13.08.2010
Crepe a Bologna di Paolo Serra Dobbiamo ringraziare l’incolpevole filobus Civis se la sua apparizione, terrorizzante per la lobby dei commercianti del centro storico, ha riportato alle cronache un problema molto grave che, però, evidentemente non ha un’audience dello stesso livello. Il problema è quello della subsidenza, cioè dell’abbassamento del terreno che interessa tutta la pianura padana e con essa la provincia a nord di Bologna, dove registra livelli record, mentre nel centro storico, per le ragioni che vedremo è molto minore. La subsidenza non è certo dovuta al traffico veicolare bensì allo smisurato emungimento della falda freatica profonda ed alla impermeabilizzazione di sempre maggiori porzioni di suolo che ne abbassa il potenziale di ricarica. Fenomeni che hanno avuto inizio negli anni 60, hanno avuto una crescita continua fino alla fine degli anni 90, poi si sono assestati, ma a livelli troppo alti. Tutti i grandi pozzi di Seabo (ora Hera) sono entrati, infatti in funzione a partire da quegli anni per rispondere alla richiesta per usi civili e, soprattutto, industriali e di lavorazione di inerti. Di un censimento dei pozzi abusivi si parlò verso la fine degli anni 90 ma non pare sia mai stato concretizzato. In precedenza i piccoli pozzi erano concentrati nei cortili della città , dove, via via, sono andati in disuso, ecco la ragione del minor squilibrio, e nelle aie rurali. C’è un interessante numero della rivista della Provincia (Metronomie, n.12/1998) che descrive perfettamente gli avvenimenti e la disperazione dei contadini che, ogni anno, dovevano aumentare la profondità del pozzo fino a livelli irraggiungibili con le tecniche consuete. Ora, incolpare il traffico veicolare pesante per le crepe nei muri bolognesi è quantomeno improprio. Crepe ce ne sono ovunque, anche dove non esiste traffico, ed il problema della stabilizzazione della falda, o, meglio, della sua oscillazione naturale rimane aperto e di soluzione molto complessa. Non basterebbe, per esempio, cessare, con un colpo di bacchetta magica, i prelievi, perché il suo reinnalzamento ai livelli pre anni 60 comporterebbe il suo contatto con acque meno profonde altamente inquinate dal nostro stile di vita industrializzato, il che la renderebbe, di fatto, non potalizzabile . Occorre continuare con il riequilibrio graduale, iniziato una decina di anni fa, tenendo sotto controllo continuo una situazione ancora precaria. Magari informando la popolazione con maggior precisione e responsabilità .
Paolo Serra mad9921@iperbole.bologna.it
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