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Il Referendum che verrà |
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24.10.2006
Il costituzionalista Giovanni Guzzetta ha elaborato un quesito referendario sulla legge elettorale scritta dall’odonto-costituzionalista Roberto Calderoli e compattamente approvata dalla Casa delle Libertà alla fine dello scorso anno.
Ricordo che quella legge, voluta e votata solo dalla Casa delle Libertà , ha spazzato via i collegi uninominali, ha reintrodotto il riparto proporzionale dei seggi e ha eliminato ogni sbarramento all’ingresso in Parlamento di partiti, partitini e partitelli (una lista familiare, come quella DC-PSI, è riuscita ad avere dei seggi con solo lo 0,7% dei voti).
Gli effetti di quella porcata (così definita da colui che l’ha scritta) sono sotto gli occhi di tutti. La frammentazione politica è arrivata a livelli intollerabili, il potere di ricatto delle listarelle a conduzione familiare è sempre più insopportabile, la razionalità del sistema politico è sempre più rarefatta.
Di questo disastro dobbiamo “ringraziare” il signor Berlusconi e i suoi dipendenti (Casini, Calderoli, etc.) che, accecati dall’ossessione di ridimensionare la portata della prevista vittoria elettorale del centrosinistra, sono “egregiamente” riusciti nell’opera di far impazzire il sistema politico italiano.
Il professor Guzzetta è un uomo di buona volontà che, dopo essersi studiata la porcata calderoliana, ha individuato dei varchi che consentirebbero di emendarla attraverso un referendum abrogativo. In particolare, il testo del quesito referendario predisposto da Guzzetta vuole eliminare l’assegnazione del
premio di maggioranza ad una coalizione di partiti e fare in modo che a beneficiarne sia una sola lista; inoltre il quesito Guzzetta toglierebbe, se approvato, la possibilità di essere rappresentati in Parlamento ai (troppi) micropartitini che non raggiungono il 4% dei voti validamente espressi.
Preciso che la proposta Guzzetta non avrebbe bisogno di alcun intervento “correttivo” in sede parlamentare dopo la sua auspicabile approvazione; la cosiddetta normativa di risulta, infatti, sarebbe immediatamente applicabile all’elezione delle future Camere. Questa caratteristica del quesito messo a
punto lo mette nella condizione di ottenere la dichiarazione di ammissibilità da parte della Corte Costituzionale.
La proposta Guzzetta, se approvata, realizzerebbe una drastica semplificazione ed una forte razionalizzazione del sistema politico italiano. L’assegnazione del premio di maggioranza ad una sola lista, anziché ad una coalizione di partiti, innescherebbe un assai virtuoso processo di aggregazione tra
le forze politicamente omogenee e porterebbe alla nascita del partitone di centrosinistra e del partitone di centrodestra. L’autentica introduzione dello sbarramento del 4%, inoltre, spazzerebbe via tutti i partitelli a conduzione familiare che infestano la vita politica nazionale.
Le due modifiche della legge elettorale contenute nel quesito Guzzetta avrebbero l’effetto di ridurre il numero dei partiti rappresentabili in Parlamento a non più di 5. Ai due suddetti partitoni, infatti, potrebbero affiancarsi due partiti più piccoli sulle rispettive ali estreme e, al limite, un partito (l’UDC ?) che proverebbe ad incunearsi tra i due blocchi.
Ovviamente, l’assegnazione del premio di maggioranza ad una sola lista porterebbe al governo un solo partito e ci solleverebbe dal noiosissimo ed inutile compito d’interpretare “le dinamiche interne di coalizione”, di comprendere “le esigenze di visibilità delle piccole formazioni” e di capire “l’inevitabile complessità della politica”.
Alla fine della fiera, potremmo avere un sistema politico in grado di decidere più celermente e più efficacemente, senza sottostare ai veti e ai vincoli che oggi vengono frapposti anche dalle confraternite e dalle corporazioni più insignificanti.
Non credo siano necessarie altre argomentazioni per invitare chiunque abbia a cuore il buon funzionamento delle istituzioni repubblicane a sostenere senza esitazioni i promotori del referendum che verrà .
Rocco Di Rella da www.centomovimenti.com
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