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Tg3, giornalisti interrogati per i servizi su Berlusconi
8.05.2003

Ispettori dell'azienda questa mattina nella redazione del tg dopo le critiche del premier ai servizi sul processo Sme
Il comitato di redazione: "Attacco gravissimo all'informazione"
Le indagini diposte da Cattaneo "per accertare l'accaduto"

da www.repubblica.it

ROMA - I giornalisti del Tg3 interrogati dagli ispettori della Rai. Questa mattina la redazione del telegiornale, a Roma, è stata visitata da ispettori dell'azienda, che hanno posto alcune domande al direttore e agli autori dei servizi trasmessi lunedì scorso sulle dichiarazioni rese dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al processo Sme a Milano.
Secondo la Casa delle libertà, troppa attenzione è stata dedicata dal Tg3 alla contestazione di un cittadino ("Fatti processare, buffone, farai la fine di Ceaucescu"), che il presidente del Consiglio aveva prontamente fatto identificare dalle forze dell'ordine.


E ieri il premier ha accusato direttamente il telegiornale di Di Bella: "Da parte del Tg3 non c'è stato diritto di cronaca ma una corresponsabilità nell'amplificare le ingiurie che mi sono state rivolte". Berlusconi ha quindi parlato di "un agguato preparato col quale il Tg3 era evidentemente d'accordo".


Alle critiche arrivate dalla maggioranza, ieri il presidente della Rai, Lucia Annunciata, ha replicato con un "risponderemo come azienda". Ed oggi, le indagini, "volte ad accertare l'accaduto", disposte dal direttore generale, Flavio Cattaneo. "Un attacco gravissimo alla libertà e all'autonomia dell'informazione", hanno dichiarato con un comunicato il comitato di redazione del Tg3 e l'Usigrai. E, a conclusione di un'assemblea che si è tenuta nel primo pomeriggio, i redattori hanno deciso di effettuare un giorno di sciopero che sarà messo in atto, secondo le indicazioni della legge, entro 10 giorni.

Gli ispettori sono arrivati questa mattina intorno alle 10.30 nella sede Rai di Saxa Rubra, dove si trovano la redazione e gli studi del Tg3. E lì sono rimasti fino all'una circa. Il comitato di redazione e l'Usigrai, il sindacato dei giornalisti dell'azienda, avevano chiesto per tutta la giornata di ieri "una risposta dal vertice aziendale a tutela della dignità di tutta l'informazione Rai". "Dopo il vergognoso silenzio di ieri - spiegano cdr e Usigrai in un comunicato congiunto - la risposta, ugualmente vergognosa, è arrivata oggi, mettendo sotto accusa i giornalisti".

Dal comunicato si viene a sapere anche che "le domande degli ispettori Rai peraltro stanno investendo temi ben più ampi che non la contestazione subita dal Presidente del consiglio nei corridoi del Tribunale: ci si interessa, fra l'altro, anche della 'esattezza' delle cifre fornite nei servizi del Tg3 sui conti esteri oggetto del processo milanese".

Per il sindacato si tratta di "un'azione che mina alla radice l'autonomia dell'informazione Rai, mira ad intimidire i giornalisti del servizio pubblico, intacca i diritti costituzionali garantiti dall'articolo 21". "E' un attacco - continua il comunicato - di gravità analoga all'emendamento contro i giornalisti votato ieri dalla commissione Giustizia della Camera. I giornalisti del servizio pubblico non hanno alcuna intenzione di assistere in silenzio a questi avvertimenti aziendali, gli ultimi in ordine di tempo di una serie di attacchi all'autonomia che stanno coinvolgendo altre testate e strutture Rai".

Un commento alla vicenda è giunto anche dalla redazione del Tg1, il cui comitato di redazione ha parlato di "vergognosa ingerenza nell'autonomia professionale del Tg3 e nelle scelte editoriali della sua direzione". La risposta della Rai all'"attacco subìto da parte del presidente del Consiglio" rappresenta, secondo il cdr del Tg1, "un gravissimo atto di intimidazione", "un forte segnale di avvertimento, che va ben oltre il fatto cui si riferisce e riguarda tutti i giornalisti del servizio pubblico". "Più che mai - conclude il comunicato -la nostra indipendenza è in pericolo". Ed anche il comitato di redazione del Tg2 ha aderito all'asemblea, convocata per domani pomeriggio dall'Usigrai, chiedendo "con forza", in una nota, "che
l'azienda tuteli, invece di umiliare, la libertà di informazione".

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