3.03.2007
SANREMO, L’ALITO FRESCO DELLA HUNZIKER
di Antonio V. GELORMINI
Adesso siamo veramente pari. Discesa con trepidazione la scalinata di Sanremo, le lacrime trattenute di Michelle Hunziker avevano più il sapore di una rivincita, che quello di un nostalgico ricordo. Anzi, da pari a pari, cantare Adesso tu, proprio da qual palco dove forse tutto era cominciato, è diventato un malcelato appello al suo Eros, per una ricomposizione familiare nel segno di quel capolavoro chiamato Aurora. Un ritorno di fiamma tradito dall’improvviso calo di voce, segno evidente della forte emozione del momento.
E’ lei l’unica folata di vento che riesce a percorrere le scene di un rito, trito e ritrito, che non accende alcun entusiasmo. E che attende invano l’irrompere di un novello Domenico Modugno, con la forza liberatoria dell’incitazione a Volare. Pochi accenni vitalizzanti. Molte cariatidi e nebbia fitta sulle reali tendenze della canzone italiana. Innovazioni, invece, dal settore giovani. Forse è la volta buona per farli diventare il vero mordente di un evento ormai senza denti, a cui ogni protesi si rivela ostinatamente inadeguata.
L’alito fresco della soubrette non basta. E dato che è al centro di polemiche roventi insieme a Baudo, sull’entità dei rispettivi cachet, che almeno sia utilizzata per il numero di lingue che conosce e che parla. D’accordo che in scena va il Festival della canzone italiana, ma continuare ad affidarsi a conduttori che non riescono a dialogare con gli ospiti stranieri, con i quali balbettano un inglese maccheronico e caricaturale e che non riescono a valorizzare opportunità come la presenza del talento Norah Jones, non è ulteriormente tollerabile. Tanto più, quando si intensificano gli spot per sollecitare il rinnovo del canone Rai in scadenza.
Qualcuno ha controllato sul retro quella del Festival.
(gelormini@katamail.com
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