Applausi quando entra nel Palaterme di Fiuggi, nel belmezzo dell'intervento di Rutelli, che infatti è costretto ad interrompersi. Applausi quando sta per prendere la parola e però Boselli scatta dalla sedia, e dice al microfono: «Romano, anche questa è la tua casa». Applausi appena apre bocca, rivolgendosi agli ottocento delegati socialisti con un inusuale ma significativo: «Cari amici e compagni».
Il congresso nazionale dello Sdi si chiude sotto il segno di Prodi. Il Professore non dice una parola sul partito riformista, perno attorno al quale si sono costantemente mossi Boselli e i suoi nei tre giorni di lavori. Però riesce comunque a scaldare gli animi. Lo fa con un intervento strettamente dedicato all'Europa, ma aperto con una secca risposta al «rompimento » di Berlusconi e a quanti nel centrodestra lo criticano per il suo impegno sul fronte italiano: «Rivendico il mio diritto e dovere di svolgere attività politica e lo faccio in quanto presidente di una Commissione che fin dal primo giorno ha voluto assumere un ruolo politico e lo ha sempre affermato».
La ripete più volte, la parola. «Rivendico di poter presentare lemie idee ai cittadini europei, quando si devono esprimere sul futuro dell'Unione. Ma rivendico anche il diritto di esprimere ai miei concittadini la mia idea dell'Europa e a partecipare al dibattito politico, a fianco di coloro che hanno condiviso e condividono questa idea».
Va all'attacco e ad ogni passaggio è un applauso, fino alla standing ovation finale. Dice che non ha voluto candidarsi alle elezioni di giugno o dare il suo nome alla lista unitaria «per non turbare il ruolo prezioso della Commissione Ue che presiedo e che ho il compito e il dovere di portare fino in fondo». Poi basta, evita accuratamente ogni «inutile polemica» con il centrodestra e con chi (subito il pensiero va a Berlusconi) si candiderà anche se non è eleggibile per via della carica istituzionale che ricopre. Solo mentre si avvia alla macchina che lo porta da Fiuggi a Bologna replica al ministro dell'Economia Tremonti, che ventiquattr'ore prima aveva parlato di una perdita di spinta politica della Commissione Ue: «Non ci sarebbe così grande preoccupazione se fosse vero che abbiamo perso spinta politica. Noi siamo nel pieno assoluto del nostro potere e del nostro ruolo».
Tutto il resto dell'intervento è invece dedicato all'Europa e alle questioni di politica internazionale. Parla del terrorismo, contro il quale bisogna costruire una difesa comune europea «non in contrasto con la Nato». Della Costituzione europea, che andrebbe approvata entro il semestre di presidenza irlandese. Della posizione dell'Italia rispetto al patto di stabilità : «Mercoledì abbiamo l'esame e daremo risposte, come le abbiamo date per tutti i paesi, seguendo rigorosamente il nostro dovere». Quando finisce di parlare e torna a sedersi in prima fila, tutti i delegati socialisti sono in piedi ad applaudire. E così pure gli invitati: per la chiusura del congresso ci sono Baron Crespo, Epifani e Parisi oltre a Rutelli, che però ha un compleanno in famiglia e va via prima di sentire l'intervento di Prodi.
L'applauso non si spegne e si fa ancora più forte quando, a qualche sedia di distanza, la vedova di Sandro Pertini, Carla Voltolina, prende una grande foto incorniciata dell'ex presidente della Repubblica per consegnarla a Boselli. Telecamere e fotografi non sanno su chi puntare gli obiettivi, davanti ai tavoli della presidenza si crea un po' di confusione e non si capisce neanche bene chi sia il destinatario di tanto calore, se Prodi, se Pertini, Voltolina o Boselli. Non si capisce neanche se il sovrapporsi delle due cose sia voluta o no. Per qualcuno gli organizzatori hanno fatto male i calcoli, per qualcun altro è stata una sapiente trovata per dare l'idea della continuità tra passato e futuro (discordanti i giudizi anche sull'idea di mandare negli altoparlanti un pezzo della canzone di Gianna Nannini "Ragazzo dell'Europa" quando Prodi è arrivato e quando ha finito l'intervento).
A fine giornata Boselli è «decisamente soddisfatto». Perché è stato rinominato all'unanimità presidente dello Sdi, ma anche grazie all'intervento di Prodi: «Mi è piaciuto davvero molto. Mi è sembrato carico e determinato. Anche il fatto di salutarci come "cari compagni" è stata davvero una bella trovata: io non glielo avevo mai sentito dire».
Simone Collini
da www.unita.it