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L'Itali piu' povera..di Beniamino Lapadula cgil
15.02.2004

L'Italia piu' povera. La scure di Tremonti
di Beniamino Lapadula

Non c’è alcun dubbio che il potere d’acquisto di salari e pensioni sia diminuito in questi ultimi anni. Tra le cause tutti ricordano, e a ragione, la crescita incontrollata dei prezzi di troppi beni e servizi, attuata in contemporanea con il passaggio dalla lira all’euro e non contrastata in nessun modo dal governo Berlusconi, che per tanto tempo ha negato addirittura l’esistenza del problema. Pochi però ricordano un’altra concausa assai importante, e cioè la politica fiscale del ministro Tremonti e segnatamente la decisione di non restituire più ai cittadini quanto era dovuto loro a causa del drenaggio fiscale. Ma basta fare qualche conto per accorgersi di quanto questo abbia pesato sulle tasche degli italiani.

Facciamo un passo indietro e ricostruiamo un po’ la storia del fiscal drag. L’imposta progressiva aumenta in funzione crescente del reddito del contribuente. Quando il reddito monetario cresce, anche se rimane invariato il reddito in termini reali (nel caso l’aumento del reddito serva solo a coprire l’aumento dei prezzi, cioè l’inflazione), il prelievo è più alto. Esso, infatti, aumenta automaticamente in relazione all’aumento del reddito monetario e produce una riduzione del reddito disponibile.

Questo aumento viene definito drenaggio fiscale (fiscal drag). Esso produce una riduzione del reddito reale netto del contribuente quando, a causa dell’inflazione aumenta il suo reddito nominale lordo. Questo meccanismo, soprattutto in una fase di ristagno della crescita economica ha un effetto depressivo perché riduce i consumi. E’ per questo che i governi normalmente adottano provvedimenti compensativi (indicizzazione degli scaglioni del reddito, restituzione del fiscal drag). La restituzione del fiscal drag viene normalmente operata con l’attribuzione di un credito d’imposta, mentre l’indicizzazione degli scaglioni elimina alla radice il problema.

Nel nostro paese, negli anni 70-80 si è proceduto alla restituzione del fiscal drag con il ricorso al credito d’imposta. Nel 1989 si scelse invece la strada della rivalutazione automatica dei limiti degli scaglioni e delle detrazioni a partire dal 1° gennaio 1990. Alla fine del 1992, per far fronte alla drammatica situazione della nostra finanza pubblica, vennero ripristinati i limiti degli scaglioni vigenti fino al 1989, annullandone la rivalutazione per i redditi superiori a 30 milioni di lire.

Dal 1993 l’eliminazione del drenaggio fiscale ha riguardato solo le detrazioni e non più le aliquote. Nel corso degli anni 90 le leggi finanziarie hanno più volte sospeso la restituzione del fiscal drag utilizzando però le maggiori entrate fiscali per l’aumento degli assegni al nucleo familiare. L’ultima Finanziaria del centro sinistra ha sospeso la restituzione del fiscal drag per il 2001 riassorbendola nella riduzione percentuale delle aliquote Irpef. Dal 2002 in poi il ministro Tremonti, basandosi su un’interpretazione capziosa e infondata della Finanziaria 2001, ha ritenuto abrogata qualsiasi normativa in materia di fiscal drag.

Come si evince dalle tabelle, la mancata restituzione del drenaggio fiscale aggrava in modo sensibile la crisi, già acuta, del potere di acquisto delle retribuzioni. Circa un terzo degli aumenti salariali per il recupero dell’inflazione viene incamerato dal fisco e la perdita è ancora più consistente se si tiene conto degli effetti sulle detrazioni fiscali per i famigliari a carico. Il sindacato, dunque, non può prescindere da questa priorità se vuole rilanciare la politica dei redditi.

E’ indispensabile rivendicare misure fiscali e parafiscali in grado di dare risposte alla questione salariale. La prima misura deve riguardare la restituzione automatica e completa del drenaggio fiscale, la seconda deve affrontare l’emergenza dei bassi redditi. La via più efficiente è quella di procedere alla fiscalizzazione di parte dei contributi sociali a carico dei lavoratori a basso reddito per favorire un immediato recupero di potere d’acquisto. Per quanto concerne i prezzi non è vero che non si può fare niente. E non occorre creatività. Basta adottare politiche dei redditi legate all’imposizione (Tax based incomes policies, Tip). Si può e si deve puntare alla riduzione dei listini usando una combinazione di premi (Tip carota) e sanzioni (Tip bastone). Basta volerlo.

fonte:http://www.rassegna.it/2004

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