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«Ora rimettiamo i soldi nelle tasche della gente»
26.08.2007
Il ministro Bersani al Meeting di Rimini: serve senso civico

«Vede, quando si parla di tasse bisognerebbe collegare lingua e cervello. Abbiamo un'evasione fiscale e un debito pubblico senza paragoni, una spesa pubblica che sarà inefficiente finché si vuole ma è pari alla media europea, e delle tasse assai alte, per chi le paga. Quindi non resta che combattere l'evasione. L'essenziale però è che dobbiamo legittimarla questa lotta agli occhi degli italiani ». Chiaro, ma come si fa? «Non basta farne una questione di giustizia ed equità, bisogna mostrate che qualcosa di quello che si recupera va ai ceti deboli, alle imprese, alle famiglie, insomma a quelli che le tasse le pagano». Pier Luigi Bersani si fa un giretto fra gli stand della Compagnia delle Opere e si mette in posa per le foto, saluta, firma autografi. «L'autotassazione superiore al previsto dimostra che gli italiani hanno più senso civico di quanto non si creda. Altro che sciopero fiscale, è stato il rovescio. E adesso che la lotta all'evasione sta dando qualche risultato non basta dirlo così, si tratta in concreto di mettere nelle tasche di chi paga qualcosa di quello che si è recuperato. Nella Finanziaria? Non amo le manovre d'agosto, ne parleremo a settembre...».

Se l'altra sera Fassino s'è preso una bordata di fischi, Bersani a Rimini gioca in casa, il presidente della Cdo Raffaello Vignali lo ha salutato come «grande amico del Meeting» e il ministro diessino per lo sviluppo economico è uscito dall'incontro pomeridiano fra ovazioni e «bravo! ». Mica per niente da queste parti sarebbe stato il nome preferito alla segreteria del Pd, seguito a ruota dall'altro ospite della giornata, Enrico Letta, l'unico candidato presente al Meeting. I due sono entrati nell'Auditorium della Fiera assieme, accompagnati dagli applausi. Anche Letta, per parte sua, aveva appena fatto sapere che «dobbiamo andare verso una Finanziaria di tregua fiscale: per la gente il terremoto continuo in materia di tasse è la cosa peggiore».

Bersani, in apparenza, la prende alla lontana. Ma tocca le corde sensibili della platea nell'elogio dello Stato leggero, «in una società come quella di oggi la regolazione formale è quasi impossibile, come prendere acqua con le mani, quando tenti di farla appesantisci talmente il sistema di regole e norme che la gente si ribella ». Così il ministro si appella alla responsabilità degli imprenditori, «fare impresa è di per sé un'espressione di civismo. Io lo chiamo così: voi parlate di gratuità, di onore. Di una cosa che è capace di autoregolarsi ». Ecco il punto centrale: «Oggi vincono quei Paesi che più hanno fatto proprio quel meccanismo di autoregolazione che chiamo senso civico. Io sento che il nostro Paese, di questa materia prima, ne ha un po' meno. E se la politica è colpevole non per questo la società è innocente ». Del resto, osserva, «la politica non ha il fisico» perché «occorrerebbe avere credibilità per dire al Paese "dobbiamo cambiare tutto", lei stessa dovrebbe patire uno sforzo visibile di rinnovamento, far vedere che si gioca qualcosa, che non ragiona in termini corporativi, di casta». E qui Bersani si fa una risata: «Ma figuratevi un Paese corporativo come il nostro, se non gode quando vede la casta: sotto sotto gli va bene perché così garantisce tutte le altre ».

Nel suo intervento non parla mai di tasse, il ministro, ma è chiaro che l'elogio del senso civico, spiega più tardi, «è strettamente connesso al tema fiscale». Così chiede alla platea di «sostenere » le liberalizzazioni di settembre e di promuovere la responsabilità fra le imprese, «voi che portate un significato, che considerate l'onore dell'impresa oltre il legittimo profitto, riunite le imprese e dite: guarda che tu sei questo, perché anche la miglior politica non basterà a costruire una cittadinanza in cui ciascuno fa la sua parte per regola interna ».

In tutto questo, il Pd resta sullo sfondo. Bersani, però, invita a «ricordarsi che siamo in una fase costituente, necessariamente verticistica: la vera costituzione del partito sarà dopo l'assemblea del 14 ottobre, quando lo scettro passerà al popolo democratico». Prima di andare, c'è tempo di ribattere a Tremonti, «non sarà una Finanziaria di lacrime e sangue: il rischio è alle spalle, il rigore continua». Con relativa lotta agli evasori e incentivi per gli onesti: «Sa com'è. Bisogna anche fare in modo che la gente abbia un po' voglia di pagarle, le tasse».

Fonte:
www.corriere.it

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