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Roma.Osservatorio sulle vittime immigrazione clandestina.
15.07.2007

L’osservatorio sulle vittime dell’immigrazione clandestina.Fortress Europe e la casa editrice Infinito edizioni. presentano Il rapporto sulle vittime delle migrazioni - Giugno 2007

ROMA – Sono 154 i giovani morti lungo le rotte dell’immigrazione clandestina nel mese di giugno, tra cui almeno 7 donne e 3 bambini. I corpi recuperati dal mare sono soltanto 41, gli altri 113 sono dispersi sui fondali del Mediterraneo. Centodiciotto le vittime del Canale di Sicilia; 28 sulle rotte per la Sardegna, in Algeria; 4 sulla via per le Canarie e 2 nel mar Egeo, nelle acque di Samos, in Grecia. In Francia un ragazzo è morto soffocato nel camion dove viaggiava nascosto verso l’Inghilterra, mentre in Spagna un giovane nigeriano ha perso la vita a bordo dell’aereo sul quale veniva deportato. Gli sbarchi in Italia continuano a diminuire, e il 25 giugno è iniziato il pattugliamento europeo del Canale di Sicilia. Intanto dalla Libia arriva notizia di 2.137 arresti nel solo mese di maggio. Dal 1988 le vittime dell’immigrazione clandestina sono almeno 9.200.

La strage del Canale di Sicilia non accenna a fermarsi. Gli sbarchi a Lampedusa sono dimezzati, contro un leggero aumento degli arrivi a Malta, circa 900 tra maggio e giugno rispetto ai 1.780 di tutto il 2006. Ma la lista dei morti continua ad allungarsi. Sono già 249 i giovani che hanno perso la vita sulle rotte libiche dall’inizio del 2007, contro i 302 dell’intero 2006. Il tratto di mare tra la Libia, Malta e la Sicilia è diventato una fossa comune. Delle 2.178 vittime documentate da Fortress Europe nel Canale, tra il 1994 e oggi, 1.316 sono disperse sui fondali.

Il 25 giugno è partito il pattugliamento europeo del canale di Sicilia. Alla missione Nautilus II di Frontex partecipano Malta, Italia, Grecia, Spagna, Francia e Germania. "Nessuno sarà respinto in Libia" assicura Frontex da Varsavia. Tecnicamente non lo si può fare perché la Libia non ha preso parte alle operazioni e quindi le pattuglie non operano in acque libiche. Il diritto marittimo internazionale non vieta a nessuno la navigazione in acque internazionali. Ma lo stesso diritto marittimo impone al porto più vicino di accogliere le barche in difficoltà. Insomma le barche intercettate in acque "search and rescue" di competenza libica potranno comunque essere ricondotte verso i porti africani.

Secondo dati ufficiali, da settembre 2006 le autorità libiche hanno arrestato almeno 12.000 stranieri, 2.137 soltanto nel mese di maggio. Detenuti per mesi, uomini, donne e persino bambini, anche se rifugiati riconosciuti dall’Acnur (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) di Tripoli. Lo scorso mese Fortress Europe ha documentato la detenzione, da sei mesi, di 400 giovani eritrei, etiopi e somali, nel carcere di Misratah, tra cui 50 donne, 7 bambini e 3 rifugiati. Un mese dopo non si conosce il loro destino.

Ma la pratica comune, come documenta il recente libro-reportage di Gabriele Del Grande "Mamadou va a morire. La strage dei clandestini nel Mediterraneo" (Infinito edizioni, www.infinitoedizioni.it, euro 14.00) è la deportazione a Kufrah, in un centro di detenzione finanziato dall’Italia, secondo un rapporto Ue. A Kufrah sono denunciate torture ed abusi, documentate da Human Rights Watch e da "Mamadou va a morire". E da Kufrah partono i camion carichi di deportati poi abbandonati in pieno deserto al confine con il Sudan.

Per leggere il rapporto completo: http://fortresseurope.blogspot.com


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