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Forum :: Salviamo il patrimonio :: L'Italia non è in vendita :: La voce del padrone di Lucio Garofalo
Autore La voce del padrone di Lucio Garofalo
Redazione1
10.10.2010 22:34
La voce del padrone

Come volevasi dimostrare. Alla prima verifica parlamentare i finiani sono
rientrati puntualmente nei ranghi, come era prevedibile. Dopo aver abbaiato
nel periodo estivo, muovendo accuse (senza dubbio giuste) contro Berlusconi,
criticando apertamente il suo modo di intendere la politica e i rapporti di
governo, gestiti alla stregua di un'azienda, è bastata la minaccia di
elezioni anticipate, pronunciata dalla voce del padrone, per metter loro la
museruola. L'asprezza degli attacchi sferrati dai finiani (cito su tutti il
più agguerrito, Fabio Granata) faceva immaginare chissà cosa, invece la
polemica si è spenta alla prima prova dei fatti, dimostrando che si trattava
di chiacchiere fumose.

Pareva che l'antipatia verso Berlusconi e il suo strapotere
politico-economico fosse diventato un sentimento diffuso anche in settori
della destra, ma ogni veleno si è dissolto in una semplice verifica
parlamentare. Pur volendo ammettere la serietà delle posizioni dei finiani,
è evidente che la netta presa di distanza sulle questioni etiche e
legalitarie non ha impedito agli esponenti di Futuro e Libertà di rinnovare
la fiducia a Berlusconi, perseverando in un errore riconosciuto apertamente
dagli stessi. La coerenza dei finiani è venuta meno nel momento decisivo
della fiducia concessa al governo.

Pertanto, risultano astruse e bizantine le giustificazioni di chi ha prima
criticato duramente il premier e gli aspetti più discutibili della politica
del governo, inducendo a credere che fosse nata una vera e credibile forza
di opposizione interna al centro-destra, mentre ha semplicemente illuso
l'opinione pubblica con un fuoco di paglia, in quanto alla prima importante
verifica parlamentare le lacerazioni sono state ricucite.

D'altronde cosa ci si poteva attendere da un politico machiavellico ed
opportunista come Fini, ex delfino di Giorgio Almirante (fondatore e leader
del Movimento Sociale Italiano, erede del fascismo repubblichino), poi di
Berlusconi, che negli anni '90 sdoganò e traghettò i fascisti al governo,
oggi Fini è diventato una sorta di animale anfibio.

Malgrado le atrocità e i misfatti del regime mussoliniano, gli odi generati
dalla guerra civile, i contrasti e i veleni del dopoguerra, la repressione
contro i movimenti sociali degli anni '60 e '70, quando lo squadrismo
neofascista fu determinante, malgrado le porcate legislative varate dai
post-fascisti al governo (cito solo le leggi che recano il nome del
Presidente della Camera: la "Bossi-Fini" sull'immigrazione e la
"Fini-Giovanardi" sul tema delle tossicodipendenze), i sentimenti
antiberlusconiani ridestati in gran parte del cosiddetto "popolo di
sinistra" oltrepassano i sentimenti antifascisti.

Negli ultimi mesi il quadro politico nazionale ha accusato un'escalation di
dossier, polemiche, ricatti, scandali, fino alla reiterata minaccia di
elezioni anticipate, lo scontro aperto tra finiani e berluscones, sguazzando
tra la compravendita di deputati e l'incalzante squadrismo mediatico della
stampa filo-berlusconiana, che hanno suscitato reazioni di sdegno. E'
evidente a tutti chi ha voluto scatenare una feroce campagna infamante
contro il presidente della Camera, diventato un facile bersaglio per le sue
esplicite divergenze con le posizioni del premier. Questo è un dato di fatto
oggettivo.

Un tempo erano frequenti i contrasti tra i rivali interni alla Democrazia
Cristiana, si pensi ai dissidi fra Andreotti e Fanfani, che si contendevano
la leadership del partito e del governo azzuffandosi a colpi di ricatti e
dossier predisposti da giornalisti prezzolati o dai servizi segreti deviati,
ma la dialettica, pur aspra e spregiudicata, si sviluppava in modo sobrio e
velato, ricorrendo ad un codice cifrato ed allusivo, mai troppo esplicito.

Il clima già acceso della bagarre politica si è ulteriormente acuito per
alcuni episodi. In uno scenario di tensioni e contestazioni a leader
sindacali e politici (si pensi a Bonanni e Schifani), in una commedia di
finta dialettica parlamentare, segnata da aspetti surreali e grotteschi,
"casualmente" si è offerto l'attentato (fallito) contro Belpietro, una
vicenda che per certi versi rasenta la farsa. E' noto che la storia si
ripete sempre, la prima volta in tragedia, la seconda in farsa. E' la storia
della "strategia della tensione", la cui logica cinica e criminale si rivela
nello slogan "destabilizzare per stabilizzare".



E' ormai accertato che la "strategia della tensione" costituisce un rimedio
portentoso per un governo in crisi. Per riacquistare i consensi basta un
semplice attentato fallito, la minaccia di una bomba, o l'ipotesi di
un'escalation terroristica, l'importante è allestire una campagna mediatica
che esageri ed insista nei toni allarmistici. Come accadde a favore della
Dc, che intorno alla metà degli anni '70 era travolta dagli scandali ed era
precipitata in una crisi irreversibile che avrebbe condotto al crollo,
eppure il sequestro Moro riuscì a salvare il sistema di potere
politico-affaristico imperniato sulla Dc.



Oggi la parabola del berlusconismo sembra essere sprofondata in una fase
discendente con un'improvvisa accelerazione temporale, per cui solo una
sorta di accanimento terapeutico potrebbe prolungare la sopravvivenza del
governo nei prossimi mesi. Tuttavia, il potere di Berlusconi rischia di
durare almeno fino a quando l'evanescente opposizione parlamentare insisterà
sulle battute volgari e sulle bestemmie, sugli scandali e sulle abitudini
sessuali del premier, invece di coniugare i sentimenti antiberlusconiani con
l'antifascismo e l'anticapitalismo, per avanzare una critica radicale ed
alternativa rispetto ad un modello di società, di Stato e di democrazia di
matrice autoritaria e populista, insomma ad un regime neoimperialista e
neofascista.

Lucio Garofalo
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