Amnesia Vivace - Rivista on line di Critica dell'Arte e della SocietÃ
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Siamo tutti zombi???
Cullati dalle lusinghe della dolce (nemmeno tanto) estate, abbiamo voluto un numero libero da ogni obbligo di tematizzazione. Ci siamo lasciati ispirare dal caso, dall’evento imprevisto, dal piacere della briglia sciolta. Abbiamo sperimentato le passioni del pensiero. Vi presentiamo un’ipotesi di viaggio:
La religione, l’antropologia culturale, lo studio della nostra e delle altrui culture, la riflessione sulla "scientificità " dell’analisi nelle discipline storiche e sociali, sono tutti argomenti che ormai da qualche numero stanno prendendo sempre più spazio, a testimonianza che chi "legge" l’arte non può anche non porsi il problema di leggere la società tout court.
Come introduzione consigliamo la lettura di un testo in cui arte, religione e società si intrecciano: si tratta della prima parte di una intervista di Bruna Monaco a Kassim Bayatly, studioso e regista di teatro, nato a Baghdad e poi emigrato nella "ricca" Italia. Prosegue intanto il dibattito avviato nel numero 14 di AV sul problema della religione come oggetto scientifico con interventi di Fabio M. Franceschelli e Barbara Lattanzi. Sempre su questo tema, Franceschelli ci parla della storia e dei protagonisti di una tradizione di studi umanistici tutta italiana, la c.d. "scuola romana di studi storico-religiosi".
Prima salutare divagazione, in sezione saggi torna l’attenzione sulla musica rock (vedi anche un precedente in AV 11) con M. Maurizi che "festeggia" i 50 anni di quella musica "totale" che tanto amiamo probabilmente perché, come suggerisce Maurizi, sempre ci illude e sempre ci tradisce. Dal tradimento, tutto sommato, piacevole del rock passiamo al tradimento, questo deprimente, della macchina sull’uomo: seguendo un noto testo di A. Koyré, Carla Mastrantoni approfondisce il rapporto tra uomo e macchina in determinati e capitali momenti storici della civiltà occidentale.
Tornando "a terra" vanno letti di seguito gli interventi di A. Pitton e di S. Ulliana: ambedue offrono ampi motivi di riflessione (e di preoccupazione) sull’evoluzione politica, sociale, economica dell’"azienda" Italia, stretta tra il mythos dell’Assoluto e il logos del sondaggio.
Nelle terre dello spettacolo, invece, capiamo con M. Maurizi perché gli anni che stiamo vivendo non sono i 2000 e passa dell’era cristiana, ma i primi dell’era romeriana. Sì, ci stanno sparando in testa come fossimo zombi. Ma l’arcipelago cinema ci presenta anche piacevoli sorprese, con la nostra inviata in Francia (passateci per una volta questo tono da grande network) che ha frequentato per cinque giorni il Festival Internazionale di Cinema d’Animazione di Annecy, e ce ne racconta vicende, novità , gossip…
Infine, il teatro, ancora asse portante della Rivista, stende la sua ala su ben tre sezioni del nostro web-magazine. In "Interventi", Franceschelli penetra il cechoviano Zio Vanja proponendo anche una particolare metodologia di analisi del testo drammatico. Gabriele Linari, invece, trae spunto dal nuovo spot del BancoPosta per alcune interessanti, divertenti e sconsolate riflessioni sullo "status del teatrante" in una Italia sempre più "televisiva". Ma soprattutto quest’estate abbiamo letto, abbiamo visto, abbiamo viaggiato. Siamo stati a Copertino (in provincia di Lecce) per il Festival di teatro e musica Sulle Tracce di Dioniso e abbiamo visto la terza lezione delle tenebre di Marcello Sambati e l’ Antigone di Astragali Teatro. Siamo stati a Orvieto per il Zip.Orvieto Festival, appuntamento annuale di danza e non solo tutto dedicato all’improvvisazione e in particolare alla Contact Improvvisation, genere di danza fondato dal coreografo americano Steve Paxton agli inizi degli anni ‘70. Abbiamo seguito anche quest’anno il Festival Inequilibrio di Castiglioncello, uno dei migliori oggi in Italia, dove abbiamo visto gli interessanti nuovi lavori di Vincenzo Pirrotta (Premio della critica 04/’05), Massimiliano Civica, Andrea Cosentino e altri ancora. Ci siamo arrampicati su un fianco di monte a Seravezza (in provinca di Lucca) per assistere alla ripresa di un vecchio spettacolo dei Sacchi di Sabbia con Carlo Monni, allestito in una cava di marmo nel cuore della Garfagnana. Ma siamo stati anche a Roma, città teatralmente sempre più vitale, nelle grotte sotto l’ex istituto Angelo Mai per il nuovo lavoro di Gian Maria Tosatti ispirato ai Fratelli Karamazov di Dostojevskij, e anche nei soliti "teatri" alla ricerca di Kafka, Marinetti e Cosentino, del "padre nostro" dei giovani teatranti. A Roma abbiamo trovato il tempo di leggere anche due libri di valore,Teatro e no di Paolo Guzzi e Le visioni della scena di Marco De Marinis, così come di ri-leggere un grande "classico" della drammaturgia contemporanea: il Woyzeck di Büchner. Infine, su richiesta di Alfio Petrini pubblichiamo lo scambio epistolare estivo tra Petrini stesso e Roberto Paci Dalò, breve botta e risposta telematico sul ruolo della critica teatrale. Personaggi: un "critico" e un "artista".
Buona ricerca
La Redazione