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Sicurezza: neonazisti veneti dietro l'aggressione di Verona |
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5.05.2008
Ventenne confessa, altri due espatriano. Non era stata una rissa per futili motivi - una sigaretta - a scatenare il pestaggio di Nicola Tommasoli, grafico 29enne finito in coma a Verona la sera del Primo Maggio. Ad aggredirlo è stata una banda di naziskin, appartenenti alla formazione Veneto Fronte Skinheads.
Aveva fatto impressione per la futilità : un'aggressione che ha ridotto un ragazzo in coma per la richiesta di una sigaretta. Persino il Vescovo di Verona era inorridito. Ma la verità che è emersa domenica non è meno orribile. È stata un'aggressione neonazista. Nicola Tommasoli, 29 anni, è stato aggredito la sera del Primo Maggio da una banda di naziskin. Uno di loro, stretto dagli investigatori, ha confessato domenica mattina. Ha 20 anni, della Verona "bene" e alla fine si è costituito alla Digos della Questura di Verona.
Nicola Tommasoli, il 29enne, disegnatore industriale di Negrar è ancora in coma all'ospedale di Verona.
La questura, che sottolinea come sia stata la «pressione investigativa» a convincere il giovane a costituirsi, non conferma le indiscrezioni secondo cui il 20enne apparterrebbe ad ambienti di ultras neofascisti. Nella nota però si sottolinea come sia stata «decisiva» ai fini della svolta nell'indagine «l'individuazione degli ambienti in cui gravitano i presunti responsabili dell'aggressione», operata dalla Digos della Questura di Verona, «che già lo scorso anno si era occupata proficuamente del fenomeno delle aggressioni nel centro storico veronese», che era stato centro di svariati episodi di stampo razzista.
In particolare, proprio la Digos veronese nel giugno dello scorso anno aveva portato a termine una operazione che aveva portato all'iscrizione nel registro degli indagati di 17 ragazzi tra i 17 e i 25 anni accusati di aver compiuto almeno una dozzina di aggressioni in città a partire dal marzo 2006 fino al giugno 2007. I 17 indagati avrebbero compiuto per più di un anno aggressioni di stampo razzista in centro città e avevano come luoghi di ritrovo i bar tra piazza Erbe e corso Portoni Borsari. Dalle perquisizioni emerse che erano legati non direttamente a Forza Nuova ma alla formazone Veneto Fronte Skinheads. Molti dei quali sono in effetti ultras del Verona.
Uno delle loro attività principali è «la caccia al diverso». È infatti emerso che le vittime della banda non erano solo extracomunitari ma tutti coloro che in qualche modo venivano visti come non omologabili con le loro idee. A conferma di ciò, le indagini avevano consentito di accertare violenze nei confronti di un giovane che indossava una felpa del Lecce e di due ragazzi appartenenti al centro sociale Chimica, aggrediti a colpi di spranga. Ancora, la banda sarebbe stata responsabile di un'aggressione ad un giovane seduto sulle scalinate di piazza Erbe, colpevole di danneggiare l'immagine di Verona «città di classe». Nel corso delle perquisizioni effettuate un anno fa nelle abitazioni degli indagati, la polizia trovò cinghie, manganelli telescopici ma anche cassette video e dvd che contenevano immagini di pestaggi e documenti e materiale del Veneto Fronte skinheads.
Nella foto: neonazisti italiani
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