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Due giorni dedicati alla terza età....
28.03.2004

ANZIANI - A Roma una due giorni dedicata alla terza eta' - Indagine Censis - Salute La Repubblica su 1500 over60 - cresce il numero delle persone a bassa autonomia

ROMA - Al Grand Hotel Parco dei Principi di Roma, si è svolta la prima delle due giornate del quarto convegno dedicato alla terza età. L’iniziativa è stata organizzata da Somedia e Salute, che dopo il successo ottenuto nelle precedenti edizioni, hanno deciso di ritornare a discutere sulla figura dell’anziano, protagonista attivo e partecipe della nostra società. In Italia si registra la percentuale più alta al mondo di ultrasessantenni: gli uomini raggiungono i 77 anni, mentre le donne arrivano agli 83, aspettative di vita fra le più lunghe quindi.


Oltre a questi processi positivi, quali l’allungamento della speranza di vita o un più favorevole trattamento pensionistico, vanno annoverati anche aspetti sfavorevoli che il Rapporto sulla Terza età Censis-Salute La Repubblica ha messo in evidenza. L’incontro di oggi è stato dunque l’occasione per evidenziare tali fenomenologie. Primo fondamentale elemento emerso dalla ricerca effettuata su di un campione di 1500 residenti italiani di oltre 60 anni, è costituito dall’aumento delle persone a bassa autonomia. La riduzione delle capacità di scelta e di indipendenza produce immancabilmente frustrazione per l’anziano, facendo scaturire allo stesso tempo, doveri d’aiuto per la famiglia e problematiche per l’intera collettività.



Nell’ultimo triennio, a partire dal 2001, è cresciuto il numero degli individui con più di 60 anni, che non sono in grado o hanno notevoli difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane. Significativa è poi la situazione delle classi d’età più longeve: i non autosufficienti tra gli ultra ottantenni sono passati dal 9,4% al 21%, anche come effetto di un incremento di tale fascia di anziani. Di conseguenza la maggiore domanda di assistenza e di cura per patologie degenerative, si va concentrando nell’età più avanzata: coloro che hanno perso la propria autonomia si collocano in segmenti ad elevato grado di vecchiaia, in quanto il 31% è compreso fra i 75 e i 79 anni ed un ulteriore 47,2% ha 80 anni o più. “E’ necessaria una progettazione efficace per fronteggiare le differenti domande e per far si che non si disperda questa grande ricchezza della nostra società: gli anziani. Si deve trattare però di progettazione e non di delega alle varie associazioni di volontariato, perché il cittadino del sud possa usufruire delle stesse cure di uno del nord” sosteneva con una certa veemenza Maria Guidotti , presidente dell’Auser continuando il suo intervento con l’affermazione che “diminuire le tasse, sempre che si verifichi questa evenienza, significa anche diminuire l’assistenza; e proprio la salute rimane il problema primario, la preoccupazione maggiore per i nostri anziani”.



I servizi territoriali infatti, appaiono deficitari: innanzitutto il loro accesso è diventato particolarmente difficoltoso così come estremamente lunghi sono i tempi di risposta della sanità pubblica. Proprio le liste d’attesa bloccate motivano il ricorso alle strutture private a cui si è rivolto, nell’ultimo anno, il 36,7% degli anziani, pagando di tasca propria le prestazioni. Diventa allora doveroso il potenziamento dei centri di assistenza integrata con interventi sanitari e socio-assistenziali, come ritiene il 43,4% degli intervistati. Mentre per il 21,3% bisogna potenziare gli assegni di cura a favore delle famiglie che si occupano di persone non autosufficienti ed in secondo luogo puntare sulla socializzazione e quindi su quei centri che possono essere un punto di riferimento per la popolazione anziana.



In questo contesto si è perfettamente inserito l’intervento del Ministro della Salute Girolamo Sirchia il quale ha presentato, all’interno del piano sanitario nazionale 2003-2005, la promozione dell’attività assistenziale distrettuale come uno degli obiettivi primari da perseguire. “ Già alcune Regioni ed alcuni Comuni hanno da tempo attivato modelli di assistenza integrata agli anziani, che sono riusciti a creare un rapporto personale con l’utente, contrastando, in questo modo, tutte quelle situazioni di emarginazione e solitudine”. Figura emblematica di questa attività è divenuta quella del “custode socio-sanitario” che il Comune di Milano da alcuni anni ha avviato. La scorsa estate, a causa delle elevate temperature e dell’alta umidità, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha rilevato un forte aumento della mortalità e la stima nazionale sfiorerebbe le 8.000 morti. Si è trattato di cittadini anziani, il 92% sopra i 75 anni, spesso soli, affetti da patologie croniche e di modesto livello sociale. “La terribile lezione rende indispensabile operare su quella fascia di popolazione particolarmente fragile. Per questo motivo abbiamo avviato la sperimentazione del modello assistenziale basato sul custode sociale in quattro grandi regioni italiane: Piemonte, Lombardia, Liguria e Lazio”. E’ stata quindi definita una sperimentazione con un impegno finanziario di 4 milioni di euro per il biennio 2004-2005 tra il Ministero della Salute ed il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Almeno 90 custodi socio-sanitari saranno attivi per una popolazione di oltre 40 mila anziani con modelli operativi differenziati per ciascuna regione.



Assieme a questa proposta confortante, bisogna registrare il dato altrettanto positivo emerso dalla ricerca, in cui l’81% degli intervistati si ritiene in grado di svolgere le ordinarie attività quotidiane. Grinta e capacità di resistenza dimostrano gli anziani da questo rapporto 2004 ed innovativo appare il loro rapporto di confrontarsi con le generazioni più giovani attraverso una maggiore apertura mentale e curiosità.

Fonte: Redattore Sociale - Daniela Squarcia Matticoli
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Leone (Spi Cgil) - ''Il Ministro Sirchia pensa a contrastare gli effetti dell'emergenza caldo estiva

Leone (Spi Cgil) - ''Il Ministro Sirchia pensa a contrastare gli effetti dell'emergenza caldo estiva - Noi ci aspettiamo un impegno per l'istituzione del fondo nazionale per la non autosufficienza''

ROMA - “Di buone intenzioni sono lastricate molte strade che non portano a nulla”. E’ questo il commento di Betty Leone, segretaria generale dello Spi Cgil, al progetto del ministro della Sanità di sperimentare in 4 città italiane la presenza di 90 “custodi” per contrastare gli effetti di una eventuale emergenza caldo che lo scorso anno ha provocato migliaia di decessi tra gli anziani.

“Siamo felici di apprendere che c’è un progetto del ministero della sanità in proposito – osserva la Leone - tuttavia, vorremmo segnalare che questo è niente rispetto ai problemi più generali che colpiscono le persone anziane, per i quali non c’è una sola traccia di risposta nella legge finanziaria. In particolare, vorremmo ricordare al ministro Sirchia che continua a mancare un impegno economico concreto per finanziare i livelli essenziali di assistenza. Così come manca un qualsiasi progetto che migliori la vivibilità delle città, le cui strutture sono lontane dai bisogni delle persone più deboli”.
“Inoltre – continua Leone -, per quanto riguarda il fenomeno della non autosufficienza, il Parlamento, per volontà del Governo, ha rinviato in Commissione Affari sociali della Camera il testo unificato di legge, condiviso da maggioranza e opposizione, che istituisce il fondo nazionale a sostegno delle persone non autosufficienti, motivando la scelta con la mancanza dei finanziamenti necessari. Una decisione grave – conclude - che cancella qualsiasi possibilità di dare risposte certe ad un fenomeno che, come dimostra ancora oggi il Censis, è in costante crescita”.
Fonte: Redattore Sociale



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