Dopo il "tradimento" ai danni di Sofri e la ribellione di Ferrara
Addio, liberale di destra
Diciamo la verità , ora che è finita: erano una spina nel fianco. Onore all’avversario caduto, sparito, estinto. Ci ha dato filo da torcere. Il liberale del centrodestra, garantista, innovatore, antiautoritario.
Una bella contraddizione, lì con i leghisti e gli ex missini, ma finché veniva tenuto in piedi dava un’impressione di qualità e di modernità , suscitava ventate di eterodossia, pungeva nel vivo dei difetti partitocratici.
Ci hanno fatto penare, e pensare.
Perché è vero che appoggiavano il governo meno liberale di sempre, alimentavano le proprie libertà coi soldi del padrone e davano copertura ideologica e sostegno professionale a chi voleva solo farsi gli affari propri. Ma c’era del vero in alcune delle cose che dicevano, scrivevano e (raramente) facevano, con quell’aria di disincanto che rende difficile all’avversario l’ostilità ideologica, l’anatema, il rancore personale.
Intendiamoci, non li avremmo voluti.
Uno di loro magari come avvocato se sei nei guai, quello sì, se te lo puoi permettere. Ma come compagni di partito o alleati di coalizione, no grazie: anche in quel caso costano troppo cari, e poi non ti puoi mai fidare. Per vanità o noncuranza possono incitare a non usare le cinture di sicurezza, attaccare i giudici antimafia, promettere la morte del sindacato. No, meglio i liberali di casa nostra, ancorché talvolta timidi, ma molto più solidi e affidabili se gli si danno responsabilità di governo.
Ora, è definitivo, non ci sarà più concorrenza (che per un liberale non è un bene): il liberalismo può contare solo nel centrosinistra. Il caso Sofri? Solo l’ultima goccia, la riprova che, in quella Casa, le libertà sono provvisorie, vigiliate e limitate. In realtà il processo di estinzione della razza dura da tempo, completato in ogni giorno di potere e di governo: protezionisti in economia, lassisti sulle regole, conservatori dei monopoli, protettori delle corporazioni, repressori sulle droghe, intolleranti sulla bioetica, forcaioli coi deboli.
Per questo – onore delle armi a parte – il terzo o quarto addio di Giuliano Ferrara non convince, anche se preso come emblematico dell’estinzione completata.
Intanto per quella estrema piccola furbizia (me ne vado… se mi cacciano).
E poi perché il liberale che era in lui s’era già sepolto da sé negli ultimi tempi e appena ventiquattr’ore prima, in un’orgia di dio patria e famiglia, onore e fedeltà , partorirai con dolore, guerra di civiltà , piccolo mondo antico e suprema etica del lavoro.
Ferrara s’è ribellato al tradimento della parola e al bidone tirato a un amico in difficoltà . Ha fatto bene. Ma il mondo è pieno di ex amici di Berlusconi che condividono questa esperienza. E l’Italia è piena di liberali che hanno capito di aver capito male.
Una volta di più, toccherà tirare fuori dal fango le bandiere abbandonate da altri. Di dimostrare d’aver capito la lezione di quando modernità e innovazione sembravano essere tutte a destra.
E naturalmente di cacciare al più presto questo indegno ministro di grazia e giustizia, sì che Adriano Sofri possa uscire dalla galera.
da www.europaquotidiano.it