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Un saluto alla rivoluzione Bolivariana
19.02.2006
Di Marcelo Barros / ADISTA
Ero qui fuori, poco fa, quando mi ha cercato un giovane militante venezuelano per chiedermi se ero un prete.
Alla mia risposta affermativa, ha voluto sapere: "sei il prete che benedirà la nostra rivoluzione?". Gli ho risposto: "la tua rivoluzione, la nostra rivoluzione, se è autentica, non ha bisogno di essere benedetta. È lei che benedice noi…".
Ogni vera e profonda rivoluzione è, in se stessa, sacra, perché è un'opera d'amore. L'amore come azione di trasformazione del mondo e della vita è quello che c'è di più sacro. Secondo la maggior parte delle tradizioni spirituali, è lo stesso nome divino. I grandi iniziatori di cammini spirituali sono stati tutti grandi rivoluzionari, tutti ispirati da ideali trasformatori. Nell'antica India, Sidartha Guatama, il Budda, in solidarietà con i più poveri, ruppe con la sua vita da principe e iniziò il cammino che poi si sarebbe chiamato Buddismo. Nella terra della Bibbia, Mosè e, secoli dopo, Gesù di Nazareth, consacrarono la loro vita alla liberazione degli esclusi. Altri secoli dopo, in Arabia, venne il profeta Maometto… E in questo modo potremmo citare tutti i grandi maestri di spiritualità. La religione è un'altra cosa. La spiritualità è lasciarsi guidare da questa energia divina della solidarietà e della cura nei confronti della vita. È questo che stiamo cercando qui in Venezuela.
In America Latina e nel mondo, a partire dal processo del Forum Sociale Mondiale e da una nuova congiuntura politica in vari Paesi, stiamo vivendo un momento totalmente nuovo. Abbiamo l'immensa responsabilità di saper cogliere bene questo momento di grazia.
Mentre vi vedo qui riuniti in questo ambiente così festoso, mi viene in mente una parola di Gesù Cristo. Egli disse ai compagni che aveva chiamato per trasformare questo mondo: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono" (Lc 10, 23-24).
Oggi questo è proprio vero. Immaginate quante persone, quanti compagni e compagne, hanno dedicato la loro vita al compito di consolidare questo processo di trasformazione rivoluzionaria nel Continente e sono morti prima. Quanti hanno dato la loro vita perché oggi noi potessimo stare qui. Quanti martiri e militanti ciascuno di noi rappresenta?
Là, vicino a dove stavo seduto, c'è Aleida Guevara. Quanto sarebbe piaciuto a tuo padre stare qui con noi ora, vero, Aleida? E quanto piacerebbe a tutti noi avere qui il nostro compagno, il comandante Che Guevara!
Bene, vedo che vi siete tutti alzati in piedi. Vi invito allora a restare in piedi e, con un momento di silenzio, ad assumere interiormente questa responsabilità di rappresentare, oggi, tutti questi compagni e queste compagne che hanno dato la loro vita affinché potessimo arrivare fin qui.
Che ciascuno e ciascuna dei presenti si riempia dell'amo-re rivoluzionario che ha condotto questi martiri a dare la propria vita. Questa è la nostra spiritualità. E con questo amore ci impegniamo ad essere più radicali nella generosità, più coraggiosi nel servire i fratelli e nel vivere nella quotidianità delle nostre esistenze e nel nostro modo di essere questo processo rivoluzionario e spirituale a cui vogliamo dare maggiore intensità.
1. Una rivoluzione che restauri la dignità degli oppressi e degli esclusi del mondo. Senza questa priorità della cura verso i poveri, non si dà un'autentica rivoluzione.
2. Una rivoluzione che, restaurando la dignità degli oppressi, si impegni ogni giorno a restaurare la dignità della Terra, dell'Acqua e di tutto l'ambiente in cui viviamo. Ossia, una rivoluzione ecologica.
3. Essa sarà autenticamente ecologica solo se riuscirà ad essere totalmente antirazzista (aperta a tutte le razze e le etnie) e anti-patriarcale, in grado di inaugurare nuove relazioni tra uomini e donne.
4. Una rivoluzione che consideri l'educazione come il metodo per espandersi per tutto il popolo e la parola come la sua arma più efficiente.
Nessun cambiamento profondo potrà registrarsi senza passare per la cultura. È necessario valorizzare le culture minacciate dalla cultura di massa venuta dagli Stati Uniti, come da altri fattori.
L'opera più spirituale che possiamo tutti compiere, indipendentemente da qualunque istituzione religiosa, è quella di diffondere e radicare la nostra cultura dell'accoglienza, della convivialità, dell'apertura, della solidarietà, della riconciliazione e del perdono nei conflitti, della cura delle persone e della natura.

Fonte: http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=17455&PHPSESSID=cdf9e0b47da7fc28aa635f8cb8d8a3c6

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