7.03.2004
Pronti a bloccare gli esami contro la riforma. Dal Politecnico alla Bicocca anche gli studenti preparano lo sciopero della didattica. Alla Statale in assemblea 500 docenti che poi hanno occupato il rettorato.
La più partecipata è stata quella alla Statale: un´aula affollata da oltre 500 persone, un´assemblea fiume, un corteo lungo i corridoi di via Festa del Perdono e un´occupazione simbolica del rettorato. Una scena simile a quella che si svolgeva, nello stesso momento, al Politecnico e che, nel pomeriggio, si è poi ripetuta anche alla Bicocca. E per una volta, tutti uniti: oltre 1200 tra professori, ricercatori, dottorandi, co.co.co. e studenti. Dai precari di oggi a quelli di domani. Perché è a questo, dicono, che porterà la riforma Moratti: «A un´università di precari». È così che l´università di Milano ha risposto alla mobilitazione nazionale degli atenei. Con una partecipazione che, secondo i sindacati, non si vedeva dai tempi della Pantera. E che porterà anche le facoltà milanesi a una giornata di sciopero della didattica: «Dovrebbe essere il 26 - spiega Francesco Pagnotta dello Snur, il sindacato università della Cgil - ma la data deve essere ancora confermata. Anche se, da oggi fino ad allora, lo stato di agitazione è dichiarato. Durante tutte le assemblee è stato ribadita la stessa richiesta: questa riforma deve essere ritirata o modificata perché fa dell´università solo un luogo di lavoro precario». Una riforma contestata, che ha suscitato anche le perplessità dei rettori sul quadro complessivo delineato dal disegno di legge e in particolare su temi come i finanziamenti e la ricerca. E a scioperare insieme ai professori, alla fine del mese, sarà anche il personale tecnico amministrativo. «Per la prima volta - racconta Marino Belotti, segretario regionale della Cisl università - tutti i lavoratori sono stati solidali. Compresi i tecnici amministrativi che protestano perché il loro contratto è scaduto da 26 mesi. Quella che si respira in ateneo è la preoccupazione di tutti per un futuro sempre più incerto». Tra tutte, quella della Bicocca è stata l´assemblea che ha visto la partecipazione del maggior numero di studenti: «Questo decreto scontenta tutti: si ritorna a una università di classe. Ma soprattutto - protesta Valentina, che fa parte del consiglio degli studenti - non fa che abbassare la qualità della didattica». E tra la preoccupazione di docenti e ricercatori e la rabbia degli amministrativi, c´è anche chi vorrebbe seguire l´esempio di altri lavoratori. «Tra molti di noi - confessa Emiliano Toppi ricercatore precario di Scienze della Formazione alla Bicocca - la voce che circola è "Facciamo come i tranvieri". Non vogliamo mettere in difficoltà nessuno, per primi gli studenti. Ma in molti sarebbero disposti anche a bloccare gli esami».
da Anna Cirillo e Alessia Gallione
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