In questi giorni - in cui Ruini ricorda che il cuore della fede è il magistero, poi ancora il magistero, poi infine il magistero, e solo alla fine si cerca un po' di posto per la solidarietà ed il con-patire - il pensare che la Chiesa conti anche personaggi come l'Abbè Pierre un po' mi consola.
Questa frase mi conferma nella convinzione che gli uomini di Dio, davvero tali, non possono essere "clericali". Nel cuore degli altri trovano ciò che cercano di Dio, senza bisogno di formalismi all'incenso.
PC
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"Nella mia vita ho sempre cercato di essere fedele e coerente con la certezza che ho della presenza vera, reale di Gesù nella persona del povero, dell'oppresso, dell'infelice, del disperato. E in forza di questa presenza di Dio nei poveri, ho sempre cercato il massimo rispetto per il povero, per la persona disgraziata. Rispetto del suo segreto, del suo pudore, poiché il suo passato non ci appartiene. Rispetto della sua libertà religiosa: non costringerlo a cantare i salmi per poi offrirgli in cambio una ciotola di minestra. Sarebbe come degradarlo, umiliarlo. In forza di questa presenza di Dio nella persona umana, ho sempre cercato di restituirgli la sua dignità .
Ecco il grande segreto senza cui nessun `stracciaiolo' di Emmaus farebbe ciò che fa." (Abbé Pierre )