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Guglielmo Epifani. Il governo ha fallito
26.03.2004

Il 26 marzo sciopero generale
Epifani: Il governo ha fallito. Necessaria una nuova politica nell’interesse del lavoro, della produzione, dello sviluppo del paese.

L'intervento di Guglielmo Epifani alla conferenza stampa tenutasi mercoledì 24 marzo per presentare lo sciopero generale proclamato da Cgil-Cisl-Uil, venerdì 26 marzo.

Inizierei col dire che lo sciopero si sta preparando bene: in tutta Italia si stanno svolgendo assemblee unitarie nei posti di lavoro. Questo rappresenta una novità importante dopo le decisioni che abbiamo preso all’assemblea dell’Eur.
La novità più interessante è che in queste assemblee si ristabilisce un rapporto che i lavoratori in misura molto elevata apprezzano, stabilendo un dialogo diretto tra sindacato e mondo del lavoro.

Le manifestazioni di venerdì avranno carattere provinciale e si annunciano manifestazioni molto partecipate: quasi tutte le categorie dei servizi pubblici e privati sciopereranno per 8 ore, una parte perché questa è la migliore modalità per partecipare alle manifestazioni, la migliore modalità dello sciopero; una parte perché hanno aggiunto problemi di categoria e in Sicilia e nel Lazio per problemi territoriali.

Al centro dello sciopero resta la nostra piattaforma. Vale dalla prima all’ultima parola il documento approvato dalle segreterie e dall’assemblea dei delegati.

La nostra piattaforma parte col giudizio di fallimento dell’azione di politica economica del governo e continua con le posizioni che il sindacato ritiene vadano assolutamente prese nell’interesse del lavoro, della produzione, dello sviluppo del paese.
Credo che ormai non ci si possa nascondere più dietro a un dito: quella che stiamo vivendo è la più lunga stagnazione produttiva della Repubblica. Sono 36 mesi che la produzione industriale è sostanzialmente piatta. Una fase così non l’abbiamo mai vissuta: abbiamo in passato avuto fasi di maggior flessione a cui sono corrisposte immediatamente fasi di ripresa. Ma una fase di stagnazione così lunga è davvero la prima volta che avviene.

Il guaio è che non abbiamo segni di inversione di tendenza. Il mese di gennaio e anche il mese di febbraio dimostrano questo; lo stesso obiettivo dell’1% di crescita che a molti appare comunque un obiettivo ambizioso sarà composto per quasi dalla metà dal giorno di lavoro che l’anno bisestile in più ha. Al netto di questo siamo sostanzialmente sulle stime dell’anno precedente.
Quindi si impone rapidamente una svolta della politica economica, perché è evidente lo scarto che c'è tra la gravità di questa situazione e il fatto che il governo non mette in campo né un pensiero, né una proposta, né una manovra, né degli strumenti.
Tra l’altro il peggioramento dei saldi del bilancio della situazione dei conti pubblici, ovviamente renderà palese ed esplicita la situazione che nel documento abbiamo tracciato.
Per avere una politica economica che sia degna di questo nome ci vuole un’idea, una volontà, degli strumenti e delle risorse e queste risorse possono essere messe in campo solamente attraverso una revisione delle politiche fiscali.
Abbiamo denunciato unitariamente nella nostra piattaforma la gravità della situazione del paese, abbiamo denunciato insieme il fallimento delle scelte fino a qui seguite da parte del governo. Chiediamo una svolta, chiediamo degli obiettivi precisi e soprattutto chiediamo le risorse necessarie per sostenere un nuovo ciclo di investimenti.
Se questo non si dovesse fare è chiaro che vi sarà una situazione destinata a protrarsi, con un progressivo e relativo impoverimento del paese, con conseguenze sulla qualità dell’occupazione, la qualità del lavoro, il mezzogiorno, che in questa situazione è tornato come sappiamo a fermarsi con gravissimi problemi in grandi filiere produttive, con contraccolpi inevitabili per il finanziamento delle politiche di welfare.

La centralità di questo sciopero sta esattamente in questo: tenere assieme di fronte a questa situazione l’unica proposta che può mettere in condizione il paese di riprendere la strada dello sviluppo secondo equità e coesione sociale quindi, tenendo insieme per questa strada, le prospettive, le condizioni di chi lavora con le aspirazioni giuste al lavoro dei giovani e il mantenimento e l’espressione dello stato sociale.

Voglio chiudere con un’ultima considerazione. E' evidente il paradosso che si determina nelle politiche del governo. Dal punto di vista delle scelte previdenziali il governo si propone di far lavorare di più i lavoratori, dal punto di vista delle politiche formative il governo riduce la qualità delle politiche formative.
E’ chiaro il disegno di società che ha in mente, una società dove si lavora di più e allo stesso tempo si è meno formati e si è meno qualificati.
Per questo la centralità della nostra proposta sulla scuola, sulla ricerca, sulla formazione è esattamente il simbolo e l’emblema di una diversa idea di sviluppo.

Guglielmo Epifani

fonte www.fondazionedivittorio.it

 





 

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