8.02.2004
Le tre Confindustrie
Se vince Montezemolo Il presidente della Ferrari è, innanzi tutto, un uomo di pubbliche relazioni. La sua prima azione, come leader di Confindustria, sarebbe quella di rilanciare l’immagine dell’associazione, parecchio appannata nel quadriennio di D’Amato. Passo successivo, la ripresa del rapporto con i sindacati. Conosciuto e stimato all’estero, apprezzato a sinistra (il Manifesto gli ha recentemente dedicato un ritratto lusinghiero), Montezemolo ha buoni rapporti anche a destra (Gianfranco Fini) e a Palazzo Chigi (Gianni Letta). Silvio Berlusconi lo avrebbe voluto come ministro del suo governo. Ultimamente, le sue posizioni contro la legge Gasparri gli hanno creato qualche nemico nella maggioranza. Sul fronte associativo, ha fatto esperienza come presidente degli industriali di Modena e presidente Fieg.
Se vince Tognana Leader di spicco dell’industria veneta, non ha lo stesso charme di Montezemolo, né può vantare le stesse importanti amicizie. Poco noto oltre le Alpi (ma anche da Roma in giu’), il ceramista Tognana sa fare bene innanzi tutto le tegole, ma non solo: porta infatti la sua firma la riforma confindustriale varata lo scorso anno. ‘’Nicki’’ ci tiene a far sapere in giro che la sua Confindustria sarebbe una associazione unita e non più divisa come quella del suo predecessore. Nei confronti dei sindacati ha lanciato diversi segnali di pace, tra cui quello di ritenere corretto l’attuale sistema di contrattazione basato sul doppio livello, nazionale e aziendale.
Se vince Romiti Il presidente Rcs non ha bisogno di presentazioni. Se assumesse la guida della Confindustria, sarebbe solo per due anni: giusto il tempo di ricostruire la struttura e ricreare il clima adatto a far emergere un prossimo presidente di “nuova generazione”. Sia pure con una fama da “duro”, l’autore della marcia dei quarantamila ha sempre avuto il massimo rispetto per i sindacati, con i quali non esiterebbe a sedere di nuovo personalmente al tavolo delle trattative per cercare soluzioni al declino del paese. Pochissimo amato dalla destra, Romiti non ha però mai mancato di rimproverare al centro sinistra le troppe “occasioni perdute”. A suo tempo avversario dell’euro, non si è mai preso con Romano Prodi, ma nemmeno con Silvio Berlusconi. Come presidente di Confindustria, si occuperebbe del rilancio del Sole 24 Ore e della Luiss, ma dovrebbe fare i conti con l’opposizione sistematica della Fiat: i cui vertici, semplicemente, lo detestano.
Welfare Italia
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