5.03.2005
La felicità per la liberazione di Giuliana Sgrena si unisce allo sconcerto e al dolore per l’attacco a fuoco da parte dei militari statunitensi contro l’auto del SISMI in cui Giuliana veniva trasportata e per il brutale omicidio dell’agente Nicola Calipari, alla cui famiglia va tutta la nostra solidarietà più profonda e sincera. La gioia con cui avevamo accolto nel pomeriggio la notizia di una liberazione per cui tutto il paese si era unitamente impegnato in uno spirito di collaborazione tra il Governo e la società civile italiana, europea e irachena, è stata raggelata da questa vicenda che, conoscendo da mesi la realtà della vita a Baghdad e in Iraq, non possiamo definire né incredidibile né incidentale, bensì drammatica e inaccettabile.
Il potere assoluto e indiscriminato delle forze armate di occupazione determina in tutto l’Iraq una situazione di tensione, insicurezza e incontrollabilità che può essere definita solo con un termine: stato di guerra. L’occupazione militare dell’Iraq non solo fa crescere di giorno in giorno la rabbia da parte della società civile, costruendo il terreno fertile per la crescita del terrorismo e delle sue azioni, ma costituisce anche un pericolo di per sé, in quanto sul potere assoluto delle forze armate straniere nel territorio non vi è e non vi può essere alcuna forma di controllo, se non quello interno agli eserciti stessi: così la sicurezza nelle strade di Baghdad e di tutto l’Iraq è affidata alle mani e ai fucili di giovani e giovanissimi militari statunitensi, inglesi e italiani (di cui già più di 1500 sono morti), esposti, in una giungla senza regole, alla forza di fuoco dei gruppi ribelli e all’ostilità di un territorio e di una società che non vuole più, o meglio non ha mai voluto la loro presenza. In questo inaccettabile contesto si è verificato l’attacco di ieri sera contro l’auto dei servizi italiani che riportava alla libertà la nostra Giuliana.
Abbracciamo di gioia la famiglia Sgrena e ci stringiamo insieme a lei intorno all’immenso dolore della famiglia Calipari, chiedendo con forza insieme a tutti gli italiani, gli europei e gli iracheni che vogliono porre fine a questa infinita guerra che il governo italiano e la magistratura procedano per impedire che quanto avvenuto venga insabbiato dall’intollerabile status di impunibilità super leges di cui godono, per tacito accordo, i militari statunitensi, per chiarire rapidamente la dinamica e le colpe dell’attacco e per porre sotto processo i colpevoli di questo omicidio. La gestione della crisi irachena ha bisogno di un cambiamento radicale, che metta fine allo stato di occupazione militare, costruendo un percorso multinazionale di pacificazione e ricostruzione civile che coinvolga non le forze armate protagoniste fino ad oggi di questa tragica e perduta guerra, ma le forze politiche e sociali, nonché le organizzazioni umanitarie irachene, mediorientali, europee e sovranazionali capaci di dare un futuro concreto, libero e civile a questa martoriata terra. L’operazione militare voluta da George Bush ha fallito e oggi il Governo italiano non può che rendersene conto, diventando il protagonista di una svolta radicale, non solo ritirando le truppe, ma anche e soprattutto avviando un nuovo processo reale di smilitarizzazione, cooperazione e democratizzazione. Noi continueremo, insieme a tutte le forze della società civile e dei movimenti pacifisti, a chieder la fine di questa guerra, l’avvio di una nuova fase, la liberazione dell’Iraq e la pace; quella stessa liberazione che avremmo voluto oggi poter festeggiare con un sorriso e che invece dobbiamo ancora una volta affiancare al dolore e alla rabbia.
Ben tornata Giuliana, grazie Nicola.
ICS - Consorzio Italiano di SolidarietÃ
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