24.06.2003
Anche la polizia paga le scelte di Tremonti Cercate di non fare troppa strada». Detta così sembrerebbe una frase da genitori apprensivi verso i figli neo patentati, ma la realtà è che queste parole sono il segno di una crisi gravissima. La raccomandazione, infatti, è quella che sempre più questori sono costretti a fare ai propri uomini in giro per l’Italia nel tentativo di fronteggiare una crisi economica devastante che ha già lasciato a piedi centinaia di poliziotti e rischia di paralizzare l’attività dell’intero settore sicurezza. Volanti in garage che non possono essere riparate, divise d’ordinanza che non vengono rinnovate da decenni, straordinari non pagati e persino mense che minacciano di non fornire più pasti. La lista dei conti in rosso del Viminale è lunghissima, ed è la polizia a subire le conseguenze maggiori. Con buona pace della cittadinanza che da questo governo si è vista promettere città più sicure e ferma lotta al crimine.
PARCO MEZZI. Quella delle auto è sicuramente la nota più dolente e andando a spulciare le segnalazioni l’impressione è quella di una polizia rimasta letteralmente «a piedi». Soldi infatti non ce ne sono più e pagare la manutenzione delle volanti o delle altre auto in dotazione è diventato praticamente impossibile.
Ecco allora che quando un mezzo si rompe resta in garage in attesa di tempi migliori, ed il parco vetture si assottiglia. Una situazione diventata invivibile a Varese, dove in servizio è rimasta soltanto una volante in dotazione della Stradale, o a Reggio Emilia, dove gli agenti hanno fatto una colletta e raccolto 650 euro necessari per alcuni interventi di riparazione. Incredibile invece quanto sta succedendo a Palermo, dove delle dieci auto blindate in dotazione, otto sono fuori uso senza pezzi di ricambio. Passi per la manutenzione, ma quando a scarseggiare (come successo per due giorni a Nuoro) è proprio il carburante, allora c’è poco da inventarsi. Discorso che si allarga anche alla pulizia di quei mezzi che per molte ore diventano veri uffici in movimento per gli agenti. Sono sempre di più, infatti, i casi di lavaggi privati che hanno deciso di non far credito ulteriore alla polizia (visti i debiti accumulati) e così gli agenti sono costretti apagare di tasca propria l’aspirapolvere e il lavaggio esterno. Situazione risolta in maniera paradossale ad Anzio, da dove una volta alla settimana le volanti partono alla volta dei lavaggi nelle caserme capitoline. Distanza totale fra andata e ritorno quasi 130 chilometri, tempo impiegato almeno due ore (spugna e ramazza esclusi).
E se si rompe la radio di bordo? Pace, di soldi non ce ne sono nemmeno per montarle sulle auto nuove, figuriamoci per riparare le vecchie. Curiosa anche la situazione a Venezia, con gli agenti costretti a prendere il vaporetto come i turisti: dei 17 motoscafi soltanto tre riescono ancora a solcarele acque della laguna.
AFFITTI E DEBITI. La maggior parte delle caserme e degli uffici della polizia sorgono in stabili presi in affitto, con canoni di locazione che non vengono pagati da mesi (nelle migliori delle ipotesi). Si calcola allora che il Viminale debba qualcosa come 800 miliardi di lire di arretrati che vanno ad aggiungersi alle cifre da capogiro delle bollette non pagate (mille i miliardi solo per le utenze telefoniche, azzarda qualcuno). Non ci si meravigli allora se, come successo a Napoli qualche settimana fa, il commissariato viene messo sotto sfratto, e neppure se si inizia a fare economia sugli interventi di ristrutturazione. A Posillipo, tanto per restare in zona, una parte del commissariato è semplicemente crollata a terra. Poco meglio invece stanno i poliziotti di Palermo che rischiano presto di vedersi messi a dieta: la compagnia che rifornisce la mensa, infatti, esasperata dai crediti non riscossi con la polizia ha già minacciato di sospendere il servizio.
DIVISE E STRAORDINARI. «Indossiamo camice che risalgono al 1977 e scarpe di qualche anno più vecchie - denuncia Vincenzo Acunzo del Lisipo - Il governo ha lanciato il poliziotto di quartiere col cappellino e il palmare. Ma quanto ci sono costati quei 500 agenti? Quante camice vecchie ancora, quante paia di pantaloni di tessuto non adatto all’estate?». Divise da museo, quindi, ma non è tutto. I poliziotti che svolgono indagini in borghese, infatti, da tempo non ricevono l’indennità di vestiario che secondo contratto sarebbe loro prevista a parziale risarcimento dell’uso di abiti civili. Soldi spariti come quelli degli straordinari del resto: «oramai per vederci pagati gli straordinari - prosegue Acunzo - siamo costretti ad andare avanti a colpi di diffide al ministero. Una situazione insostenibile per gente che in un mese fa anche 100 ore di straordinario». Del resto «quella delle intimazioni al pagamento - precisa poi Claudio Giardullo del Silp-Cgil - è diventata una pratica quotidiana. Tanto per capirci: gli uomini della Polfer di Roma non ricevevano dal ministero l’indennità di scalo dai tempi del gennaio 2002».
MISSIONI E RIMPATRI. Discorso a parte merita invece la questione delle missioni e dei rimpatri per i clandestini fermati sul territorio nazionale. Per i secondi, spiegano dal ministero, i soldi sono finiti e di pagare i biglietti verso i paesi d’origine non se ne parla. Nessuna espulsione quindi. Storia simile anche per le missioni investigative per le quali i fondi sono finiti già a giugno. Gli uomini dell’Interpol, gente cui sono affidate delicatissime indagini internazionali, nel caso debbano recarsi all’estero per seguire un filone di inchiesta sono ora costretti a pagarsi di tasca propria qualsiasi cosa, volo compreso, nell’attesa che il ministero un giorno si decida a rimborsare. da www.unita.it
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