Welfare Italia :: Lettere a Welfare :: Qualche domanda scomoda al compagno Minniti Invia ad un amico Statistiche FAQ
13 Dicembre 2024 Ven                 WelfareItalia: Punto laico di informazione e di impegno sociale
Cerca in W.I Foto Gallery Links Documenti Forum Iscritti Online
www.welfareeuropa.it www.welfarecremona.it www.welfarelombardia.it www.welfarenetwork.it

Welfare Italia
Home Page
Notizie
Brevi
Il punto
Lettere a Welfare
Cronaca
Politica
Dal Mondo
Dalle Regioni
Dall'Europa
Economia
Giovani
Lavoro
Cultura
Sociale
Ambiente
Welfare
Indian Time
Buone notizie
Radio Londra
Volontariato
Dai Partiti
Dal Parlamento Europeo
Area Iscritti
Username:
Password:
Ricordami!
Recupero password
Registrazione nuovo utente
Brevi

 Foto Gallery
Ultima immagine dal Foto Gallery di Welfare Italia

Ultimi Links







Qualche domanda scomoda al compagno Minniti
21.08.2007
di Emanuele Macaluso da Il Riformista del 21 agosto 2007

Dopo la strage di Duisburg, abbiamo letto corrispondenze, analisi, interviste sulla mafia calabrese e la sua internazionalizzazione. Il tema è stato affrontato dal viceministro degli Interni, Marco Minniti, il quale è anche il leader dei Ds calabresi e del costituendo Pd, in un colloquio con Giuseppe D'Avanzo resocontato su Repubblica di sabato scorso. Ed è su questo colloquio che voglio soffermarmi. Anche perché Minniti comincia il suo discorso descrivendo bene la situazione in cui impera la 'ndrangheta: «I luoghi, tra Platì, San Luca, Africo ecc, sono poveri o poverissimi; le famiglie che li abitano sono ricche, o molto ricche, o straordinariamente ricche. Vivono protette, quasi rinserrate nei legami di sangue, in un familismo inviolabile e autoreferenziale che sembra escluderle dal mondo e sono capaci di avere con il mondo le frenetiche e molteplici relazioni di una grande multinazionale».

Nel racconto non mancano esempi in cui si dimostra che, in quel territorio, il pizzo, la subordinazione dei poteri pubblici, il controllo di ogni transazione legale e illegale non serve più alla mafia per fare soldi, ma, dice il viceministro calabrese, a dimostrare che «solo il loro potere - e non quello istituzionale - può essere autorizzativo». Vero. Ma come affrontare la multinazionale, con questi poteri sociali e politici territoriali?

Minniti nel lungo colloquio con D'Avanzo (un bel servizio) sostiene che il «governo fa quel che deve e può», più di ogni altro nella storia italiana. Ma teme che non basti a vincere «la sfida della sovranità» tra mafia e Stato. E giustamente dice che lo Stato deve superare la «strategia dell'emergenza», con un'opera in cui il suo potere sia il solo che conta come in tutte le società civili.

L'obiettivo è «distruggere la 'ndrangheta».

Quel che mi ha colpito dell'analisi di Minniti e anche di D'Avanzo è la totale assenza di ogni riferimento alle forze politiche, sociali e alle strutture civili e culturali della Calabria. Insomma, la grande tenzone è tra lo Stato che vuole riprendersi la S maiuscola e la multinazionale mafiosa che esercita quel potere, così ben descritto, sul territorio calabrese. Eppure, Minniti è cresciuto in un partito in cui la lotta alla mafia era un momento essenziale, ma non separato dalla battaglia politica e sociale, culturale per cambiare quella società, da lui descritta, e fare dello Stato democratico, con le sue articolazioni locali, la forza per esercitare i poteri che la Costituzione gli assegna. Questa battaglia è stata persa? O non è stata più data? E i partiti di sinistra e di centrosinistra, oggi, cosa sono rispetto alla società e ai processi sociali e culturali così ben descritti da Minniti?

Nei mesi in cui si sono svolti i congressi dei Ds e della Margherita e i rituali per l'unificazione nel Pd, ho chiesto perché non si è mai fatta un'analisi su cosa sono oggi quei partiti, soprattutto in alcune regioni, senza avere una risposta. Ora, si discute di cos'è la Calabria, come prima si è discusso di cos'è la Campania o la Sicilia, tacendo su cosa sono le forze politiche, che operano in quelle regioni. Eppure si vuole fare un altro "nuovo" grande partito.

Caro Minniti, io ti voglio bene, come a tutti i compagni della tua generazione - D'Alema, Fassino, Veltroni, Turco, Bersani e soprattutto a coloro che mi sono stati più vicini, come Morando e Ranieri - e vi dico che mi sorprende e mi addolora il fatto che volete fare un nuovo partito "a prescindere" dalla storia da cui venite. Ma volete farlo anche "a prescindere" dalla realtà in cui dovrebbe operare?

Welfare Italia
Hits: 1822
Lettere a Welfare >>
I commenti degli utenti (Solo gli iscritti possono inserire commenti)
Terza pagina

Sondaggi
E' giusto che Bersani si accordi con Berlusconi per le rifome ?

Si
No
Non so
Ultime dal Forum
La voce del padrone di Lucio Garofalo
Salotti culturali dell'Estate bolognese
Pippo Fallica querelo' Corriere della Sera e La Sicilia?
NO LEADER, NO PARTY di Luigi Boschi
UN PARTITO LENINISTA (LEGA) CHE SPOSA IL VATICANO di A.De Porti
POESIA DI VITA di Luigi Boschi
La vita spericolata del premier di Silvia Terribili
Romea Commerciale di Orlando Masiero
Sondaggio, 15mila i voti finora espressi
Buon che? di Danilo D'Antonio
L'Italia è una Repubblica "antimeritocratica" fondata sul lavoro precario
LA PROTESTA DEI SANGUINARI di Luigi Boschi
L'AQUILONE STRAPPATO di Antonio V. Gelormini
Il reality scolastico su "Rai Educational"
Vuoto indietro diventa proposta di legge,





| Redazione | Contatti | Bannerkit | Pubblicità | Disclaimer |
www.welfareitalia.it , quotidiano gratuito on line, è iscritto nel registro della stampa periodica del Tribunale di Cremona al n. 393 del 24.9.2003- direttore responsabile Gian Carlo Storti