierebbero parolacce, altro che cicoria!

Deo Fogliazza
esecutivo Cittadini per l'Ulivo
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