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Ancora sulle macchine ad aria compressa |
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30.04.2007
Ciao, avevo letto del progetto iniziale (Eolo) fin dal 2001, quando ne parlarono i giornali e scaricai tutta la documentazione del loro sito, studiandola con degli amici ingegneri. La "falsa partenza" di allora era giustificata e da quello che leggo forse alcune cose sono cambiate.
Vediamo i vari punti. Il business del produttore era allora non di vendere le macchine ad aria compressa ma di vendere il progetto di mini fabbriche da mettere in ogni luogo, per permettere una capillare diffusione, sostenibile anche sui costi di trasporto. L'idea infatti non era di avere mega fabbriche (anche perché l'ideatore non aveva i capitali) ma di predisporre sul territorio tante (centinaia) di minifabbriche. E questa era in se' una idea molto interessante.
E' pero' accaduto che ogni imprenditore interessato all'affare ha investigato, con l'aiuto di tecnici, scoprendo presto che si trattava praticamente di un "sola", nel senso di un oggetto che aveva scarse possibilità di essere venduto.
Vediamo perché.
1) analizzando i dati tecnici forniti nel progetto appariva che un punto critico non era tanto l'autonomia (limitata ma interessante) ma piuttosto la potenza, tanto che la macchina aveva notevoli difficoltà in salita (ed i consumi in salita aumentavano di parecchio). Nelle zone montuose l'autonomia era dimezzata. Ok, nessun problema, nessuno sui pirenei e sulle alpi la avrebbe comprata e ci sarebbero state perplessità su appennini e altre zone collinari. Ma rimanevano le grandi pianure francesi, tedeschi e dell'est europeo. Un mercato immenso. Ma qui scattava il secondo difetto, questo invece enorme.
2) la mancanza dell'impianto di riscaldamento. L'enfasi messa sul fatto che il sistema ad aria compressa forniva gratuitamente l'aria condizionata (perché i gas, aria compresa, uscendo dalla bombola si espandono raffreddandosi) copriva il fatto inconfutabile che tutto era privo di sistema di riscaldamento. Sui motori a scoppio esso è alimentato dal calore del motore ma nulla di simile esiste sulla macchina che va ad aria. Nessuna combustione, nessun calore. Prevedere un riscaldamento elettrico, con una fila di batterie, oppure prevedere un alternatore da collegare alla trasmissione, comportava peso e/o prelievo di potenza, riducendo l'autonomia. Ed è chiaro che in germania, d'inverno fa freddo e senza riscaldamento non è igenico andare in giro a 80~100 km/h. L'oggetto rischiava quindi di essere usato solo nei mesi caldi, come una moto che si tira fuori dal garage nelle belle giornate calde e soleggiate. Quindi la sua appetibilità commerciale calava drasticamente proprio nelle gelide zone pianeggianti del nord.
3) L'approvigionamento. Altro ostacolo era dato dalla carenza, iniziale, del sistema di ricarica. A parte quello che ognuno poteva comprare ed installare a casa (altro costo) i casi erano due. O esisteva "on board" un compressore da collegare alla corrente elettrica (quindi altro peso che riduce l'autonomia) oppure si doveva fare affidamento ad una rete capillare di distributori, in mancanza dei quali difficilmente un cliente avrebbe acquistato la vettura.
4) La sicurezza. Il fatto di viaggiare su una schiera di bombole di aria compressa non è esalatante (in caso di incidente ...) ma qui in effetti erano stati fatti grandi passi avanti nelle tecniche di fabbricazione ed irrobustimento delle bombole. Poi è molto piu' pericoloso viaggiare su bombole di idrogeno, per esempio. Problemi anche per via del basso freno motore, che necessita di un sovradimensionamento dell'impianto frenante e c'erano anche alcune perpressità riguardanti gli attuali servomeccanismi (non tanto il servsterzo ma piu' che altro il servofreno).
La somma dei quattro punti (tra difetti piu' o meno gravi e perplessità piu' o meno fondate) ha impedito il decollo del progetto Eolo. Mi pare poi coinvolto in alcuni fallimenti e drastici ridimensionamenti industriali.
Ora rispunta in India. Dove non esiste certo il problema del riscaldamento. E quindi possono proporre una macchina senza portiere. Ma hanno preparato anche un altro progetto, piu' costoso (12'000 euro) e forse piu' adatto alle nostre latitudini.
Dove all'aria compressa leggo che è stato aggiunto un sistema a gas, trasformando il progetto iniziale in un motore ibrido (500 km di autonomia, 150km/h di velocità , 10 ore di autonomia complessiva.).
Ritengo che se il nuovo sistema ibrido risolve come pare il problema della potenza e della autonomia (e quindi anche quello dell'utilizzo in montagna) e forse anche quello assai piu' grave del riscaldamento invernale del veicolo, allora il progetto ha buone possibilità di riuscita commerciale. Il sistema ibrido infatti permette di superare la mancanza iniziale della catena di distribuzione dell'aria compressa. È ipotizzabile anche che durante la marcia a gas si possa comprimere un po' di aria nelle bombole.
Sarebbe interessante calcolare il bilancio energetico totale, perché se per caricare le bombole si usa un compressore mosso dalla corrente elettrica ed essa a sua volta è prodotta in centrali termoelettriche, non so se il sistema è realmente ecologico. Quanto petrolio ci vuole per fare 100 Km con una macchina a benzina e con una macchina ad aria se per cariare le bombole ci vogliono (pare) 4 ore? Tutto dipende dal lavoro termodinamico di compressione e dall'energia usata per farlo. Energia che verrà resa dopo, con una certa dispersione. Abbiamo infatti varie dispersioni: a) quella della trasformazione da petrolio a corrente elettrica. b) il trasporto di corrente sui cavi di alta tensione. c) il motore per la compressione (mai efficente al 100%) d) il motore che sfrutta la decompressione (idem).
Ciao, Francesco
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