10.08.2010
Darfur / Battaglie tra Jem ed esercito governativo In Darfur si continua a combattere, e con intensità crescente. Secondo fonti governative gli scontri della seconda metà di luglio tra esercito e ribelli del Movimento per l’uguaglianza e la giustizia (Jem) avrebbero causato circa 400 morti, di cui oltre 300 ribelli e 86 soldati. Un portavoce del Jem ha negato un così alto numero di perdite in vite umane e ha sostenuto invece che i ribelli avrebbero ucciso due comandanti militari e numerosi elementi di milizie associate alle forze regolari. Fonti della missione di Onu-Ua in Darfur (Unamid) hanno confermato due battaglie, nei pressi dei monti Adola e vicino Kuma, nel Darfur settentrionale. Mediazioni e schermaglie diplomatiche. A fianco della guerra combattuta sul terreno continuano anche le iniziative della diplomazia, sia quella interna (sudanese) sia quella internazionale. La mediazione proposta da Salva Kiir Mayardit, vice presidente del Sudan, presidente del Sud Sudan e capo del Movimento popolare per la liberazione del Sudan (Splm) [vedi Newsletter 61 del 15 luglio 2010], è stata accolta positivamente dai due principali gruppi ribelli del Darfur. I vertici del Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Jem) e del Movimento di liberazione del Sudan (Slm) di Abdel Wahid al Nur hanno annunciato che invieranno una delegazione a Juba – capitale del Sud Sudan - per prendere contatti con il Splm. Ahmed Hussein, portavoce dello Jem, ha dichiarato: «Vediamo in Kiir una personalità capace di comprendere bene la questione della marginalizzazione e di conseguenza qualcuno capace di superare lo stallo in cui ci troviamo», aggiungendo però che «se il partito del congresso nazionale (Ncp) di maggioranza non mostrerà la sua effettiva volontà di pace, non si potrà andare lontano».
A fine luglio i dirigenti dell’Unione africana (Ua), alla conclusione di un vertice svoltosi a Kampala, capitale dell’Uganda, hanno invitato gli stati africani a non cooperare all’arresto del presidente sudanese Omar el Bashir. La Corte penale internazionale ha emesso nel 2009 un mandato di cattura internazionale per crimini commessi in Darfur (Sudan), a cui nel luglio 2010 si è aggiunta l'accusa di genocidio [Vedi Newsletter 61 del 15 luglio 2010].
Il rappresentante speciale congiunto della missione di pace dell’Unione africana e delle Nazioni Unite in Darfur (Unamid), Ibrahim Gambari, è intervenuto al Consiglio di sicurezza dell'Onu che ha tenuto una riunione a porte aperte dedicata alla situazione del Darfur. Davanti ai 15 membri del Consiglio di Sicurezza, Gambari ha spiegato come in queste settimane la crisi del Darfur sia caratterizzata da un lato da un peggioramento della situazione della sicurezza, dall’altro dalle migliori prospettive mai registrate durante i colloqui di pace per arrivare a una soluzione negoziata. Secondo Gambari per la pace in Darfur questo è un «momento decisivo»: l’ottimismo sarebbe giustificato dal grande coinvolgimento della società civile nei colloqui e dal rinnovato impegno del governo nell’affrontare le questioni all’origine della crisi (marginalizzazione politica ed economica della regione, questioni fondiarie, giustizia e riconciliazione).
In Darfur due piccole fazioni che quest'anno si sono staccate dallo Jem e dallo Sla – rispettivamente, il Jrm e lo Sla-Frees – hanno firmato un accordo con il governo il 28 luglio a El Geneina. Ma fino a quando lo Jem e lo Sla non firmeranno un accordo, non si potrà parlare di un reale accordo di pace in Darfur.
Bashir crea una nuova commissione per il Darfur. Nel frattempo il presidente Omar el Bashir ha istituito un nuovo organo governativo per gestire la situazione: si tratta della «Commissione Darfur», guidata da Ghazi Salahuddin, consigliere del presidente. La nuova Commissione avrà tra i suoi membri esponenti dei ministeri della Difesa, degli Interni, dell’Economia, dell’Informazione, ma anche i governatori dei tre Stati che formano il Darfur. Il nuovo organo avrà il compito di centralizzare tutte le attività relative al Darfur: dalla preparazione dei negoziati in corso alla messa a punto di strategie per rilanciare l’attività economica; dalla gestione dei rapporti con i mezzi di informazione locali e internazionali alle questioni relative alla sicurezza, dai rapporti con le organizzazioni continentali e internazionali (in primo luogo Unione africana e Onu) a quelli con le organizzazioni non governative sudanesi e straniere.
fonte: Informazioni Campagna Sudan info@campagnasudan.it
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