11.12.2004
Lo spam e Urbani
Se c'è una tassa che 1 italiano su 3, secondo la statistica fornita dal Censis è questa la percentuale di chi si collega alla Rete, paga quotidianamente è lo spamming: miliardi di e-mail inviate da indirizzi per lo più Usa ma anche di procaci signorine italiane, che pubblicizzano i prodotti più assurdi o il mestiere più antico del mondo. Miliardi di e-mail sgradite, non richieste, inopportune, un'enorme perdita di tempo e denaro per eliminarle, filtrarle, sbarazzarsene, un veicolo straordinario di virus, worms, trojans.
Tutto questo continua ad avvenire nel massimo disinteresse del legislatore, del Governo, dei partiti, perfino della magistratura e delle forze dell'ordine. Mentre con il D.L. Urbani anti-P2P si è raggiunto il massimo della difesa corporativa degli interessi di discografici e case cinematografiche, contro lo spamming non c'è segno di lotta e di reazione da parte dei pubblici poteri. E' come se pochi azionisti di grandi imprese o anche il pubblico un po' più vasto di chi vive di copyright fosse più importante di milioni di italiani importunati dallo spamming.
Una democrazia se sfugge al perseguimento degli interessi generali per rappresentare e garantire solo quelli particolari è ancora una democrazia?
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