29.04.2003
Sanzioni e "Oil for Food" devono
essere aboliti
Il petrolio è l'unica importante risorsa
a disposizione dell'Iraq per ricostruire
la propria economia. Mosca e Parigi tuttavia
insistono sulla persistente validità delle
sanzioni commerciali, che limitano le possibilitÃ
di esportazione di Baghdad, e sul mantenimento
di "Oil for Food", il programma
ONU per cui sono stati effettuati molti ordini
a compagnie russe e francesi. Le sanzioni,
vincolate a una decisione del Consiglio di
Sicurezza e legate a "Oil for Food",
sono l'unica arma di cui dispongono Mosca
e Parigi per fare leva su Washington e contare
qualcosa nel dopo Saddam, in sostanza per
fare valere i contratti petroliferi stipulati
dalle compagnie dei due Stati con l'ex regime
e i crediti che ne sono conseguiti. Si fanno
più insistenti le voci di un compromesso
fra le parti, ma Washington dovrebbe invece
andare avanti per la sua strada, chiedere
alle Nazioni Unite l'abolizione immediata
e totale delle sanzioni e, nel caso di un
"no", dimostrare così che il Consiglio
di Sicurezza non è capace di garantire il
futuro e la prosperità dell'Iraq.
Da "Don't let Oil for food spoil success",
Wall Street Journal Europe ", 22 aprile 2003, pag.A10
Per il debito iracheno ristrutturare è meglio
di cancellare
Il debito di Baghdad, stimato tra i 62 e
i 120 miliardi di dollari (da due a quattro
volte il Pil del paese) è un peso rilevante
per l'economia irachena. D'altro canto il
paese arabo dispone di notevoli risorse petrolifere
e la sua popolazione ha un livello culturale
relativamente alto. Di conseguenza è inutile
e dannoso correre i rischi di un default
del debito nazionale. E' necessario invece
riportare velocemente il petrolio iracheno
sul mercato e creare una valuta interna stabile.
Nella Germania del secondo dopoguerra, infatti,
l'istituzione del marco tedesco (1948) aveva
preceduto di ben cinque anni l'accordo sul
debito estero nazionale. Successivamente,
tornando all'Iraq, una ristrutturazione del
debito sarà la benvenuta, anche se solo dopo
l'approvazione di un valido piano di riassetto
economico sotto la guida del Fondo Monetario
Internazionale.
Da "Restructuring, not forgiveness",
Financial Times , 15 aprile 2003, pag.14
da www.lavoce.info
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