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Il pugno e la rosa(di Antonio V. Gelormini) |
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10.01.2007
Gabriel Garcia Mà rquez avrebbe facilmente parlato di “Cronaca di una morte annunciata”, nel commentare le evoluzioni, o meglio, involuzioni della breve vita del progetto politico della Rosa nel Pugno. Un’alleanza elettorale tra Radicali e Sdi, che non ha certamente prodotto i risultati sperati e che, nel tenere i gruppi fondatori ben separati nella loro autonomia, aveva già scritto il copione di questa tragicommedia con relativo finale scontato.
Le cronache registrano un ennesimo allungamento del brodo, deciso dalla Direzione nazionale del sodalizio, che congela l’agonia in atto senza scegliere tra il ratificare la fine del soggetto radical-socialista o trovare il modo di tentare di dar vita al suo difficile rilancio.
Il rapporto tra i due gruppi, in periferia, non è mai stato idilliaco e la netta sensazione è che, ancora una volta, i Radicali abbiano trovato la maniera di ritagliarsi il proprio spazio politico e la propria visibilità a scapito del riformismo della compagine guidata da Boselli, Intini e Vietti. Che per non rimanere schiacciati tra Ds e Margherita, sono caduti dalla padella alla brace.
Le dichiarazioni dei leader (troppi) testimoniano lo stato confusionale del paziente: “La fase due della Rnp potrebbe passare attraverso un think tank” (Boselli), “Dico cip e non passo, così ho ancora la possibilità di essere in partita” (Pannella), “E’ una chiara sconfitta del gruppo dirigente della Rnp” (Capezzone), “Facile dire che la Rnp è morta, quando la sfida è inventare uno strumento per farla vivere” (Emma Bonino).
Sembra una crudele e infernale pena dantesca del contrappasso. Un vero e proprio accanimento terapeutico degli apparati, sordi ad ogni richiesta che arriva dalla base: di staccare finalmente la spina!
(gelormini@katamail.com)
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