10.02.2007
PASSAGGIO IN INDIA
di Antonio V. GELORMINI
La presenza del ministro Fabio Mussi nella nutrita delegazione governativa che si appresta a volare in India, deve avere molto a che fare con la fotografia, più volte esibita in campagna elettorale da Romano Prodi, di un Paese che conta poche centinaia di studenti indiani nelle proprie università , a fronte delle decine di migliaia presenti in quelle inglesi, francesi e tedesche. Un modo come un altro per precludersi il futuro.
Dopo due anni dalla missione economico-diplomatica guidata da Carlo Azeglio Ciampi, l’Italia torna a bussare alla seconda grande porta dell’Impero di Cindia con una missione al seguito del Presidente del Consiglio ed una foltissima rappresentanza di imprenditori, in rappresentanza non solo della grande produzione, ma anche di molte medie e piccole imprese.
E’ il secondo gigante asiatico, con oltre un miliardo di abitanti. Una crescita annua nell’ordine del 6-8% e una spiccata formazione tecnologica, che è il vero patrimonio di questo Paese emergente. L’India detiene i due terzi delle intelligenze informatiche dell’intero pianeta.
La missione era una delle priorità dell’agenda Prodi, poiché se raffrontata al totale degli investimenti stranieri e alla consolidata presenza di alcuni Paesi come Olanda, Gran Bretagna, Germania e Francia, la quota di investimenti italiana in India è ancora esigua e al di sotto delle potenzialità . Appena sei banche italiane hanno qui un ufficio di rappresentanza, cosa che rende ancora più affannosi gli sforzi di una rete imprenditoriale decisamente modesta nelle sue dimensioni.
Significative, tra le altre, le presenze dei ministri De Castro (Agricoltura) e Di Pietro (Infrastrutture). A testimonianza di precise ambizioni governative nel quadro generale della missione, che completa il poker del primo giro di opportunità per l’azienda Italia, avviato con Cina, Brasile e Turchia.
(gelormini@katamail.com)
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