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Rifiuti, oltre il modello Genova
2.08.2008

da Rete Liguria Rifiuti Zero RIFIUTI, OLTRE IL MODELLO GENOVA PER EVITARE LO SMALTIMENTO
Con un blitz nel mese di luglio, come da tradizione, il Comune di Genova
istituisce la Commissione tecnica che dovrà decidere la tipologia degli
impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti urbani. Mentre gli
esperimenti di RD a Sestri e Pontedecimo dimostrano di riprodurre un modello
di servizio incapace di superare il 50% di differenziata. Intanto AMIU
presenta in Commissione provinciale un piano industriale che risale al 2005,
ribadendo i contenuti e le prospettive già difese al tempo della Giunta
Pericu.
Risulta chiara la volontà della Pubblica Amministrazione, e della stessa
AMIU, di puntare sugli impianti di trattamento e smaltimento finale,
piuttosto che investire su corrette politiche di riduzione, riciclo e riuso.
Dopo tanti annunci di discontinuità e nuova apertura al dialogo i fatti
vanno in direzione opposta.

La Rete Liguria Rifiuti Zero non può che manifestare contrarietà rispetto
agli interventi sporadici e parziali, a volte anche demagogici, sinora
effettuati. Richiama l’attenzione sulla centralità della raccolta
differenziata e sulla necessità di avviare un confronto inerente l’intera
filiera di gestione del rifiuto a Genova e Provincia.
La neo Commissione dovrebbe essere luogo di confronto pubblico dove
aggiornare gli obiettivi di AMIU, stante che l’azienda presenta una "Carta
dei servizi" insufficiente a scongiurare l’inceneritore.
Vanno pertanto ridiscusse le tecniche di raccolta prevedendo piattaforme di
selezione meccanica a valle, atte ad ottimizzare l’effettiva quantità di
rifiuti avviata a riciclo, anche attraverso l’utilizzo del metodo di
estrusione e frantumazione della frazione secca.
L’esperienza di Vedelago (www.centroriciclo.com) dimostra che è possibile
differenziare secco/umido in modo da eliminare l’indifferenziato e trattare
al meglio le due frazioni. Si ottiene così compost di qualità da impiegare
anche in agricoltura o floricoltura, mentre il secco residuo viene in gran
parte riciclato. Lo smaltimento è così minimizzato rendendo di fatto inutile
un inceneritore.
Ovviamente un modello del genere non ammette contenitori stradali per
l’indifferenziata – sinora presenti ovunque, anche nelle zone sperimentali"
- ma deve puntare su raccolte individualizzate anche in termini di tariffa
(personalizzata da raccolta puntuale) e separare nettamente il circuito
urbano da quello industriale. Gli investimenti dovrebbero essere rivolti
soprattutto ad incrementare posti di lavoro e organizzazione territoriale,
con particolare attenzione alla riqualificazione degli operatori e del
circuito di raccolta e servizio. Un sistema di raccolta porta a porta
controllata è l’unica strada che può indurre la riduzione dei materiali
critici e degli imballi inutili. Oltre che essere rispettoso di ambiente e
salute.

Il MODELLO OTTIMALE per GENOVA dovrebbe DIFFERENZIARSI molto dalle ipotesi
sinora considerate: chiediamo all’amministrazione di rallentare e RIPENSARE
le scelte prima di ipotecare il futuro della città con biodigestori
dell’umido che producono biogas, ma anche compost sporco, difficile da
vendere e prossimo a diventare rifiuto industriale, bioessicatori capaci di
ricevere e seccare RD di bassa qualità, ma anche in grado di produrre
combustibile da rifiuti (CDR) che potrebbe finire nelle nostre centrali;
gassificatori o/e torce al plasma che sono sempre inceneritori, comunque li
si voglia presentare. Semplicemente si tratta di impianti meno diffusi, con
dati epidemiologici più rari e meno definiti. Ma le emissioni esistono e
saranno proporzionali alla quantità e alla qualità del prodotto smaltito. E’
possibile che questi "moderni" inceneritori abbiano maggiori probabilità di
accedere a fondi pubblici di finanziamento, forse sono più duttili, ma non
tranquillizzano: possono trattare rifiuti di qualsiasi specie, anche
materiali da bonifica di teatro bellico. AMIU resisterebbe alla tentazione
di vendere un servizio tanto appetibile?

Non ci sono garanzie che la Commissione che si va ad istituire possa
condizionare la dimensione degli impianti, l’unico dato quantitativo resta
il piano industriale del 2005!
Le norme nazionali prevedono il raggiungimento del 45% di RD sul territorio
regionale: a Genova mancano 30 punti percentuali. Come si giustificano i
nostri amministratori dell’inerzia al riguardo?
AMIU programma in direzione opposta nonostante anche le più recenti
normative europee impongano il 50% di riciclo degli RSU e 70% riciclo degli
scarti industriali.

Anna Stramigioli (Rete Liguria Rifiuti Zero)

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