29.06.2008
Importante articolo del Presidente del Comitato Referendum Elettorale. Il contributo del circolo luogo Lavoro Unipol -Vico Crescimbeni al dibattito del Partito Democratico .
La nota che segue è la sintesi di un dibattito che ha visto coinvolti gli
iscritti del circolo.
Lo mettiamo a disposizione degli altri iscritti del circolo e del Partito
Democratico , come contributo al dibattito in corso
1.Premessa
Lo spirito costruttivo e la voglia di fare e di nuovo che aveva animato
tantissime persone, giovani e meno giovani, a partire dalle primarie
dell'ottobre scorso , attraverso i congressi ,fino alla campagna elettorale,
sta lentamente scemando, consumata dalle voci, dalle polemiche,
dall'incertezza.
La preoccupazione per un ritorno al passato è forte : un passato legato non
tanto e non solo alle contrapposizioni fra i due maggiori partiti fondatori,
quanto dalla presenza di singole voci, di gruppi che si costituiscono o si
ricompongono.
Parole tante , proposte chiare e comprensibili poche, mentre la parte
avversa dà segnali di concretezza , o come tali appaiono.
Con questo stato d'animo i Democratici del Circolo V. Crescimbeni del Gruppo
Unipol si sono confrontati sulla situazione politica attuale, e portano alla
attenzione della Dirigenza del P.D. considerazioni e proposte, perché
ritengono che siano i circoli, (e non i sondaggi ), le orecchie che possono
portare la conoscenza delle esigenze, dei bisogni, delle attese e delle
speranze della gente, è dai circoli che può venire una forte spinta verso il
nuovo tramite la formazione di una nuova classe politica che non faccia più
riferimento ai partiti di origine ma solo alla nuova formazione
E' con questa volontà che diamo mandato al responsabile del Circolo di
rappresentare e sostenere queste considerazioni in tutte le istanze in cui
sarà possibile esprimersi e contare.
2. I principi
Occorre stabilire e condividere unanimemente il principio secondo cui il
Partito Democratico è l'espressione dei suoi iscritti, dei circoli e del
popolo delle Primarie.
L'applicazione di questo principio, oltre a costituire una posizione teorica
che immaginiamo condivisa da tutti, è l'unico modo per mantenere e ravvivare
il coinvolgimento delle persone che Veltroni è riuscito a trascinare e a
convincere del progetto PD. Si tratta di persone spesso estranee ai consueti
circoli della politica e che devono essere valorizzate, coinvolte, sentite e
infine portate a partecipare a decisioni democratiche.
Durante la campagna elettorale questo significava trascinarle emotivamente
in qualità di supporter. E' stato importante, ha posto le basi per lavorare
adesso.
Da oggi, ed in futuro , tutti,dirigenti, militanti storici e nuovi aderenti
debbono sapersi mettersi in discussione , facendo attenzione a non cadere
nel burocratismo e superando i modelli fin ora seguiti per mettere in atto
questo nuovo modo di fare politica in cui tanti hanno creduto
La democrazia deve partire anzitutto dall'interno del Partito.
3. Il partito
I Democratici hanno bisogno e sentono la necessità di ritrovare, come
durante la campagna elettorale, un punto di riferimento forte e autorevole e
quindi Walter Veltroni deve tornare a parlare alla gente, alla propria
gente, certamente non con un tour elettorale, ma imponendosi, come lui sa
fare, agli organi d'informazione in modo efficace ma semplice.
In quest'ottica la proposta di "tornare in piazza" in autunno può essere un
importante passaggio.
In questa fase, più di altre, c'è più bisogno di una voce unica e ferma, per
superare la delusione post elettorale e per gettarci alle spalle le
giornaliere contraddizioni e l'esperienza dell'Unione.
Ciò non significa imporre il silenzio agli altri autorevoli esponenti del
partito, ma il loro esprimersi e parlare deve essere in sintonia con il
progetto del P.D.
In questo modo potremmo eliminare tante contraddizioni che mettono in
difficoltà gli aderenti nel confronto quotidiano con i cittadini e con gli
avversari, avendo altresì elementi per convincere altri ad aderire alle
nostre proposte.
Percepiamo il rischio reale che le idee si trasformino in correnti o in
fondazioni; in questo modo non si crea il nuovo, ma si replicano, nel
peggiore dei modi, difetti che ci hanno già portato alla sconfitta e lontani
dalla gente, difetti che ritenevamo superati dalle nostre scelte politiche,
non ultime le primarie.
Sentiamo parlare in termini problematici del Congresso, della sua
anticipazione.
Se serve si faccia, anche in tempi brevi, un Congresso anticipato, che
serva, però, non a far prevalere una corrente sull'altra ma a decidere su
tutto ciò che d'importante è in discussione, come la linea del partito,
Laicità , Alleanze, Collocazione Internazionale....
Facciamoci capire e diamo elementi alla gente, ai nostri iscritti, ai
simpatizzanti, per dare loro delle chiavi univoche per capire ed agire
politicamente; forniamo informazione e mostriamo comportamenti che sappiano
contrastare la gran pubblicità in atto a favore del governo, facendo
emergere con semplicità e in modo comprensivo le nostre idee e le nostre
proposte.
Cerchiamo di non ripetere gli errori avvenuti durante gli anni del governo
Prodi, sul cui operato stanno già lavorando da destra per distruggere ciò
che si era ottenuto (ad esempio il protocollo sul welfare, sottoscritto da
milioni di lavoratori) e che forse stiamo difendendo troppo poco (a
proposito,non comprendiamo il perché e i tempi della scelta del Presidente
Prodi di lasciare la Presidenza del Partito).
La necessità di migliorare i nostri livelli di comunicazione potrebbero
portarci ad individuare a livello nazionale e territoriale dei portavoci,
esperti in comunicazione, capaci di smascherare le contraddizioni avverse
con interventi sistematici, ma è a livello politico che dobbiamo fare la
maggior chiarezza.
Solo se saremo liberi dai condizionamenti che fino ad ora ci hanno e ci
stanno limitando potremo emergere come forza politica e avere un ruolo, che
ci potrà portare fra 5 anni al governo. Andiamo avanti nella scelta d'essere
"Liberi", le stesse esperienze elettorali con IDV e con i Radicali si stanno
dimostrando in questi giorni (gli accordi hanno un senso?) più figlie del
passato che speranza per il futuro.
Alle prossime tornate elettorali dovremmo presentarci "liberi" con un
programma definito in confronto con i cittadini, non mercanteggiato né in
fase di stesura né in fase di realizzazione; eventuali alleanze si potranno
avere solo con l'accettazione del nostro programma e con l'impegno concreto
di una sua piena attuazione.
In questo contesto è decisivo il compito dei Circoli a cui compete un ruolo
importante per la scelta degli obbiettivi, dei dirigenti, dei
rappresentanti. Siamo la prima istanza in grado di avere la percezione reale
delle esigenze e delle attese dei cittadini e per dare loro una prospettiva
positiva del futuro; e quindi, siamo il modo che il PD ha per porsi ed
essere percepito come espressione della volontà popolare e non come casta
politica.
4.Le primarie
Le Primarie sono lo strumento, da istituzionalizzare, per dare continuitÃ
alla volontà e alla necessità di contare e partecipare della gente, per
determinare il nuovo dal basso.
Sono il nostro primo esercizio di democrazia e quindi vanno sempre attivate,
soprattutto in questa fase di costruzione del P.D.
L'esperienza delle ultime elezioni, Roma in testa, dovrebbe convincere anche
i più scettici.
Importante che siano Primarie vere e percepite come tali, dove ogni
candidato presenti e sostenga un SUO concreto programma, che affronti il
presente che si proietti nel futuro con al centro i bisogni della gente e
non solo il risultato economico.
Primarie con dei tempi tali da permettere la discussione dei programmi di
vedere le diverse visioni dei problemi, di comprendere necessità , ostacoli e
prospettive.
Tutti i competitori devono assumersi l'impegno, a risultato concluso, a
sostenere compatti il vincitore, il suo programma definitivo per la campagna
elettorale, che potrà anche essere il frutto del confronto nelle Primarie.
La credibilità dei candidati, il confronto fra i programmi, la loro
attuabilità e la capacità di risolvere in modo positivo e propositivo (e non
supinamente ruffiano) i problemi della città e dei cittadini sono gli
elementi che ci devono portare a scegliere i nostri candidati.
In questo modo, riconoscendosi nel programma , diventa più semplice e
naturale appoggiare il candidato che vincerà le primarie, chiunque sia.
Non è un problema di nomi: è un problema di democrazia, di un metodo che
vogliamo affermare e che ci differenzi dai nostri avversari e dal passato.
Attraverso le Primarie potranno emergere nuove figure che dimostrando
capacità , impegno e qualità potranno assumere ruoli di dirigenza nel partito
e creare nel breve periodo una nuova classe dirigente locale e nazionale,
novità e ricambio sempre necessari per una forza politica che guarda al
futuro.
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