6.01.2010
I risparmatori bond Argentina sollecitano il rimborsp La lettera inviata all'ambasciata Argentina di Roma. Alla c. a. del rappresentante argentino presso l'ambasciata Argentina in Roma Oggetto: allegato articolo della Nacion tradotto a cura della TFA. Nel corso della manifestazione avvenuta a settembre del 2009 Le avevamo chiesto di inoltare alla casa Rosada alcune nostre istanze: 1) l'abrogazione della legge cerrojo 2) la trasmissione delle sentenze esecutive ottenute da italiani in Germania con richiesta del pagamento di quanto dovuto 3) che un'ulteriore offerta di concambio con i bond argentina fosse frutto di accordi seri e poco penalizzanti per i risparmiatori. Come già anticipato verbalmente e formalmente , se il governo argentino non attuerà quanto richiesto chiederemo a chi ci rappresenta che il paese rimanga fuori dai circuiti finanziari internazionali. Non avendo ricevuto ad oggi alcun suo riscontro ci permetta di sollecitare. Distinti saluti per i risparmiatori bond argentina Orlando Masiero ------------------------------------------------ Un nuovo capitolo dell'odissea del debito pubblico dell'Argentina* di Claudio Loser Il persistente dramma del debito pubblico argentino e la sua mancanza di adempimento è tornato ad occupare una posizione di primo piano nelle notizie finanziarie internazionali. Il mondo finanziario, anche se distratto dalla grave crisi in Dubai, segue da vicino le azioni dell’amministrazione della signora Cristina Fernandez de Kirchner e le implicazioni pratiche del suo desiderio di accedere sui mercati internazionali. Vista come positiva la sospensione della legge "cerroyo", che vietò la ristrutturazione del debito detenuto da obbligazionisti che non accettarono l'offerta unilaterale da parte del Governo nel 2005. A quel tempo l'offerta è stata accettata dai creditori che rappresentavano il 76% del debito totale detenuto dal settore privato, con uno sconto implicito del 70 per cento. Tuttavia, i rimanenti creditori, noti come holdouts e rappresentanti di oltre la metà dei creditori internazionali, hanno deciso di non accettare la proposta. Nonostante tali creditori non abbiano ricevuto fino ad oggi alcun pagamento, essi, al fine di veder riconosciuti i propri diritti, hanno ottenuto più di 100 sentenze contro l'Argentina. Inoltre, il Governo non ha potuto ottenere prestiti dai mercati internazionali, dato il pericolo di sequestro da parte di tribunali stranieri per effetto delle azioni avviate dagli holdouts. Tutto ciò è reso ancor più complicato dal crescente debito impagato dell'Argentina nei confronti dei creditori ufficiali del Club di Parigi. Anche se persistono differenze di opinione circa l’entità del debito, gli importi sono molto significativi. L’ammontare richiesto dai creditori privati, se si includono gli interessi maturati dal 2001, si aggira sui 30 miliardi di dollari. Il debito verso i membri del Club di Parigi ha raggiunto, negli stessi termini, quasi i 10 miliardi di dollari. Così, il debito contestato, se si considera il valore nominale, costituisce quasi un quarto del debito pubblico. A causa di queste condizioni e delle serie preoccupazioni circa il rispetto dell'integrità dei contratti, il rating del debito argentino è B-, sei livelli al di sotto di investment grade. Solo due Paesi in America Latina hanno un rating peggiore: Ecuador e Nicaragua. Inoltre, l'Argentina ha il triste primato di essere l'unico membro del prestigioso G-20 che è in ritardo con i pagamenti nei confronti del Club di Parigi. Fino all'inizio di quest’anno il Paese era stato in grado di coprire il suo fabbisogno attraverso fonti di finanziamento interne e con fonti esterne non convenzionali, come il Venezuela. Da allora, le gravi accuse di abuso rispetto a questo tipo di finanziamento lo hanno eliminato dall’essere una fonte di risorse, in un contesto in cui le necessità fiscali si sono incrementate a causa del conflitto con il settore agricolo e per effetto della crisi internazionale. Inoltre, il Governo ha utilizzato gli ultimi margini disponibili espropriati ai fondi amministrati dall’AFJP [N.d.R. fondi pensione]. Anche se il Governo ha successivamente realizzato alcune operazioni di scambio, il mercato interno si è esaurito. In questi ultimi mesi, il Governo ha manifestato l’intenzione di ripristinare i suoi rapporti finanziari. Tuttora, l'Argentina continua ad essere gravemente colpita dalla crisi internazionale e dalle condizioni di incertezza interne. Le prospettive di crescita sono anemiche e i margini di manovra sono molto limitati, ancor di più dopo la crisi in Dubai. Tuttavia, il Governo intende imporre una soluzione unilaterale ed arbitraria ad un gran numero di creditori. In particolare, oltre a voler imporre un forte sconto, non consentirà l’arrivo di nuovi investitori. In queste condizioni, il Governo dovrebbe accettare certe realtà , se desidera conseguire una soluzione efficace: Realtà ?? Se non si siederà a negoziare con i creditori privati, il Paese sarà a rischio di ulteriori azioni legali, a causa dei crescenti arretrati sul debito. ?? Se il Paese desidera accedere a finanziamenti internazionali e recuperare stabilità esterna, le negoziazioni devono essere in buona fede e con tutti i creditori. Sarebbe giuridicamente insostenibile una soluzione in cui il Governo possa scegliere chi può e chi non può negoziare, prolungando la minaccia di sequestro dei beni del mondo. ?? Infine, una soluzione equa richiederebbe termini adeguati per i creditori. Un’offerta non negoziabile di 0,30 dollari per unità di valore nominale sarebbe praticamente inaccettabile, poiché le condizioni economiche del Paese, anche se problematiche, sono migliori di quelle di cinque anni fa. Si terranno in considerazione i precedenti accordi, ma il risultato finale deve essere conseguito in un ambito di vera negoziazione. In caso contrario, nonostante il Governo desideri essere accettato come un partner affidabile per le diverse controparti finanziarie, sarebbe impossibile ripristinare la posizione dell’Argentina nella comunità finanziaria. Claudio Loser, presidente della Centennial America Latina e membro dell’Inter-American Dialogue. E' stato direttore del Dipartimento Emisfero Occidentale del FMI. *Traduzione a cura di TFA
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