2.10.2010
L'anniversario Vent'anni di Germania, unita a metà Il 3 ottobre 1990 la Ddr aderiva alla Germania Ovest e ne adottava la costituzione. Dietro festeggiamenti e formule di rito, la realtà : nei Länder orientali la disoccupazione è al doppio, i redditi sono inferiori di un terzo e l'iniziativa privata stenta ( di Riccardo Valsecchi) BERLINO - "Wiedervereinigung". Due parole, "wieder", di nuovo, e "Vereinigung", unificazione, per indicare un solo evento, la nascita dell’attuale Repubblica federale tedesca. È il 3 ottobre del 1990 quando i cinque Länder che formavano la Repubblica democratica tedesca, la famigerata Germania dell'Est - Brandeburgo, Meclenburgo-Pomerania Occidentale, Sassonia, Sassonia-Anhalt e Turingia -, decidono di aderire alla Germania dell’Ovest e di adottarne la costituzione. Venti anni dopo, di fronte al Bundestag, il parlamento tedesco, e lungo la strada che conduce alla Porta di Brandeburgo, sormontata dall'enorme biga girata verso quella che una volta era Berlino Est, fervono i preparativi per i festeggiamenti. "Fu un processo inevitabile, ma drammatico", ricorda Wolfgang Thierse (Spd), attuale vicepresidente del Bundestag e ultimo segretario del Partito socialdemocratico (Sdp) della Germania Est. "Un terribile tsunami che ebbe come immediata conseguenza il 20% di disoccupazione nell'Est, nonché la totale perdita di competitività delle aziende nazionali. Ma, d'altronde, una volta che i cittadini della Ddr erano entrati in contatto con l'Ovest, una volta che avevamo visto come si viveva al di là del muro, capimmo subito che una Ddr moderna e rinnovata non avrebbe potuto comunque rappresentare una soluzione. Il futuro era una Germania unita". Ancora oggi, quei territori, un tempo circondati da un'inespugnabile cortina di ferro, sono afflitti da un tasso di disoccupazione (12%) doppio e un reddito pro capite inferiore di un terzo rispetto alle regioni dell'Ovest: "Non è solo un problema di denaro", spiega Wolfgang Wieland, rappresentante per i Grünen (Verdi) nel consiglio d'amministrazione della Fondazione federale per la riconciliazione della dittatura della Sed (Bundesstiftung zur Aufarbeitung der SED-Diktatur), "ma piuttosto di mentalità : chi è nato nella Ddr ne è rimasto prigioniero. I cittadini dell'ex Germania dell'Est sono cresciuti in un regime che, nel bene o nel male, li proteggeva e determinava per loro qualsiasi scelta importante: non era lecito sotto la dittatura comunista prendere una libera iniziativa, pianificare la propria esistenza. Dopo la riunificazione, di fronte all'incedere del libero mercato, gli 'Ossie' - come venivano chiamati gli abitanti della Ddr dai 'Wessie', quelli dell'Ovest - si sono sentiti indifesi, non protetti, impreparati di fronte alla concorrenza, incapaci d'intraprendere qualsiasi iniziativa privata. Ancora oggi, quando piccole imprese prendono vita in questi territori, si tratta quasi esclusivamente di investimenti provenienti dall'Ovest". "Nell'Est ci sono aree con buona produttività , quali Berlino, Potsdam, Jena, Dresda", spiega ancora Thierse, "ma il 95% delle società che investono hanno comunque sede nell'ex Germania Occidentale e, anche se il Patto di Solidarietà II garantisce ai nuovi Länder finanziamenti per lo sviluppo fino al 2019, dopo questa data essi dovranno essere indipendenti e in grado di funzionare come i partner dell'Ovest. Se ciò sarà possibile, allora il Paese potrà considerarsi omogeneo, ma ci vogliono più investimenti nell'Est, soprattutto nel settore della ricerca e dell'educazione". "Gli ex territori della Ddr", ricorda Wieland, "hanno subito una cura intensiva e drastica che ha portato alla chiusura di quasi tutte le vecchie aziende. Oggi le industrie presenti sul territorio sono orientate verso lo sviluppo di nuovi settori industriali, come quello delle energie rinnovabili, già attivo con parecchie compagnie nel Brandeburgo e nella Sassonia-Anhalt. Questa è un'opportunità inedita, che i Länder dell'Est devono sfruttare per poter diventare competitivi a livello internazionale".
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