6.01.2010
BERSANI, SEGRETARIO A DISTANZA di Antonio V. Gelormini Pierluigi Bersani continua a mantenersi a debita distanza dalle vicende pugliesi. Eppure non sono cose di secondaria importanza, quelle che da alcuni mesi succedono nello sperone d'Italia. E' come se volesse ribadire che quella partita non è la sua. Chi l'ha cominciata la prosegua e provi anche a vincerla. Ma che nessuno si sogni di chiederne conto a lui, quando tutti i dadi saranno stati lanciati e le relative giocate avranno prodotto i loro effetti. Altro che le teorie sornioni del presidente dell'Udc Rocco Buttiglione. Quelle che tracciano percorsi paralleli tra la ricandidatura di Nichi Vendola e l'indebolimento della segreteria Bersani. Le prese di distanza del neosegretario Pd, invece, non fanno che mettere in evidenza il protagonismo all'opera dei due leader, Casini e D'Alema, vero elemento delegittimante di una segreteria, che in tali frangenti dovrebbe dimostrarsi decisamente più forte e necessariamente più persuasiva. C'è un "vulnus" che attanaglia il cosiddetto "partito nuovo" sin dalla sua nascita: è l'allergia diffusa al sereno e schietto confronto assembleare. L'avocazione a Roma della decisione di affidare un mandato esplorativo a Gianfranco Boccia, aggira l'organo statutario pugliese, evita di affrontare la richiesta di referendum-primarie interno e conferma l'ipotesi di un disegno strategico organizzativo, per vanificare l'appuntamento decisivo, con i delegati regionali a Bari, di fine dicembre scorso. L'anno era finito male col disastro dell'Excelsior, ma quello nuovo non è cominciato meglio. Il Sindaco di Bari ha dovuto allontanare da sé l'amaro calice delle primarie "senza rete". Massimo D'Alema, che aspirava al trono europeo di Mr. Pesc-Solana, dovrà accontentarsi dello strapuntino romano di Francesco Rutelli al Copasir. Nichi Vendola incassa l'ennesimo diniego dall'Udc, questa volta in chiave comica alla Totò: "a prescindere". Infine, lo stesso Casini, nell'annunciare il suo sì a Boccia (senza peraltro chiarire su quali linee programmatiche), si lancia in una spericolata dichiarazione, che sa tanto di abbraccio fatale: con lui "siamo disposti anche a perdere". Bersani da lontano scuote la testa. Questo presepio proprio non gli piace. Prima arriverà il 6 gennaio, l'Epifania, e meglio sarà per tutti. Che davvero se li porti tutti via!
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