18.02.2004
Emergency a Kabul La storia del piccolo Rafiullah, e della sua famiglia.
Kabul, Afganistan: Al Pronto soccorso dell’ospedale di Kabul è arrivata un’intera famiglia coinvolta in un incidente d’auto. Padre, madre e un altro famigliare stavano portando il piccolo Rafiullah, due mesi, all’ospedale pediatrico Indira Ghandi.
Rafiullah, nato prematuro, aveva la febbre da 10 giorni e rifiutava di mangiare. Nel viaggio verso l’ospedale, la famiglia è stata bloccata da un incidente con un veicolo dell’Isaf, la forza internazionale di stanza in Afganistan.
Per motivi di sicurezza, in casi simili i militari non possono fermarsi per prestare soccorso alle persone coinvolte, ma consegnano un modulo prestampato in inglese e in farsi che attesta l’avvenuto incidente e segnala la sede del comando presso cui è possibile ricevere assistenza, prassi questa spesso inutile in un paese in cui più del 60% della popolazione è analfabeta, come il padre di Rafiullah. L’ospedale di Emergency è vicino al luogo dello scontro e così la famiglia si rivolge subito al nostro Pronto soccorso dove riceve le medicazioni necessarie. Nonostante Rafiullah non abbia riportato gravi lesioni nell’incidente, le sue condizioni ci preoccupano: ha segni evidenti di disidratazione e il suo respiro è interrotto da lunghe pause d’apnea.
Il nostro ospedale non è specificamente attrezzato per la cura dei neonati perciò, in vista di un possibile trasferimento, chiediamo un consulto a un collega indiano che lavora all’ospedale pediatrico cittadino. Grazie ai sostanziosi investimenti ricevuti negli ultimi anni, l’Indira Ghandi dovrebbe essere l’ospedale di riferimento per la neonatologia di tutta la capitale. Il collega lo visita ma, sebbene il bambino sia severamente disidratato, malnutrito e con una probabile polmonite destra, non ne dispone il trasferimento perché ritiene che l’ospedale non sia in grado di far fronte a un caso simile. Prescrive comunque ai famigliari delle medicine – da acquistare al bazar – per curare il bambino a casa.
Non ci sentiamo di lasciar andare Rafiullah in quelle condizioni e, nonostante non rientri nei criteri di ammissione del nostro ospedale, decidiamo di ricoverarlo. Con Giusi, l’anestesista, lo intubiamo adattando un piccolo tubo da aspirazione e lo ricoveriamo in terapia intensiva. Dopo aver passato una notte difficile, questa mattina le condizioni di Rafiullah sembrano migliorate, anche se rimangono critiche. Ci chiediamo come sia possibile che l’ospedale pediatrico non sia in grado di dare l’assistenza necessaria a un bambino nelle condizioni di Rafiullah, nonostante i cospicui investimenti testimoniati dai numerosi "loghi" di donatori che ne tappezzano i corridoi. Mentre cerchiamo una risposta plausibile, tutto lo staff ha già adottato Rafiullah e fa il tifo per lui.
Marco Garatti Kabul, 11/02/2004
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